Almeno una struttura militare iraniana è stata colpita da un attacco con piccoli droni armati. Si parla anche di altri raid in diverse zone della Repubblica islamica. La provincia di Isfahan, oltre al deposito di munizioni, ospita interessanti siti legati al programma nucleare, dunque sembrano chiare le motivazioni. Con una complessità: l’Azerbaigian
Una forte esplosione in un impianto militare a Isfahan, nel centro dell’Iran, è stata causata da un attacco di droni, secondo le informazioni fornite dalla base stessa — che si trova lungo la Imam Khomeini Expressway, una delle autostrade centrali del Paese. L’attacco “non riuscito”, riferiscono i media statali iraniani, citando il ministero della Difesa.
“Uno [dei droni] è stato colpito dalla […] difesa aerea e gli altri due sono stati catturati dai sistemi di dissuasione e sono esplosi. Fortunatamente, questo attacco non ha causato alcuna perdita di vite umane e ha provocato danni minori al tetto di un edificio”, ha dichiarato il reparto logistico del ministero in una nota diffusa per primo tramite l’agenzia di stampa statale IRNA. Teheran ha successivamente definito le armi usate Micro Aerial Vehicles.
A giudicare dai tanti video circolati sui social network durante la notte, le informazioni diffuse da Teheran tendono a minimizzare. D’altronde la propaganda della Repubblica islamica oscilla a piacimento tra il vittimismo (per avere l’alibi e replicare a presunte azioni da parte dei propri nemici) e il ridimensionamento (per non sembrare vulnerabile).
Secondo le informazioni raccolte da Formiche.net, quello a Isfahan non è stato l’unico impianto militare colpito. Ci sono stati un’altra dozzina di attacchi simili in varie parti del Paese, che avrebbero colpito basi delle forze armate e del Corpo dei Guardiani della Rivoluzione (la divisione militare teocratica nota come Pasdaran). Tabriz nel nord, Azar Sahr, nell’Azerbaigian orientale, Dezful nel Kuzhestan, la base Nozeh di Hamadan nel centro, a sud di Teheran.
Si tratta di informazioni raccolte tra l’opposizione, non ci sono conferme ufficiali. Se fosse reale questa serie di attacchi, allora significherebbe che la Repubblica islamica è finita sotto un’operazione coordinata che questa volta ha colpito vari edifici della Difesa di importanza minore (anche questo sarà da verificare). Ma che la prossima volta potrebbe anche avere come bersaglio le strutture del programma nucleare. Oppure quelle della catena di produzione dei droni che l’Iran fornisce alla Russia per spingere la propria offensiva in Ucraina.
Su chi sia il mandante si possono fare solo congetture. Ma è chiaro che il pensiero scivola rapidamente su Israele — dove in questi giorni è in visita il capo della Cia, per altro. L’azione condotta con droni esplosivi (o piccoli droni armati) dimostra la vulnerabilità iraniana: i velivoli, per gittata, potrebbero essere stati guidati dall’interno del Paese. E non sarebbe la prima volta che squadre di infiltrati vengono messe in azioni.
A luglio, l’Iran ha dichiarato di aver arrestato una squadra di sabotatori composta da militanti curdi che lavoravano per Israele e che progettavano di far saltare in aria un centro “sensibile” dell’industria della difesa a Isfahan. Un segmento trasmesso dalla TV di Stato iraniana lo scorso ottobre mostrava presunte confessioni di presunti membri del Komala, un partito di opposizione curdo esiliato dall’Iran e ora residente in Iraq, che avevano pianificato di colpire un impianto aerospaziale militare a Isfahan dopo essere stati addestrati dai servizi segreti israeliani del Mossad. Nessun commento da Gerusalemme, chiaramente, mentre è noto che i media iraniani hanno spesso alterato la verità anche attraverso documenti — come le confessioni — artefatti.
L’operazione di questa notte ha avuto un modus operandi simile a quello del giugno 2021 che ha attaccato la struttura TESA Karaj — e in quell’occasione è appurato che i droni partirono dal suolo iraniano (Teheran accusa più o meno formalmente Israele e Stati Uniti di organizzare queste operazioni).
La provincia di Isfahan, oltre al deposito di munizioni colpito, ospita interessanti strutture legate al programma nucleare iraniano: nel 2022, l’Iran ha informato l’agenzia per il nucleare dell’Onu che intendeva produrre tubi e soffietti del rotore delle centrifughe a in una nuova sede a Esfahan in seguito all’attacco al complesso TESA Karaj. Inoltre nella grande base aerea di Kashan, sempre nell’area, gli iraniani starebbero addestrando alcuni dei miliziani sciiti usati come proxy nella regione sull’uso dei droni. Un addestramento del genere lo hanno ricevuto anche alcuni reperti delle forze armate russe.
Il governo teocratico iraniano si trova ad affrontare sfide sia all’interno che all’estero, mentre il suo programma nucleare arricchisce rapidamente l’uranio, avvicinandosi più che mai a livelli di qualità per le armi, dopo il fallimento dell’accordo Jcpoa con le potenze mondiali. Le proteste nazionali hanno inoltre scosso il Paese dopo la morte a settembre di Mahsa Amini, una donna curdo-iraniana detenuta dalla polizia morale del Paese. Il rial è crollato a nuovi minimi rispetto al dollaro americano. La Repubblica islamica è in una fase di particolare criticità.
Israele è sospettato di aver lanciato una serie di attacchi contro l’Iran, tra cui uno nell’aprile 2021 contro l’impianto nucleare sotterraneo di Natanz, che ne ha danneggiato le centrifughe. Nel 2020, l’Iran ha incolpato Israele con un attacco sofisticato che ha ucciso lo scienziato ritenuto il responsabile nucleare militare.
Nel frattempo, rimane alta anche la tensione con il vicino Azerbaigian — alleato di Israele — dopo che un uomo armato ha attaccato l’ambasciata del Paese nella capirla e iraniana, uccidendo il capo della sicurezza e ferendone altri due. Ci sono immagini che mostrano l’assalitore superare senza ostacoli il pass presieduto da una guardia iraniana all’ingresso dell’edificio diplomatico.
Secondo alcune informazioni raccolte da Al Arabiya, nell’operazione – indirizzata verso siti di produzione dell’industria militare iraniana – sarebbero coinvolti gli Stati Uniti e un altro Paese alleato, ma non Israele. Non è chiaro quanto queste informazioni siano attendibili (e perché siano state diffuse). Funzionari americani hanno smentito informalmente coinvolgimenti di “forze militari” statunitensi in quanto accaduto (nota: la Cia, che potrebbe aver organizzato l’attacco, non è una “forza militare”). Secondo altre informazioni raccolte dal Wall Street Journal tramite fonti americane, l’attacco sarebbe stato condotto da Israele.
Al di là delle informazioni che escono sulla stampa, parte della infowar sulla vicenda, è comunque chiaro che sia Washington che Gerusalemme hanno piani di attacco contro l’Iran (forse in parte testati anche durante la grande esercitazione “Juniper Oak”). Di questi piani non si conosce quasi niente, essendo coperti da ovvia segretezza massima. Tuttavia, è possibile che attività preventive, o dimostrative, come quelle di questa notte siano parte di un programma operativo – anche semplicemente per convincere Teheran che è realmente nel mirino e che un attacco avrebbe capacità di penetrazione profonda.