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Il Senato Usa accelera sulla Difesa. 45 miliardi in più per il Pentagono

Il Senato approva la National defense authorization act, il documento con cui si stanziano i fondi da destinare alla Difesa degli Stati Uniti. Un totale di 857,9 miliardi di dollari, 45 miliardi in più rispetto a quanto richiesto dalla Casa bianca. Tra le priorità individuate, affrontare la minaccia cinese, rinfoltire gli arsenali dopo gli aiuti a Kiev e potenziare il sistema di approvvigionamento militare americano

Un aumento di 45 miliardi di dollari da destinare alla Difesa. È quanto previsto dal National defense authorization act (Ndaa), autorizzato a larghissima maggioranza dal Senato degli Stati Uniti. Un incremento dell’8% rispetto a quanto richiesto dalla Casa bianca che porta i fondi totali della difesa e la sicurezza nazionale a stelle e strisce a 857,9 miliardi di dollari. Di questi fondi, la maggior parte è destinata direttamente al Pentagono, con 816,7 miliardi, mentre 30,3 miliardi sono destinati al dipartimento dell’Energia per le attività collegate all’arsenale nucleare degli Stati Uniti.

Le priorità della Difesa Usa

Il passaggio al Senato completa l’iter congressuale del documento, passato alla Camera dei rappresentanti a inizio dicembre. Adesso il testo atterra sulla scrivania del presidente Joe Biden per la sua approvazione finale. L’Ndaa prevede, tra le altre cose, fondi addizionali per aiutare il Pentagono ad affrontare l’inflazione, espandendo al contempo le risorse per la base industriale della difesa, in modo da renderla in grado di produrre i principali sistemi d’arma che servono alle Forze armate degli Stati Uniti. Il documento comprende anche un aumento del 4,6% negli stipendi dei militari americani.

Indo-Pacifico

Orizzonte strategico del documento è il quadrante Indo-Pacifico, con l’Ndaa che ambisce a rafforzare le opportunità per la Difesa Usa a dare priorità alle partnership nella regione, con l’obiettivo di lungo termine di contenere l’assertività cinese. Tra i programmi, ancora da confermare, c’è per esempio un fondo da dieci miliardi per rafforzare le difese di Taiwan sotto forma di prestito. Inoltre, con l’obiettivo di dissuadere la Cina dall’attaccare Taiwan, la Us Navy ha ottenuto 5,9 miliardi di dollari per acquistare ulteriori munizioni ed espandere la capacità di produzione della base industriale. Inoltre, di fronte allo sforzo di modernizzazione navale della Cina, la legge stanzia 32,6 miliardi di dollari per aumentare la flotta a stelle e strisce, con la realizzazione di undici navi da combattimento, tra cui un terzo cacciatorpediniere classe Arleigh Burke, e l’obbligo di mantenere 31 navi anfibie operative, una previsione che ha trovato l’opposizione della Casa Bianca.

Ucraina

Naturalmente, nel documento non poteva mancare il capitolo Ucraina, con l’autorizzazione per ottocento milioni di dollari per l’Ukraine security assistance initiative. In questo senso, i legislatori hanno dichiarato che intendono allegare la quarta richiesta di finanziamento supplementare per l’Ucraina della Casa Bianca alla legge di spesa, l’amministrazione Biden ha chiesto al Congresso altri 38 miliardi di dollari di finanziamenti supplementari per l’Ucraina, tra cui 21,7 miliardi di dollari in più per l’assistenza alla sicurezza.

Arsenali convenzionali e nucleari

La legge, inoltre, potenzia anche la catena degli approvvigionamenti militari, stanziando più di otto miliardi di dollari per l’acquisto di munizioni e concedendo al Pentagono poteri di approvvigionamento in regime d’emergenza. Una decisione che mira a rafforzare la produzione e rifornire le scorte statunitensi intaccate dagli aiuti inviati in Ucraina. Inoltre, il disegno di legge accantona venticinque milioni di dollari per continuare il programma di sviluppo nucleare di missili da crociera lanciati dal mare, noto anche come Slcm-N, nonostante i tentativi dell’amministrazione Biden di cancellarlo. Ulteriore frustrazione ai progetti di Biden arriva anche rispetto alla bomba gravitazionale B83 da un megatone, che la Casa bianca vorrebbe ritirare, nonostante il parere contrario del Congresso.



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