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Le sanzioni contro di me? Anche cosi l’Iran attacca la sicurezza Ue. La versione di Bonfrisco

“Come ho ribadito in Commissione, sulle ingerenze c’è oramai una diretta connessione con la difesa del Mediterraneo. La semplificazione che l’Europa finalmente costruisce più muri è fuorviante, l’Europa invece sta difendendo le sue frontiere perché le minacce sono tante”. Parla l’eurodeputata italiana inserita nella lista di personalità sanzionate dal governo di Teheran

Non solo un attacco personale, ma parte di una sequenza di atti ostili che rappresentano una minaccia verso i paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Così commenta il suo inserimento nelle personalità sanzionate dall’Iran l’eurodeputata della Lega Cinzia Bonfrisco. “Dedico questa mia condizione alle donne e alle ragazze che lottano in Iran, se Teheran arriva a fare questo significa che si sente debole”.

Bonfrisco è stata autrice, con una deputata del Congresso americano, della lettera inviata al commissario Ue per gli affari esteri, Joseph Borrell, per chiedere l’esclusione dell’Iran dalla commissione Onu sulla condizione delle donne.

Le sanzioni che l’hanno colpita, oltre all’aspetto personale che la riguarda, cosa dimostrano rispetto alla strategia occidentale?

Vorrei mettere in evidenza due aspetti e parto da quello politico che più mi colpisce. È sostanzialmente il segno di una debolezza il voler impedire al popolo iraniano di essere ascoltato dalla comunità internazionale e di stabilire un rapporto di interlocuzione. Si tratta di un soggetto da sostenere nella sua battaglia per la democrazia e nella sua richiesta di libertà. Ma non è tutto, perché evidentemente segnalo anche una recrudescenza dell’azione esterna iraniana verso la comunità internazionale, ma soprattutto verso un’area importante dell’Europa quale quella del Mediterraneo.

In che misura?

Si tratta di una sequenza di atti ostili che rappresentano una minaccia verso i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Non ci sfuggirà senz’altro che la maggior parte di questi soggetti svolgono un ruolo importante nelle politiche europee soprattutto quelle rivolte al Mediterraneo. L’Iran, sempre di più, diventa una minaccia per la sicurezza dell’Unione europea. Aggiungo che i soggetti che sono colpiti dalle sanzioni di sicuro non hanno mai avuto l’intenzione di investire o di svolgere un ruolo economico in quel Paese: la sanzione, in realtà, la si può leggere tranquillamente come una lista di proscrizione.

Con quali riverberi?

Questo deve preoccuparci avendo ben chiaro il ruolo che quelle guardie rivoluzionarie hanno sempre svolto. Voglio ricordare il ruolo del famoso generale Soleimani nel destabilizzare l’area regionale del Mediterraneo, l’appoggio agli Hezbollah nella loro forte penetrazione in Iraq dove sono riusciti a distruggere un Paese, senza dimenticare la Siria e tutta l’azione in un’area che poi si traduce in una minaccia diretta o indiretta all’Unione europea.

La lettera da lei inviata a novembre a Borrell, per chiedere l’esclusione dell’Iran dalla commissione Onu sulla condizione delle donne, può essere di stimolo per altre iniziative dal momento che la situazione non sta cambiando nel Paese?

Purtroppo siamo preoccupati da un ulteriore peggioramento. È evidente che un’azione che è apparsa congiunta tra una deputata del Congresso americano e una deputata del Parlamento europeo costituisce un grande fronte di difesa dei diritti delle donne e anche un fronte politico, in grado di arrivare fino all’esclusione dell’Iran dalla Commissione sulla condizione della donna alle Nazioni Unite. Sono certa che questo abbia potuto significare molto per il governo iraniano, ma è stato fatto proprio per dare un segnale fortissimo sull’oppressione di quel popolo e soprattutto sulla drammatica vicenda che vivono oggi le donne iraniane.

Come impattano tutti questi elementi nella strategia geopolitica complessiva che tocca il Mediterraneo?

Osservo che il lavoro del governo italiano e di quello francese sui rischi di un Islam politico dentro e fuori l’Ue, si è finalmente tradotto nel centro di un’agenda dell’Unione europea politica. Il prossimo Consiglio europeo del 9 e 10 febbraio, sotto la presidenza svedese, compie un salto di qualità da questo punto di vista, accogliendo le tesi dell’Italia su un tema che oramai non è solo legato alla ridistribuzione, ma ad una presa di coscienza e un’assunzione di responsabilità da parte dell’Unione europea nel difendere i propri confini. Questo in un quadro geopolitico che certo muta e che, oggi, ci pone di fronte anche a ben altre sfide. Come ho ribadito ieri alla Commissione sulle ingerenze c’è oramai una diretta connessione con la difesa del Mediterraneo.

Quali le interconnessioni?

Tutto ciò che facciamo in questo quadro di geopolitica è diretto ad una politica dell’Unione europea sempre più forte. La semplificazione che l’Europa finalmente costruisce più muri è fuorviante, l’Europa invece sta difendendo le sue frontiere perché le minacce sono tante. Ricordo che l’Iran è una diretta minaccia per lo Stato di Israele, dal momento che l’intera complessità delle politiche aggressive iraniane è rivolta principalmente all’entità sionista. Non riconoscono nemmeno l’esistenza dello Stato di Israele, per cui è evidente che la politica dell’Unione europea al fianco dello Stato di Israele e per il suo interesse di difesa deve essere molto chiara e molto forte. Non possiamo più consentire a questi Paesi di avere ingerenze nel nostro tessuto politico, culturale e quindi anche sociale perché rappresentano una minaccia profonda a quei principi di democrazia e di libertà non negoziabili per noi. E lo dico nel Giorno della Memoria, in cui ricordiamo oltre che il tragico sacrificio di 6 milioni di ebrei, quello di tanti italiani e tanti europei nella lotta al nazismo, senza dimenticare i legami che ci sono stati tra l’Iran e il regime nazista.



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