Il ministro per le Infrastrutture, ascoltato in Parlamento, detta la linea del governo su investimenti e opere pubbliche. Il Ponte sullo Stretto non è più rinviabile ma l’esplosione dei costi delle materie prime rischia di far franare il grosso degli investimenti legati al Pnrr. L’Europa, però, non ne vuol sapere di ribaltare il piano
Se si vuol fare del Pil, bisogna investire. E l’Italia ne ha un disperato bisogno. A un mese dall’insediamento del governo di Giorgia Meloni, il ministro per le Infrastrutture e leader della Lega, Matteo Salvini, ha tracciato le prime linee programmatiche del suo dicastero, uno dei più strategici. L’occasione è arrivata con una doppia audizione parlamentare, prima al Senato di buon mattino e poi alla Camera.
TRA PORTI E AUTOSTRADE
Il primo capitolo è quello dei porti, uno degli argomenti per tradizione più cari al Carroccio. “Il governo farà massima attenzione ai porti italiani, che devono rimanere pubblici, per salvaguardare l’interesse nazionale”, ha messo in chiaro Salvini. Precisando come tuttavia “sarà garantita la concorrenza tra gli operatori ma vigileremo sulle operazioni societarie”. Poi è arrivato forse il tema più caldo, legato a doppio filo all’inflazione. Con i costi delle materie prime triplicati dall’inizio della guerra in Ucraina, per i gestori autostradali è sempre più oneroso garantire la manutenzione, ordinaria o straordinaria che sia. E allora è facile aspettarsi stangate al casello.
Ma per il titolare di Porta Pia, non se ne parla. “Sull’autostrada A24-A25 abbiamo già fatto cinque riunioni. Non entro nel merito su come fu ipotizzata e sul piano economico finanziario non particolarmente azzeccato, mi si è chiesto di scongiurare l’aumento di pedaggio e quello non ci sarà”, ha assicurato il leader della Lega. Che a tal proposito ha chiarito di aver “chiesto ad Anas un serio ipotetico piano di riduzione tariffaria per tutti. L’obiettivo è quello di ridurre il pedaggiamento”.
NEL NOME DEL PONTE
Non poteva mancare, ovviamente, il pallino del ministro. Quel ponte sullo Stretto di Messina che per la Lega è una specie di totem, anche se la sua realizzazione, rimane ancora in un limbo dal quale sarà difficile che esca. Il “Ponte sullo Stretto è un’opera non più rinviabile e di assoluta strategicità per l’Italia e l’Europa nel suo complesso. Con la manovra del governo si avvia il percorso per superare contenzioso pendente generato dalla messa in liquidazione della società sullo Stretto”.
PNRR RELOADED (MA L’EUROPA DICE NO)
C’è poi una questione che giorno dopo giorno si fa sempre più calda: la possibile riscrittura del Pnrr, alla luce dell’ondata inflattiva che ha colpito l’Europa, ancor prima che tutte le economie avanzate. Il governo italiano chiede da tempo una revisione degli obiettivi e delle coperture in seno al Recovery Plan, dal momento che quando fu scritto, nell’estate-autunno del 2021, il costo delle materie prime per realizzare le opere non era ancora esploso. E, curiosamente, mentre Salvini parlava al Senato, poche centinaia di metri più in là, a Palazzo Altieri, in occasione del forum organizzato dal Messaggero, il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni avvisava Roma.
Il titolare delle Infrastrutture da parte sua ha riconosciuto l’esistenza di seri scostamenti finanziari, non previsti. Sul raddoppio della linea ferroviaria Roma-Pescara, inserito nel Pnrr, per esempio, “sono emerse molte criticità sulla sua fattibilità. Più in generale, sulle 117 opere pubbliche commissariate, ho chiesto ai commissari straordinari lo stato di avanzamento dei lavori, specificando che per molte i fabbisogni finanziari sono di gran lunga superiori alle risorse disponibili”.
Problema, a Bruxelles di riscrivere daccapo il Pnrr non ne vogliono sapere. Sui Piani di ripresa e resilienza “tutti Paesi hanno difficoltà, alcuni hanno chiesto rinvii sulla data del 2026 ma questi rinvii non sono possibili dal punto di vista tecnico, politico e legale. So quali siano le difficoltà che abbiamo di attuazione. Però guardiamo anche ai nostri vicini: l’unico Paese europeo che ha maggiori difficoltà di assorbimento delle risorse europee dell’Italia è la Spagna. E la Spagna sta a testa bassa cercando di mantenere gli impegni per per il Pnrr. Loro hanno delle difficoltà diverse dalle nostre, legate alle autonomie e al processo decisionale. Quindi bisogna correggere quello che va corretto ma lavorare per per attuare questo piano. Penso che la la sfida debba essere mantenuta. Questa è un’occasione e questa occasione non va e non può essere perduta”. Messaggio chiaro.