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Tamponi Covid, l’Ue raccomanda l’obbligo (e chiede trasparenza alla Cina)

Dall’Ue la “forte raccomandazione” ai Paesi membri affinché introducano l’obbligo di tampone ai viaggiatori provenienti dalla Cina. E dalla commissaria alla Salute Kyriakides una richiesta: “La Cina deve condividere in modo trasparente i dati sulla sua situazione attuale”

Era stato annunciato, e così è stato. L’incontro convocato ieri 4 gennaio dalla presidenza svedese del meccanismo integrato europeo di risposta alle crisi (Ipcr) per “discutere e coordinare un approccio comune degli Stati membri e dare raccomandazioni alla luce del picco di contagi del Covid in Cina” ha prodotto una “forte raccomandazione” ai Paesi Ue di introdurre l’obbligo di test in arrivo, oltre alla previsione di altre misure di contenimento. Soddisfazione per la decisione presa è arrivata dalla commissaria Ue alla Salute Stella Kyriakides, nonostante non si sia arrivati all’unanimità per introdurre l’obbligo a livello europeo per il disaccordo di alcuni Paesi.

Dalla stessa Kyriakides anche una richiesta: “La Cina deve condividere in modo trasparente i dati sulla sua situazione attuale. Possiamo affrontare la pandemia solo se lavoriamo a stretto contatto a livello di Ue e del mondo”, ha scritto su Twitter. Mancata trasparenza che è alla base delle misure non solo Ue, ma anche di Usa e Giappone (qui i dettagli).

A seguire la raccomandazione europea la Germania, che introdurrà i test obbligatori per chi arriva dalla Cina, ha reso noto il ministro della Salute Karl Lauterbach, secondo quanto scrive Dpa.

Eppure nella riunione di ieri non si è riusciti a raggiungere l’unanimità sull’obbligo dei tamponi, e si è infatti arrivati a quello sulla forte raccomandazione. Non è chiaro chi tra i 27 abbia posto il veto sull’obbligo, ma un funzionario europeo ha fatto sapere che “l’Ipcr non aveva mandato per introdurre un obbligo europeo di effettuare test nell’Unione. Quella resta una scelta di livello nazionale”. “L’Ipcr  – ha aggiunto – è stato voluto per coordinare un approccio comune Ue sul picco di epidemia in Cina, considerando anche che non abbiamo a disposizione dati credibili sui contagi, e dopo che già alcuni Stati come Italia, Francia e Spagna hanno introdotto test in arrivo”.

“Tutti sono stati decisamente a favore di un approccio comune. Ci sono differenze nazionali per intervenire e alcuni Paesi non hanno neppure voli diretti dalla Cina”. L’organismo non ha fornito raccomandazioni per i viaggiatori in arrivo nell’Unione con uno scalo in Paesi terzi: “Risulta complesso e alcuni Stati membri hanno dei problemi legali al riguardo. Verrà deciso anche questo a livello nazionale”, ha spiegato poi il funzionario.

L’Italia, come Francia e Spagna e da ultimo Germania, ha già introdotto l’obbligo di tampone, soprattutto con lo scopo di monitoraggio. Francesco Vaia, direttore sanitario dell’Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani, ha sottolineato con Formiche.net che l’istituto sta provvedendo al sequenziamento e il monitoraggio dei campioni prelevati ai pazienti positivi provenienti dalla Cina, e che “in Cina al momento stanno circolando varianti Omicron appartenenti ad almeno tre diversi lineage (BA.5.2, BF.7 e BQ.1.1) già noti in Italia, in Europa e nel mondo, alcune delle quali anche dominanti al momento sul nostro territorio. Al momento pertanto, la forte preoccupazione che emerge a livello mediatico non appare giustificata, almeno sotto il profilo della circolazione delle varianti”.

“Dovremmo avere imparato in questi anni di pandemia che l’approccio comunitario, Europeo ma non solo, è quello vincente”, ha aggiunto Vaia. “Agire da soli o in un contesto esclusivo di singolo Paese è un approccio che limita la nostra capacità di combattere il Covid e rende meno vincenti tutti i nostri sforzi di monitoraggio e sorveglianza. L’Italia ha fatto da apripista sui test agli aeroporti, e per primi abbiamo indicato che la strada giusta è quella del coordinamento europeo, dello scambio di informazioni, dell’approccio condiviso”.

Nella giornata di ieri, prima della decisione europea, da Pechino erano arrivate critiche nei confronti della posizione Ue. Allo stesso modo, dopo la dichiarazione dell’Organizzazione mondiale della sanità secondo cui le statistiche ufficiali cinesi non sono al passo con la ripresa dell’epidemia nel Paese, una portavoce del ministero degli Esteri cinese, Mao Ning, ha condiviso la speranza che “la segreteria dell’Oms mantenga una posizione scientifica, obiettiva e imparziale e si impegni a svolgere un ruolo attivo nella risposta globale alla sfida dell’epidemia” di Covid-19.

“Attualmente la situazione epidemica in Cina è sotto controllo”, ha detto ancora la portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, aggiungendo che “da quando è scoppiata l’epidemia di coronavirus la Cina ha condiviso informazioni e dati rilevanti con la comunità internazionale in modo aperto e trasparente, condividendo la sequenza genetica del virus nel più breve tempo possibile e dando importanti contributi allo sviluppo di vaccini e farmaci pertinenti in vari Paesi”.


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