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La mossa (naturale) di Nardella e le sfide di Bonaccini. Parla Pombeni

Il politologo: “Bonaccini penso possa ricondurre il Pd all’essere un partito che trova la sua legittimazione nel buon governo in nome dell’interesse collettivo. Schlein si muove per assiomi. Da Orlando e Bettini rigurgiti massimalisti. Il futuro naturale di Calenda e Renzi? Essere la stampella centrista della sinistra”

Questa volta a essere stato oltrepassato non è il Rubicone ma l’Arno. Il sindaco di Firenze Dario Nardella guiderà la mozione a favore di Stefano Bonaccini. Il primo cittadino del giglio dovrà anche compilare il programma del governatore. Nei giorni scorsi i contatti fra i due amministratori si erano infittiti, dunque l’appoggio di Nardella non giunge come un fulmine a ciel sereno. D’altra parte, osserva il politologo e saggista Paolo Pombeni, “quella del sindaco di Firenze era una mossa naturale”.

Non tutti gli amministratori locali (vedi Ricci), si sono schierati con Bonaccini. 

Vero, ma Nardella rappresenta la parte più riformista del Pd, ossia più vicina a ciò che in questo momento può salvare il Pd dall’essere un partito a esclusiva vocazione minoritaria. E Bonaccini incarna alla perfezione questo spirito.

Dunque è il profilo del governatore emiliano-romagnolo quello giusto per il rilancio del partito?

Stefano Bonaccini penso possa ricondurre il Pd all’essere un partito che trova la sua legittimazione nel buon governo in nome dell’interesse collettivo. Lui, differentemente da molti altri aspiranti candidati, ha dimostrato coi fatti di avere la capacità di governare. È senz’altro il candidato più forte.

Sul Corriere, Andrea Orlando sostiene che si debba smettere di parlare di nomi, ricostruendo un’identità. Che ne pensa?

Quello di Orlando mi pare più che altro il tentativo di modernizzare il vecchio Pci. Una mossa che richiama gli impulsi ideologici di quando il vecchio partito comunista doveva smarcarsi dall’accusa di non essere sufficientemente di sinistra. C’è addirittura chi, in questa fase, invoca il congresso di Livorno, ma riproporre adesso una schema di quel tipo sarebbe una farsa. Anche perché oggi non c’è nessuna rivoluzione Bolscevica.

Il visir Goffredo Bettini invoca a uscire dalla logica correntizia. 

Sì, sposando le istanze di una corrente però. Anche in questo caso mi pare che si assista a rigurgiti massimalisti: tipico degli intellettuali che spesso sono profeti di sventura. Rileggessero Weber a Monaco.

A rivaleggiare con il suo presidente, sarà Elly Schlein. Che ne pensa?

La Schlein è un Soumahoro più colto. Il Pd le ha conferito ruoli con l’idea di conglobare un po’ di dissenso, ma è evidente che non abbia visione politica. Si muove e si esprime per assiomi precostituiti. Il Pd, oggi più che mai, ha bisogno di visone politica e di capacità anche organizzativa. In Parlamento e sui territori, così come negli enti locali.

Vede il futuro del Pd legato a quello del Movimento 5Stelle?

Sono sorti legate ma in senso perverso. Se il Pd riuscirà a fare il proprio mestiere e a riconquistare terreno, il Movimento 5 Stelle farà la fine dell’uomo qualunque e diventerà residuale. Viceversa, il Pd verrà inglobato dai pentastellati a cui cederà parte della sua classe dirigente di cui i grillini latitano.

In questo quadro, come prevede il futuro del Terzo Polo?

Il futuro naturale di Calenda e Renzi sarebbe quello di essere la stampella centrista della sinistra. Il Pd, stupidamente, li sta spingendo dall’altra parte. Rischiando così che il terzo polo si configuri come la gamba sinistra del partito conservatore che Giorgia Meloni sta cercando di costruire. Insomma, anche in questo caso, molto dipenderà dal Pd.

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