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Colloqui Austin-Sisi. Egitto e Usa al lavoro su Iran e sicurezza marittima

Il Pentagono cura le relazioni tra Egitto e Stati Uniti. Temi in comune sono il contenimento dell’Iran e la sicurezza marittima nel Mediterraneo

Il segretario alla Difesa statunitense, Lloyd Austin, ha incontrato il presidente egiziano, Abdel Fattah Al Sisi, “per discutere dell’impegno degli Stati Uniti a far progredire il partenariato per la sicurezza e per uno scambio di opinioni sulle sfide globali alla sicurezza collettiva e all’ordine internazionale rule-based”, scrive il Pentagono in una nota del portavoce.

Sisi era a Washington per partecipare all’incontro organizzato dalla Casa Bianca con diverse dozzine di leader africani. Summit attraverso cui gli Stati Uniti intendono rilanciare una nuovo interessamento e una nuova proiezione nel continente. L’Egitto è stato l’unico appuntamento africano tenuto da Biden finora, in occasione della Cop di Sharm El Sheikh, mentre il presidente ha promesso un viaggio in Africa nel continente per il prossimo anno.


L’incontro di Austin è guidata dalla cosiddetta “diplomazia militare”, che gli Stati Uniti (e non solo) utilizzano per parlare con partner agganciati più sul tema sicurezza e difesa e allargare il discorso su argomenti di valore più politico. Per esempio, hanno discusso “dell’ampia gamma di minacce poste dall’Iran, tra cui la fornitura alla Russia di sistemi aerei senza pilota che sono stati utilizzati per attaccare civili e infrastrutture civili in Ucraina”.

Il tema è strettamente connesso alla sicurezza regionale mediorientale, ma anche mediterranea, perché è possibile che quel genere di forniture sia allargata in futuro ad altri Paesi (per esempio ci sono diversi Stati africani che hanno aumentato le relazioni con l’Iran, anche sul piano degli acquisti di equipaggiamenti militari). Il Cairo è su un triplice allineamento che lo rende parte del fronte anti-iraniano, sebbene non abbia una postura pubblica particolarmente esplicita.

L’Egitto è collegato al Golfo da sempre e maggiormente adesso che Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita e Qatar hanno stanziato diversi miliardi di dollari per assistere la sua economia in difficoltà (a causa della pandemia, ma anche davanti alle conseguenze prodotte dalla guerra russa in Ucraina, come quelle sul mercato alimentare). Inoltre, gli egiziani hanno intese di cooperazione sulla sicurezza (e non solo) con Israele, che come il Golfo — o probabilmente più del Golfo — vede nell’Iran un nemico esistenziale e sistemico. Infine ci sono gli Stati Uniti, Tier-3 di questo allineamento ma per capacità di influenza in primissima fila tra le partnership egiziane.

Austin ha elogiato l’Egitto per il suo ruolo di leadership regionale, tra cui l’aver ospitato la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2022 e l’aver recentemente assunto il comando della Task Force 153 delle Combined Maritime Forces, focalizzata sul Mar Rosso. Anche in quel quadrante la questione iraniana non è secondaria, vista la minaccia portata dalle armi fornite dai Pasdaran agli Houthi alla sicurezza marittima del bacino.

I due leader hanno concordato di rafforzare il loro stretto coordinamento su questi temi, sulle sfide della sicurezza regionale e sulle opportunità di rafforzare la decennale partnership bilaterale in materia di difesa. Il Segretario ha inoltre ribadito il rispetto delle libertà fondamentali e l’importanza dei diritti umani come imperativi per la sicurezza e la stabilità.

Un passaggio necessario quando ci si trova davanti un interlocutore come Sisi (non un integerrimo  democratico), anche per evitare di finire in incongruenze riguardo al tema del rispetto e della valorizzazione dei diritti con cui l’amministrazione Biden sta marchiando la sua azione politica (nell’ambito del confronto globale tra Democrazie e Autoritarismi).

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