Le realtà industriali italiane hanno registrato un incremento percentuale nelle vendite militari del 15%, un risultato superiore a quello di tutte le altre regioni (eguagliato solo da Parigi). Sono i dati sulle vendite militari delle prime cento realtà industriali mondiali del Sipri. Ottimo il piazzamento di Fincantieri (46esimo) e Leonardo (12esima, settima se escludiamo i colossi cinesi)
Le vendite militari globali nel 2021 hanno registrato una crescita per il settimo anno consecutivo, registrando un aumento dell’1,9% rispetto al 2020, raggiungendo quota 592 miliardi di dollari. È quanto registrato dal Sono alcuni degli ultimi dati pubblicati dall’autorevole Stockholm international peace research institute (Sipri), che prende in considerazione le vendite nel settore difesa dei primi cento produttori al mondo. Il rapporto dell’istituto svedese, inoltre, registra l’ottimo posizionamento del nostro Paese, con Leonardo e Fincantieri in particolare che registrano entrambe crescite significative. Il gruppo di Monte Grappa, in particolare, si piazza al dodicesimo posto complessivo (un balzo di due posizioni rispetto al 2020). Tra l’altro, escludendo i colossi cinesi, la società italiana si posiziona nella top ten delle realtà occidentali, subito dietro le corporation statunitensi.
I successi italiani
Le realtà industriali italiane hanno registrato un incremento percentuale nelle vendite militari del 15%, un risultato superiore a quello di tutte le altre regioni prese in considerazione e eguagliato dalla sola Franca, la cui prima azienda totalmente nazionale, Thales, è stazionaria in sedicesima posizione. In totale, l’Italia da sola copre il 2,8% delle vendite globali del 2021. Nel dettaglio, nel 2021 Leonardo ha aumentato le sue vendite di difesa del 18%, raggiungendo i 13,9 miliardi di dollari. Inoltre, il completamento da parte di Leonardo dell’acquisto di una quota del 25% di Hensoldt a gennaio ha rafforzato il segmento di elettronica e sicurezza per la difesa del gruppo. Con un fatturato di tre miliardi di dollari, l’altra azienda italiana presente nella top cento, Fincantieri, al 46esimo posto (+2 posizioni rispetto al 2020) ha registrato a sua volta un aumento del 5,9% su base annua.
Un traino per l’economia nazionale
I risultati registrati dal Sipri sul comparto italiano restituiscono l’immagine della crescita delle esportazioni militari italiane a livello complessivo. Oltre alle sue realtà di punta, infatti, l’Italia è presente anche in quelle che il report definisce realtà trans-europee, come per esempio Mbda (in 27sima posizione, con una crescita del 15%). I buoni risultati italiani, inoltre, hanno una ricaduta positiva non solo a livello globale, dove l’Italia gioca da protagonista, ma anche sull’intero sistema economico del nostro Paese, di cui il settore aerospazio, sicurezza e difesa rappresenta un segmento cruciale, anche per i ritorni in termini di tecnologia e innovazione. La crescita delle esportazioni, inoltre, segnala come la bilancia commerciale sia positiva per il comparto Difesa, con il sistema-Paese che beneficia dei guadagni assicurati dall’AS&D.
Le difficoltà del quadro globale
La crescita delle realtà nazionali, inoltre, è avvenuta in un contesto particolarmente complesso dello scenario internazionale. La crescita totale del settore, infatti, è ancora lontana dai livelli pre-Covid (una media del +3,7% nel quadriennio prima della pandemia), e inoltre la guerra in Ucraina se da una parte ha innalzato la domanda, ha avuto anche effetti importanti sulle supply chain di diverse realtà industriali, dato che la Russia è sempre stata un importante fornitore di materie prime necessarie per la produzione, problema che ha caratterizzato anche le realtà europee.
Gli Usa restano in testa
Sullo scenario internazionale, a dominare ancora la classifica sono gli Stati Uniti, con cui le società italiane collaborano a stretto contatto. Le prime cinque società nella top cento del Sipri sono infatti le mega-corp americane, con Lockheed Martin stabilmente al primo posto, seguita da Raytheon Technologies, Boeing, Northrop Grumman e General Dynamics, con gli Usa nel suo complesso che coprono il il 51% della quota totale di vendite miliari globali. Nel complesso, oltre quaranta realtà sulle cento analizzate sono americane, con un valore complessivo di 299 miliardi di dollari.
La rincorsa del Dragone
Spiccano in classifica anche le aziende cinesi, riportate per la prima volta solo a partire dal 2020 e fino ad allora escluse a causa della mancanza di dati sui quali elaborare ragionevoli stime. Nel 2021, le otto società di armi cinesi nella lista hanno registrato vendite totali di armi per 109 miliardi di dollari, un aumento del 6.3 per cento. Cinque, in particolare, i campioni del Dragone che occupano dall’ottava all’undicesima posizione (stazionarie rispetto all’anno precedente): Norinco, Avic, Casc, Cetc, e Casic. Norinco in particolare ha visto una crescita dell’11% avendo venduto prodotti e servizi per 21,5 miliardi di dollari. Nonostante gli investimenti, però, la Cina copre il 18% delle quote globali di mercato, ben lontane dai risultati degli Usa e superate anche dalla somma delle quote europee.