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Perù, la democrazia salva il Paese dall’ennesimo autogolpe?

Il presidente Castillo tenta l’autogolpe (come Fujimori nel ‘92), ma il parlamento, le forze armate e il popolo lo bloccano. Eletta la sua vice, Boluarte, prima presidente donna che dovrà guidare il Paese in mezzo a una profonda crisi

Dina Boluarte è la prima donna presidente del Perù. La sua elezione è arrivata come valvola di emergenza — attivata per salvare la stabilità — quando l’ex presidente Pedro Castillo ha tentato, mercoledì 7 dicembre, il golpe. L’ha scelta il Congreso, il parlamento monocamerale peruviano che era pronto a votare l’ennesimo impeachment contro il capo dello Stato, il quale a sua volta aveva annunciato di voler sciogliere la camera e prendere su di sé il potere più o meno totale.

La democrazia peruviana ha raggiunto un livello di maturità tale da permettersi di muovere equilibri e bilanciamenti per il bene del Paese, oppure siamo davanti a uno dei vari passaggi politici-istituzionali-sociali che hanno segnato il Paese negli ultimi decenni?

La mossa di Castillo, la cui presidenza era da tempo in difficoltà anche perché costantemente bombardata dall’ostruzionismo dell’opposizione, era stata definita dalla stessa Boluarte (sua vice) un “colpo di Stato”. Una valutazione subito condivisa anche dal presidente della Corte costituzionale. “Abbiamo preso la decisione di instaurare un governo di emergenza, per ristabilire la legge e la democrazia”, diceva Castillo nel discorso con cui annunciava lo scioglimento del Congreso.

Poco dopo diversi membri del suo partito e del governo avevano fatto sapere di non appoggiare lo scacco tentato da Castillo, e i vertici delle Forze armate peruviane avevano annunciato — primo di tutto l’Ejercito — di non riconoscere la scelta del presidente. Castillo di fatto non aveva l’autorità di sciogliere il parlamento con decreto straordinario, per questo si è parlato di tentativo di golpe.

Tanto che i parlamentari hanno rapidamente votato per la rimozione di Castillo dal suo incarico: accusato di eversione e crimini contro lo Stato è stato messo per alcune ore in arresto, fino al voto che ha dato la presidenza a Boluarte che ha chiesto “tempo e spazio” per salvare il Paese.

Castillo è un ex insegnante marxista eletto presidente nel 2021 e più volte accusato di corruzione. Quello di mercoledì era il terzo tentativo lanciato dal Congreso per aprire il processo di impeachment. Azioni politiche che Castillo — il quale ha magnetizzato le ire dell’opposizione di destra per il suo piano di riforme troppo di sinistra — definisce parte di un complotto contro di lui.

Con l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita (anche attraverso forme assistenziali) delle popolazioni rurali, le più colpite dalla pandemia, nel luglio 2021 aveva sconfitto — con risultati subito molto contestati — la populista di destra Keiko Fujimori. Keiko è figlia del presidente storico del Perù, Alberto Fujimori, in carica dal 1990 al 2000. Fujimori, El Chino, era stato un leader autoritario sopratutto dopo il cosiddetto “autogolpe” del 1992, quando compresse le libertà democratiche dei peruviani.

Boluarte guiderà ora la fragile democrazia del Paese attraverso la più grande crisi politica degli ultimi anni. Crisi che arriva mentre il tasso di inflazione del Perù è al punto più alto degli ultimi decenni, alzando la posta in gioco delle disfunzioni politiche in una nazione dove un quarto della popolazione di 33 milioni di persone vive in povertà.

Castillo ha cercato di giocare la sua carta nella lunga tradizione dell’autogolpe. La sua incompetenza, riscontrabile nel caos di un anno e mezzo di presidenza in cui ci sono stati continui cambi tra la squadra di governo, ha reso evidente che non avrebbe avuto successo. L’insegnante rurale diventato leader sindacale e politico di successo, non poteva più nemmeno contare sul sostegno popolare, con un indice di gradimento di appena il 19% in alcune città.

“La mossa sconsiderata di tentare di sciogliere il Congresso piuttosto che lasciare che quest’ultimo prendesse in considerazione una mozione di impeachment contro di lui si è fortunatamente ritorta contro di lui, simbolo della sua breve presidenza”, spiega Jason Marczak, direttore dell’Adrienne Arsht Latin America Center all’Atlantic Council.

Cos’altro faceva parte della ricetta per mantenere l’ordine democratico? “L’esercito e la polizia hanno avvertito a gran voce Castillo di non fare quella mossa, i ministri si sono dimessi in seguito al suo annuncio e il Congresso ha anticipato il voto sull’impeachment (che è passato con il sostegno di 101 legislatori su 130)”, aggiunge Marczak.

La reazione della regione è stata tiepida. Il presidente eletto del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva, ha definito le azioni di Castillo “deplorevoli”, mentre il presidente messicano, Andrés Manuel López Obrador, ha incolpato l’élite peruviana, affermando che la loro avversità nei confronti di Castillo ha portato a “un ambiente di scontro e ostilità contro di lui”. Il governo della Colombia ha dichiarato di “condannare qualsiasi attacco alla democrazia”.

Il Perù è da tempo invischiato nel caos politico. Ci sono voluti quattro presidenti per completare l’ultimo mandato presidenziale (dal 2016 al 2021) e ora si apre il secondo mandato di questo quinquennio. Il rapporto conflittuale tra il Congreso e la presidenza, e la facilità con cui il Congreso può chiedere l’impeachment, sono alcuni dei fattori che portano a questa incertezza politica, secondo l’esperto dell’Atlantic Council. “A ciò si aggiunge la necessità di rinnovare una struttura politica che ha perso la fiducia di molti peruviani, soprattutto quando molti dei suoi leader sono considerati corrotti”.

Cosa succederà adesso? Il nuovo presidente peruviano ha chiesto immediatamente un dialogo tra tutti gli attori politici, ma per Marczak è più facile a dirsi che a farsi. “Boluarte non appartiene ad alcun partito politico dopo essere stato espulsa dal partito Perú Libre lo scorso gennaio. L’ultimo presidente peruviano a non appartenere a un partito politico, Martín Vizcarra, è stato messo sotto impeachment dal Congreso nel 2020, provocando un’ondata di proteste”.

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