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TikTok spiava i giornalisti che svelavano i rapporti con Pechino

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La società-madre della piattaforma social ha utilizzato illegalmente i dati privati di una serie di giornalisti. Lo scopo era interrompere le fughe di notizie che mostravano i collegamenti tra la compagnia e il governo cinese. Prosegue il braccio di ferro con il legislatore statunitense sempre più propenso a bannare TikTok, tra i timori per la manipolazione dell’informazione e le certezze sullo spionaggio dei cittadini

La rivista statunitense Forbes ha svelato che ByteDance ha tracciato una serie giornalisti che si occupavano della società, accedendo clandestinamente ai loro indirizzi Ip e utilizzando i loro profili social. La notizia arriva nel pieno del dibattito su quanto (o se) gli Stati Uniti si possano fidare della società-madre di TikTok, basata in Cina, viste le possibilità di spionaggio sui circa 80 milioni di utenti mensili americani dell’app.

Questa vera e propria operazione di spionaggio sarebbe nata in seguito al desiderio dell’azienda di investigare sulle fughe di notizie che mostravano i legami di ByteDance con le strutture governative cinesi.

Le operazioni illegali, denominate Project Raven, sono state condotte dal dipartimento “audit interno e controllo di rischio” che riportava direttamente al Ceo di ByteDance, Rubo Liang. A conoscenza di questa iniziativa sarebbero stati il Chief Security and Privay Office, il responsabile dell’ufficio Global legal compliance, oltre a una serie di impiegati basati in Cina. Tutti i dipendenti coinvolti si sono dimessi o sono stati allontanati.

Formiche.net aveva già raccontato delle tensioni tra gli organi governativi statunitensi e la piattaforma social. TikTok viene vista da alcuni come lo strumento con il quale la Repubblica Popolare può spiare l’America, oltre alle preoccupazioni per la potenziale manipolazione mediatica.

Intervenendo sulla questione, il senatore Mark Warner ha detto: “Questo nuovo sviluppo rafforza le serie preoccupazioni sul fatto che la piattaforma abbia permesso agli ingegneri e ai dirigenti di TikTok nella Repubblica Popolare Cinese di accedere ripetutamente ai dati privati degli utenti statunitensi, nonostante le ripetute dichiarazioni ai legislatori e agli utenti che questi dati erano protetti”. Ha poi aggiunto che le rassicurazioni in tal senso del Dipartimento di Giustizia devono essere implementate, o sarà il Congresso a doversi mobilitare.

Insomma, la vicenda fornisce ulteriori argomentazioni a chi si era già espresso per bannare TikTok dalla vita statunitense. Attualmente, la compagnia sta negoziando un accordo con il Committee on Foreign Investment (Cfius), i cui termini resteranno segreti a meno che ByteDance non decida di divulgarli. Verosimilmente il Cfius sta cercando di ottenere rassicurazioni sulla tutela dei dati nordamericani maneggiati dalla piattaforma. In questo senso si può leggere la proposta, annunciata pochi mesi fa, di trasferire alcune informazioni dei profili statunitensi in data center su suolo americano, gestiti da Oracle.

Aveva fatto scalpore anche un’altra inchiesta di Forbes, che aveva evidenziato come diversi impiegati cinesi di TikTok provenissero da società mediatiche collegate al governo di Pechino. Brendan Carr, un funzionario della Federal Communications Commission che aveva chiesto a Apple e Google di bannare la piattaforma all’epoca, oggi afferma: “Nel preciso momento in cui TikTok sta cercando di convincere i funzionari statunitensi che ci si può fidare di lei, la sua società madre con sede a Pechino ha abusato dei suoi sistemi per ottenere i dati dei giornalisti che si occupano di TikTok. Questo è l’ultimo chiodo nella bara”.

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