L’intervento del componente del nuovo Comitato Nazionale di Bioetica e coordinatore dell’agenda Ditelo sui tetti: “Ci tiene assieme il desiderio di comprendere la sfida antropologica che ci viene portata anche dalle leve della politica, della legislazione e della giurisdizione almeno dal caso Englaro in qua”
Dal 2018 è sorto e cresciuto, senza averlo voluto ma grazie a un inatteso tam tam, un network associativo, di cui poco parlano i media, che è per lo più un’amicizia fra persone che sono impegnate in associazioni aventi a oggetto attività molto diverse, dall’assistenza ai più deboli ai temi della giustizia, dalla cooperazione internazionale al sostegno alla maternità, passando per molti profili di approfondimento culturale.
Ci tiene assieme il desiderio di comprendere la sfida antropologica che ci viene portata anche dalle leve della politica, della legislazione e della giurisdizione almeno dal 2007 (sentenza sul caso Englaro) in qua. Assieme ci aiutiamo a decodificare quella specifica idea di uomo che costituisce la filigrana antropologica di tante, troppe normative proposte o approvate, secondo cui il valore della vita non è sempre assoluto ma dipende dalla cosiddetta capacità di autodeterminazione, cosicché chi perde la propria autonomia o la vede diminuire avrebbe meno valore. Fino a poter essere scartato.
Il terreno prepolitico
Stiamo provando a percorrere assieme un terreno piuttosto inesplorato nell’ultimo ventennio dai cattolici, quello prepolitico, per comprendere meglio la sfida del “cambio d’epoca” (Papa Francesco, 2019) e per dare corpo alla condivisione di contenuti che provino a declinare un ideale ben diverso da quello neo-individualista su cui tanto spingono la mentalità dominante e il politically correct, quell’ideale cristiano incontrato, cioè, che osa prometterci che “nessun capello del capo andrà perduto”, il quale corrisponde per dirla con il poeta “laico-razionalista” Eugenio Montale a riconoscere che “ogni immagine” della realtà, anche la più fragile e malata, porta scritto ‘più in là’”.
È una prospettiva antropologica che è convinta di come lo sviluppo e la cura integrale della persona, dell’“io” avvengano in una appartenenza, fioriscano in un “noi”, che è la dimensione che va favorita e supportata.
Lo scopo delle associazioni, pertanto, è di proporre assieme e pubblicamente, dunque “sui tetti”, un’ agenda da offrire ai decisori e ai player culturali del Paese, fortemente vivacizzata dal desiderio di un dialogo con tutti circa quali opzioni e quali diverse antropologie siano più corrispondenti all’umano, dunque più ragionevoli
L’agenda (cfr.www.suitetti.org) è stata inaugurata il 9 marzo 2022, in un seminario in cui abbiamo potuto ascoltare, prima della lezione del Cardinale Pietro Parolin, anche e fra gli altri i bellissimi interventi di Alfredo Mantovano ed Eugenia Roccella, alla presenza in sala di numerosi leader politici di diverse compagini e coalizioni, fra cui l’attuale Premier. Abbiamo poi proposto un aggiornamento dell’Agenda per le elezioni politiche del 25 settembre, composto da 65 obiettivi concreti, raggruppati in 8 priorità e sintetizzabili nella richiesta di affrontare il “baratro demografico” finalmente con una adeguata determinazione e di ripristinare un minimo di sussidiarietà orizzontale a fronte di una dinamica neo-centralista che ci preoccupa.
Osservazioni al governo e al parlamento
Proprio sulla base di tali priorità, le associazioni hanno riconosciuto un plauso per la centralità che la proposta di bilancio 2023 ha voluto attribuire alla “natalità” e alla famiglia, come alla stabilizzazione dei fondi per i disabili nelle scuole paritarie. “Tuttavia – scrivevano le stesse associazioni lo scorso 20 novembre al Premier, al Governo e ai parlamentari – serve un cambio di direzione sulle tematiche che incontrano i più fragili, con riferimento, in particolare alle terapie per il dolore, che accusano un inaccettabile stallo, specie in alcune zone del Paese, come ha fotografato l’unanime resoconto dell’indagine condotta nell’aprile 2019 dalla XII commissione della Camera dopo dodici anni dalla legge 38/2010”.
“Inoltre – proseguivano nella missiva – non si può ignorare il crescente e spesso drammatico bisogno di assistenza agli invalidi e agli anziani che è sopportato dalle famiglie, che necessita di nuovo strumenti lavoristici e fiscali per i caregiver e le collaborazioni domestiche”.
Incontro con il Governo
Sulla base di tali proposte, lo scorso mercoledì 7 dicembre 2022 il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, dott. Alfredo Mantovano, su incarico del Presidente del Consiglio dei Ministri, on. Giorgia Meloni, e i Ministri alla Salute, prof. Orazio Schillaci, al Welfare, dott.ssa Marina Elvira Calderone, alla Famiglia e Natalità, on. Eugenia Roccella, nonché il viceministro alle politiche sociali, on. Maria Teresa Bellucci, assente giustificata l’on. Alessandra Locatelli, Ministra per le disabilità, hanno incontrato a Palazzo Chigi una delegazione del network della Pubblica Agenda “Ditelo sui tetti (Mt 10,27)”.
Nel corso dell’incontro, le associazioni si sono dette ben consapevoli delle difficolta oggettive che condizionano il nuovo Governo italiano, per questo chiedendo solo che si imbocchi una direzione nuova. Una direzione diversa da quella che, proprio in contemporanea all’incontro di mercoledì, veniva premiata a Milano con la consegna dell’Ambrogino a chi ritiene che una vita senza piena autodeterminazione vada giudicata senza valore prospettando per essa il non-essere.
Invece, noi abbiamo organizzato e vissuto decine di incontri nei mesi scorsi in tutte le regioni italiane proprio sul tema del “fine” della vita, sempre invitando a raccontare di esperienza reali i medici palliativisti, i quali hanno testimoniato, costantemente, che la domanda di eutanasia è domanda di aiuto. Sempre portando storie concrete in cui, con adeguate cure palliative e una attenzione umana in un’assistenza specializzata continuativa, anche le sofferenze più grandi divengono sopportabili e il fine della vita spesso si colora di un significato peculiare, unico nella dinamica dell’esistenza di ognuno, che nessuno ha il diritto di misurare e recidere.
Proposte senza spesa
Le associazioni hanno avanzato innanzitutto proposte “senza spesa”, perché pensiamo che dobbiamo educarci a uscire da quella tipica impostazione non-sussidiaria secondo cui i problemi si affrontano solo con una concessione di risorse economiche elargite centralisticamente.
Sulle cure palliative, si è così proposto che l’erogazione dei fondi ordinari per i sistemi sanitari regionali sia condizionata alla presentazione di un piano da parte di ciascuna Regione per un potenziamento delle cure palliative. Infatti, le enormi disparità territoriali che ci sono in quell’appena 20% che, fra chi ne avrebbe diritto, può effettivamente beneficiare delle cure palliative impongono di riconoscere che c’è anche un problema di ottimizzazione delle seppur poche risorse disponibili.
Sui caregiver, poi, è stato chiesto di introdurre una deroga al principio di esclusività dell’impiego. Nel senso che se un caregiver viene in qualche modo regolarmente retribuito dalla sua famiglia per assistere chi sta peggio possa continuare ad esercitare, magari solo residualmente, la sua professione o possa non essere licenziato dal suo precedente impiego, consentendo una aspettativa dallo stesso.
E’ stato, poi, domandato, un incremento del fondo per le stesse cure palliative di cui alla legge 38/2010, nonché sono state rappresentate varie formule fiscali, per una deducibilità integrale della spesa oppure, per aumentare le quote di detraibilità delle spese. Soprattutto, è stata sottolineata l’importanza di riconoscere benefici fiscali a quel “noi” che, specie nella solidarietà familiare, si fa carico del bisogno di un altro.
Le risposte del governo
Il Ministro Schillaci ha condiviso la necessità di dare una nuova priorità alle cure palliative, inserite fra le priorità del programma del suo Dicastero, apprezzando la proposta di chiedere a tutte le Regioni un impegno particolare per innalzare sensibilmente quei diritti essenziali che sono il ricevere adeguate cure del dolore secondo la legge 38/0210.
Sul tema delle fragilità, la Ministra Roccella ha insistito circa la necessità di dare un iter veloce al ddl sugli anziani, al fine di favorire la permanenza degli stessi nelle dimensioni familiari e relazionali in cui vivono, ricordando che la premessa di questa assistenza è la permanenza e la valorizzazione della famiglia come primo ambito in cui si può aver cura della persona.
Il Ministro del welfare ha assicurato un intervento urgente dedicato ai caregiver e alle collaborazioni di assistenza domestica, condividendo in particolare quanto proposto al fine di consentire che l’aver cura di chi sta soffrendo nella propria famiglia non comporti l’abbandono della propria professione o del proprio impiego.
A sua volta, il Vice Ministro al welfare, Bellucci, ha sottolineato come per la prima volta sia stata enucleata nel Dicastero una delega alle politiche sociali, proprio per offrire una attenzione dedicata ed esplicita ai più fragili.
Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Mantovano, ha concluso aprendo una prospettiva metodologica per un confronto costante con il mondo associativo, mantenendo il livello di una visione di insieme che sappia essere, come è avvenuto il 7 dicembre declinata in proposte con apprezzabile contenuto tecnico per una reale operatività a favore di un servizio alla vita da considerare sempre come un valore assoluto.
C’è speranza, allora, sui tetti di Palazzo Chigi.
* Componente del nuovo Comitato Nazionale di Bioetica e coordinatore dell’agenda Ditelo sui tetti