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Gli italiani si scoprono più poveri (e più confusi). L’inflazione secondo Savona

La Commissione per la Borsa fa il punto della situazione dopo due anni di pandemia e dodici mesi di cavalcata dei prezzi. Otto italiani su dieci hanno difficoltà a gestire le proprie finanze e oltre uno su tre non ha ben compreso l’impatto del costo della vita sui propri risparmi. Savona: il governo ha le armi, le usi

Quanto è difficile far quadrare i conti, ai tempi della grande inflazione che tutto ingoia: redditi, pensioni, fatturati, margini. Contro l’impennata del costo della vita c’è poco da fare anche per gli italiani, popolo di risparmiatori. Questo emerge dall’ultimo rapporto Consob sugli investimenti delle famiglie, presentato a Roma. Non sono pochi i risparmiatori italiani che hanno perso la bussola in questi anni così drammatici, tra pandemia e guerra. E ritrovare certezze e sicurezza nella gestione del denaro non è cosa facile.

DALL’INFLAZIONE ALLA CONFUSIONE

I numeri, prima di tutto. Ad oggi l’80% degli italiani che investono i propri soldi ritiene complessa la gestione delle finanze personali “anzitutto a causa del contesto incerto e della crescita dei prezzi”, scrive la Commissione per la Borsa, guidata dall’economista ed ex ministro Paolo Savona. Il 65% sembra comprendere gli effetti dell’inflazione, schizzata al 12,3% a fine 2022. Ma, attenzione, tra gli investitori che preferiscono detenere i propri risparmi in un conto corrente (21%) e tra quanti indicano l’inflazione tra i fattori di difficoltà nella gestione delle finanze personali (21%), rispettivamente più di un terzo e circa un quarto non coglie l’impatto della crescita dei prezzi sul proprio potere di acquisto.

E questo perché “sebbene in lieve crescita, le conoscenze finanziarie non sono ancora sufficientemente diffuse né rispetto ai concetti di base: la nozione di diversificazione degli investimenti è compresa solo dal 50% degli intervistati ,né rispetto agli strumenti finanziari (la quota di risposte corrette a domande su conto corrente, azioni, obbligazioni e fondi comuni di investimento rimane al di sotto del 60%, ndr) né rispetto alle dimensioni del rischio finanziario (in particolare, la percentuale di intervistati che ha familiarità con le nozioni di rischio di credito, di mercato e di liquidità oscilla tra il 20% e il 49%)”.

UNA TASSA OCCULTA

Il numero uno di Piazza Verdi ha poi colto l’occasione per far emergere ancora una volta il grande problema delle famiglie e dei risparmiatori italiani: l’inflazione. Che per Savona, senza equivoci, è una tassa. “In Italia ci sono norme che ostacolano il principio costituzionale della difesa del risparmio: ho sollecitato a giugno governo e Parlamento affinché garantissero parità di trattamento normativo, non solo tributario, tra tutte le attività possedute per contrastare l’aumento dell’inflazione. Dopo un iniziale interesse alla proposta non sono stati fatti progressi, anzi le discriminazioni di trattamento normativo tra attività di portafoglio sono aumentate, ostacolando il raggiungimento dell’obiettivo di tutela del risparmio in ogni forma, come previsto dalla Costituzione”.

Savona ha rimarcato come secondo la sua proposta (che prevede una composizione equilibrata tra attività mobiliari e immobiliari, affidando la redditività agli andamenti dell’economia reale, così alleggerendo la politica monetaria del peso di manovre inusuali sui tassi dell’interesse) gli effetti dell’inflazione potevano essere mitigati. L’inflazione ha da sempre legami con la quantità di moneta e questa con il finanziamento della spesa pubblica attraverso l’indebitamento statale: essa opera come una tassa occulta e iniqua violando il fondamento democratico della no taxation withour rapresentation“.

Non è tutto. Nel corso del 2022, “l’insieme della politica economica seguita dopo la ripresa dell’inflazione ha scelto di privilegiare le prime due macrovariabili: il lavoro, poggiando la sua tutela sul sostegno alla crescita reale, e l’equa distribuzione del reddito, poggiando il suo raggiungimento sull’intervento a carico del bilancio pubblico. I contenuti della sua funzione di utilità sono stati tali da accettare che l’aumento dei prezzi gravasse maggiormente sul risparmio, con l’eccezione di una sua modesta remunerazione conseguente al discusso aumento dei tassi nominali dell’interesse e il riconoscimento di compensazioni fiscali stimabili nell’ordine del 2%. Su questa soluzione è mancato un dibattito politico esplicito”. Tradotto, il risparmio va difeso, senza se e senza ma.

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