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Finanziamento pubblico ai partiti. La lezione del QatarGate secondo Bonanni

Serve ripristinare lo strumento per migliorare la qualità della democrazia ma anche per indurre i partiti a pratiche interne più virtuose attraverso la pubblicità costante sul loro funzionamento interno. Il commento di Raffaele Bonanni

Prosegue di intensità la pressione mediatica sul QatarGate. L’affaire che interessa deputati del Parlamento europeo e personaggi che si muovono nel perimetro degli interessi dell’Unione europea, è fuor di dubbio grave e densa di significato come primo scandalo di grande portata che riguarda l’istituzione principe del Vecchio continente.

Ma il risalto e la portata sono influenzati anche da almeno altri due altri fattori: il primo riguarda l’interesse di alcuni che mirano a indebolire la coalizione popolar-socialista, o che ha interesse a mettere fuori gioco i socialisti drammaticamente esposti nelle indagini della magistratura belga; il secondo riguarda l’interesse a delegittimare l’Unione europea e a introdurre motivi di zizzania al proprio interno nel momento di maggiore esposizione nel sostegno all’Ucraina impegnata a difendersi dall’aggressione russa.

Si sa, l’azione giudiziaria nasce da informazioni di più Servizi, e ripeto, aldilà delle oggettive accuse dei magistrati e delle riprovevoli immagini di  mucchi di denaro “donati” proposti e riproposti dai media, la questione se merita di punire esemplarmente i corrotti, dall’altra richiede cambiamenti all’altezza dei momenti inediti che caratterizzano la vita delle democrazie occidentali. Subiamo pressioni sempre più intense da altre nazioni come quella del Qatar e dei suoi interessi, ma ci sono anche altri paesi non democratici come la Cina che finora si è presentata a noi desiderosa di combinare affari economici, e la Russia di Vladimir Putin che ha usato la maschera degli affari per infiltrarsi nei gangli più sensibili della nostra Repubblica. E infatti nel tempo ha costruito in Europa una ragnatela di interessi per attutire eventuali reazioni ai disegni di aggressione brutale verso ex territori sovietici, ora paesi sovrani, attraverso la dissimulazione e le sue consuete spericolate trame.

È noto che costoro nelle pieghe larghe delle democrazie, riescono a finanziare gruppi politici ed eleggere persino occulti personaggi a loro legati per orientare alle loro convenienze le nostre istituzioni. D’altronde considerando gli atti e le loro affermazioni sempre più minacciose per l’ottenimento di un “nuovo ordine mondiale”, è venuto davvero il momento in Europa di procedere uniti in una strategia di decisa sorveglianza delle attività straniere opache che potenzialmente tendono a procurarci danni attraverso aziende e associazioni civette, e di fake news provenienti da piattaforme da loro controllate dentro e fuori dai nostri confini. Ma soprattutto il funzionamento della democrazia non può essere lasciato allo stato brado in balia di corrotti corruttori che mirano a introdurre cavalli di Troia.

A tal proposito la sciagurata decisione di indebolire il finanziamento pubblico dei partiti ha prodotto risultati disastrosi e ci ha sempre più esposti a corruttori indigeni e stranieri. Cosicché la qualità e l’autonomia degli eletti ne ha pericolosamente risentito; il funzionamento dei partiti è nei fatti degenerato verso modelli non sempre funzionali alla partecipazione dei cittadini. E allora si impone il ripristino del finanziamento pubblico per migliorare la qualità della democrazia ma anche per indurre i partiti a pratiche interne più virtuose attraverso la pubblicità costante sul loro funzionamento interno. Molti sono stati i segni di un tempo cambiato; questi che si sono già presentati ed altri che eventualmente si presenteranno in futuro dovranno essere contrastati con decisioni e pratiche che non possano ritorcersi contro le nostre stesse libertà.


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