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L’Italia sempre più in alto nel riciclo (nonostante l’Europa)

In Italia nel 2020 la raccolta differenziata dei rifiuti urbani ha superato il 60% e lo smaltimento in discarica è sceso al 20. Sono stati riciclati il 72% di tutti i rifiuti, urbani e industriali, un primato europeo (la media Ue è del 53%), con un tasso di riutilizzo dei materiali riciclati di oltre il 21% (media Ue 12,8%). Tutti i dati del Rapporto “Il Riciclo in Italia 2022”, realizzato dalla Fondazione Sviluppo Sostenibile e presentato oggi a Milano

È iniziata esattamente venticinque anni la rivoluzione nella gestione dei rifiuti che ha portato il nostro Paese a scalare le prime posizioni in Europa. Con la pubblicazione del “Decreto Ronchi” (dal nome dell’allora ministro dell’Ambiente) nel 1997 e il recepimento di alcune direttive europee, cambia in modo radicale l’approccio verso una situazione che da  problema diventa opportunità: si è passati da un’emergenza a un’eccellenza. E i numeri sono lì a ricordarcelo. La raccolta differenziata dei rifiuti urbani non arrivava al 10% e l’80% finiva in discarica. Nel 2020 ha superato il 60% e lo smaltimento in discarica è sceso al 20. Sono stati riciclati il 72% di tutti i rifiuti, urbani e industriali, un primato europeo (la media Ue è del 53%), con un tasso di riutilizzo dei materiali riciclati di oltre il 21% (media Ue 12,8%). Stesso primato nella gestione dei rifiuti di imballaggio con dieci milioni e mezzo di tonnellate avviate a riciclo, con un tasso di oltre il 73%, superiore non solo all’obiettivo  europeo del 65% al 2025, ma, con nove anni di anticipo, anche a quello del 70% al 2030.

Sono questi solo alcuni dati contenuti nel Rapporto “Il Riciclo in Italia 2022”, realizzato dalla Fondazione Sviluppo Sostenibile e presentato oggi a Milano in occasione della Conferenza Nazionale dell’Industria del Riciclo, promossa dalla stessa Fondazione in collaborazione con Conai e con Pianeta 2030 del Corriere della Sera.

Questo cambiamento di paradigma nella gestione dei rifiuti ha fatto crescere in maniera esponenziale anche l’industria del riciclo, diventata in questi anni un comparto rilevante e strategico del sistema produttivo nazionale: 4.800 imprese, 236.365 occupati, un valore aggiunto di 10 miliardi e mezzo di euro. Un’industria che produce ingenti quantità di materiali riciclati, oltre 25 milioni di tonnellate di materie prime seconde. Parliamo di 12 milioni  300 mila tonnellate di metalli, in gran parte acciaio; di 5 milioni 200 mila tonnellate di carta e cartone; 2 milioni 300 mila tonnellate di pannelli di legno truciolare; di 2 milioni 230 mila tonnellate di vetro riciclato; un milione 730 mila tonnellate di compost e quasi mille tonnellate di plastica riciclata. Tra il 2014 e il 2020 la produzione di materiali riciclato è aumentata di oltre il 13%.

“Il settore del riciclo, pilastro fondamentale dell’economia circolare – ha detto Edo Ronchi, presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile – è strategico per non sprecare risorse preziose, per non riempire il Paese di discariche, per recuperare materiali utili all’economia e ridurre le emissioni di gas serra. Per questo, in un momento di congiuntura economica negativa, servono misure incisive per rafforzare la domanda di materie prime seconde prodotte col riciclo ed interventi strutturali per affrontare il forte aumento dei costi dell’energia che per l’industria del riciclo costituiscono la quota maggiore dei costi di produzione”.

Per rafforzare la domanda di materie prime seconde bisognerebbe adottare una serie di misure quali l’introduzione di un’aliquota Iva agevolata per i materiali riciclati, compensata con un aumento del prelievo sui rifiuti smaltiti in discarica; l’obbligo per gli appalti pubblici “verdi” (Green Public Procurement) e i relativi criteri ambientali minimi (Cam) di acquisire quantità minime stabilite di materiale riciclato impiegabile per gli utilizzi previsti dal progetto; il rafforzamento dell’uso di materiale riciclato nei settori produttivi.

“L’effetto del riciclo è anche quello di contrastare il grande tema del cambiamento climatico e di raggiungere gli obiettivi fissati nell’Accordo di Parigi – ha detto in un video messaggio il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin – È una consapevolezza che è maturata e si è diffusa e vede impegnati gran parte dei Paesi, anche se non tutti purtroppo. Lo sforzo che dobbiamo fare come italiani ed europei è un’azione a livello mondiale di convincimento che questa è una fida di tutti e di tutto il globo. Il riciclo rappresenta, inoltre, una necessità a tutela delle risorse naturali del nostro Paese e una opportunità per la competitività del nostro sistema produttivo”.

Non poteva mancare in questo momento topico per la transizione verso un’economia circolare, il riferimento alla recente proposta della Commissione europea di un nuovo regolamento sulla gestione degli imballaggi ( ne abbiamo già parlato  in questo giornale). Una proposta “sbilanciata verso un modello basato sul deposito cauzionale per la gestione degli imballaggi, rischiando così di penalizzare il sistema nazionale italiano, che opera da 25 anni, che ha raggiunto risultati di rilievo, anticipando per tutte le filiere i target europei di riciclo, in modo efficace, con costi mediamente più bassi e favorendo lo sviluppo di un’industria del riciclo e di un’industria che produce imballaggio avanzati e di qualità”.

Da qui una serie di proposte che tengano conto delle specificità del sistema italiano di gestione dei rifiuti di imballaggio basato sul Contributo ambientale del Conai e dei Consorzi di filiera che ha permesso al nostro Paese di diventare leader in Europa nel riciclo di questi rifiuti. Da 25 anni a questa parte, infatti, nei Paesi membri dell’Unione europea, si sono sviluppati differenti modelli di gestione, ognuno con specificità proprie. Come ha dimostrato anche un recente studio della Bocconi che ha analizzato le performance delle attività dei diversi sistemi europei di gestione, sia in termini di efficienza economica che di efficacia di riciclo.

Come ha ricordato Luca Ruini, presidente del Conai, nella proposta di regolamento “non si è tenuto conto degli impatti economici che alcuni Paesi rischiano di dover sopportare a seguito del cambio di modello di intercettazione imposto dal Regolamento per alcune tipologie di imballaggio. L’introduzione di un sistema di deposito obbligatorio per il riciclo, laddove esiste già un circuito efficace di raccolta differenziata e valorizzazione degli imballaggi, rappresenterebbe una duplicazione inutile di costi economici e ambientali. Andrebbe ad affiancare, senza sostituirsi in tutto, alle tradizionali raccolte differenziate. Una soluzione, quella proposta dalla Commissione, non necessaria e non adatta al nostro Paese,  che ha già superato gli obiettivi europei di riciclo registrando un tasso del 73,3%”.

La proposta che gli operatori del settore faranno arrivare a Bruxelles, presentata in questa occasione dal presidente Ruini, è quella di prevedere “un obiettivo unico di circolarità che può essere raggiunto attraverso il riutilizzo o il riciclo, così da mantenere la complementarietà tra le due forme di prevenzione dei rifiuti di imballaggio, lasciando in capo agli Stati membri la definizione degli equilibri dinamici in funzione delle rispettive performance e al contesto nazionale”. “In questo modo, ha concluso Ruini, sarebbe possibile valorizzare sia i Paesi che hanno investito nello sviluppo di sistemi di riutilizzo, come i poco popolosi Paesi nordici, sia quelli che hanno investito sul riciclo, come i più popolosi Italia e Spagna”.



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