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Tampone obbligatorio. La scelta Ue che non piace alla Cina

L’Unione europea si muove compatta verso la rintroduzione dell’obbligo di tampone per chi proviene dalla Cina, travolta dal picco di contagi da Covid. Da Ue e Usa l’offerta di vaccini efficaci, ma Pechino chiude ogni possibile dialogo sul tema. Intanto l’obbligo è già attivo in altri Paesi, come il Giappone

Sul Covid e la sua diffusione “prendiamo le misure che riteniamo giustificate in linea con l’evoluzione della situazione in Cina”. Sono le parole della portavoce della Commissione Ue Dana Spinant nel corso del briefing quotidiano con la stampa, interpellata sul fatto che ieri il ministero degli Esteri cinese ha parlato di contromisure sul principio di reciprocità, sull’ipotesi di test Covid per chi arriva in Ue dalla Cina. L’Unione europa, infatti, dovrebbe raggiungere un accordo unitario sulla reintroduzione dell’obbligo di fare il tampone per chi viaggia dalla Cina, in cui dopo l’allentamento delle misure restrittive per la popolazione i contagi sono aumentati esponenzialmente. Come l’Ue, anche Giappone e Stati Uniti.

PERCHÉ DI NUOVO I TAMPONI DALLA CINA

“Non abbiamo alcuna risposta alle dichiarazioni del portavoce del ministero degli Esteri cinese”, aveva detto ancora in mattinata la portavoce Spinant, secondo cui le misure introdotte dall’Ue “si basano sulle discussioni tra i nostri esperti e scienziati, ma ora sono soggette a una decisione che dovrà essere discussa dagli Stati membri”. Nella giornata di ieri 3 gennaio si è tenuto l’incontro del Comitato per la Sicurezza sanitaria, gruppo consultivo informale che riunisce gli esperti dei ministeri della Salute dei Ventisette, nel quale si è registrata l’unità “sulle azioni da intraprendere” e, nello specifico, a introdurre il tampone per i viaggiatori dalla Cina, un maggiore monitoraggio delle acque reflue e un aumento della sorveglianza interna, ha spiegato la commissaria alla Salute, Stella Kyriakides, al termine della riunione.

Le ragioni alla base della decisione che sarà presa, probabilmente, nel pomeriggio, non sono volte solo a prevenire una nuova ondata di Covid. L’Ue, infatti, punta ad evitare che si ripeta la frammentazione normativa che si creò nelle prime settimane di pandemia all’inizio del 2020 e che richiese mesi di lavoro per concordare un sistema di coordinamento europeo. La necessità di scongiurare nuove divisioni dovrebbe dunque avere la precedenza sulla valutazione diffusa ieri dall’Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo della malattie, nella quale si sottolinea che “le varianti che circolano in Cina sono già in circolazione nell’Ue”. Perciò, hanno aggiunto gli esperti, “non rappresentano una sfida per la risposta immunitaria dei cittadini Ue” che possono contare su “livelli di immunizzazione e vaccinazione relativamente elevati”.

CHI RICHIEDE IL TAMPONE

Non solo l’Unione europea si muove nella direzione di chiedere nuovi tamponi. Il Giappone, infatti, ha deciso ulteriori misure di controllo alle frontiere per chi arriva dalla Cina, nel tentativo di arginare l’ondata di nuovi contagi in atto nel Paese vicino. Un annuncio fatto da premier nipponico Fumio Kishida, in visita nel santuario di Ise Jingu, nella prefettura di Mie, il quale ha spiegato che da questo sabato i visitatori dalla Cina dovranno presentare un tampone negativo prima imbarcarsi verso il Giappone, e sottoporsi ad un ulteriore test all’arrivo. Le autorità nazionali continueranno inoltre a garantire che non ci sia un aumento esponenziale dei voli diretti dalla Cina.

E mentre l’Ue si muove verso una decisione unitaria, alcuni Paesi membri hanno già attivato l’obbligo. I test ai passeggeri dei voli provenienti in Francia dalla Cina verranno effettuati “senza esitazioni”, ha detto il portavoce del governo francese, Olivier Véran, in occasione del primo consiglio dei ministri del 2023 a Parigi, ma già ieri, la premier Elisabeth Borne aveva detto che la Francia continuerà ad effettuare i test nonostante le critiche di Pechino. Lo stesso ministro degli esteri italiano Antonio Tajani aveva risposto alle critiche del governo cinese sulle misure europee definendo queste ultime “normalissime. Lo fanno tanti cinesi ma anche tanti italiani provenienti dalla Cina. È a tutela della salute fare un tampone, non ha nulla di offensivo”. In Italia, l’obbligo di tampone per i passeggeri provenienti dalla Cina era stato introdotto con una ordinanza dal ministro della Salute Orazio Schillaci: “La misura si rende indispensabile per garantire la sorveglianza e l’individuazione di eventuali varianti del virus al fine di tutelare la popolazione italiana. Riferirò più dettagliatamente nel corso del Consiglio dei Ministri convocato oggi”.

Gli Stati Uniti hanno deciso su basi scientifiche di chiedere ai viaggiatori provenienti dalla Cina di sottoporsi al test sul Covid, anche a causa della mancanza di trasparenza da parte di Pechino sul numero di contagi registrati. “È un approccio basato solo ed esclusivamente sulla scienza – ha ribattuto rispondendo ai giornalisti il portavoce del dipartimento di Stato Ned Price. Le misure dipendono dalle “preoccupazioni per la salute pubblica” dovute all’aumento dei casi Covid in Cina e della mancanza di “un’adeguata e trasparente sequenza genomica epidemiologica e virale”, ha aggiunto parlando della Repubblica popolare.

L’OFFERTA USA E UE SUI VACCINI…

Sulla scia del picco di contagi in Cina, la Commissione europea ha offerto alla Cina di donare vaccini anti covid adatti a far fronte alla situazione. “La commissaria Kyriakides ha contattato le controparti cinesi per offrire solidarietà e sostegno e ciò include competenze di sanità pubblica, nonché attraverso varie donazioni di vaccini dell’Ue adattati”, aveva detto ieri il portavoce Tim McPhee nel briefing quotidiano con la stampa. “Stiamo seguendo gli sviluppi in Cina e abbiamo sempre offerto il nostro supporto alla Cina, come abbiamo fatto con qualsiasi altro Paese in tutto il mondo, per aiutare ad affrontare il Covid-19. Ricordo che all’ultimo vertice Ue-Cina, che si è svolto ad aprile, la stessa presidente (von der Leyen) ha affermato che siamo disposti a fornire supporto in qualsiasi modo con competenze o in qualsiasi altro modo necessario”, ha aggiunto la portavoce Dana Spinant. Un’offerta fatta lo scorso dicembre anche dagli Stati Uniti e ribadita da Ned Price proprio nella giornata di ieri.

…E LA RISPOSTA CINESE

La produzione di vaccini cinese “soddisfa le esigenze di garantire che tutte le persone idonee alla vaccinazione abbiano accesso ai vaccini Covid”, ha detto la portavoce del ministero degli Esteri cinese Mao Ning, in conferenza stampa, rispondendo a una domanda sui vaccini offerti gratuitamente dall’Unione europea. “La Cina ha stabilito le più grandi linee di produzione al mondo di vaccini Covid”, ha aggiunto Mao, “con una capacità di produzione annuale di oltre 7 miliardi di dosi e una produzione annua di oltre 5,5 miliardi di dosi”. “La situazione Covid in Cina è prevedibile e sotto controllo”, ha assicurato Mao, Pechino si dice pronta “a lavorare con la comunità internazionale in solidarietà, affrontare la sfida Covid in modo più efficace e proteggere meglio la vita e la salute delle persone”.



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