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Il 2023 può essere l’anno del gasdotto Eastmed. Parla Mattana (Edison)

“Il contesto globale è profondamente mutato nell’ultimo anno e crediamo che ci siano le condizioni perché l’Italia possa esprimere il suo sostegno esplicito, che garantirebbe anche un peso molto più importante a livello europeo”, spiega Fabrizio Mattana, executive vice president Gas Assets di Edison

L’auspicio di Edison è che il 2023 possa essere un anno decisivo per la realizzazione del gasdotto EastMed-Poisedon, un progetto promosso da Igi Poseidon (50% a Edison, 50% alla greca Depa), di quasi 2.000 chilometri per trasportare energia dal Mediterraneo orientale fino all’Europa passando dalla Puglia.

“È un’opportunità unica per l’Italia anche alla luce della volontà espressa dall’attuale governo di rendere il Paese un hub energetico nel Mediterraneo”, spiega Fabrizio Mattana, executive vice president Gas Assets di Edison, a Formiche.net. “Complementare ai rigassificatori che sono abilitatori dell’ingresso dei volumi ma non la garanzia del loro arrivo, se non accompagnati da contratti di import lungo termine che ne fissano la destinazione”, aggiunge sottolineando l’importanza della diversificazione delle fonti. “Questo progetto ha caratteristiche uniche, in termini di sicurezza di approvvigionamento, in quanto interconnette direttamente, senza transito per Paesi terzi, le risorse nuove più vicine all’Europa e fa riferimento a partner che sono stabili e affidabili come Israele”.

Le peculiarità di EastMed-Poisedon renderebbero l’iniziativa elegibile oltreché meritevole, spiega Edison, di essere considerata per una sua inclusione anche nel prossimo aggiornamento del Pnrr italiano. Il progetto è abilitatore di altre iniziative chiave per il Paese, tra cui la Linea Adriatica e l’ottimizzazione del reverse flow verso il centro Europa e la creazione di un vero e proprio corridoio energetico con i Paesi del Mediterraneo Orientale per fornire oggi accesso alle risorse gas diversificate più vicine e un domani ai futuri bacini di produzione dell’idrogeno verde a basso costo. L’infrastruttura, inoltre, rappresenta una grande occasione per il coinvolgimento delle eccellenze italiane, sia operative sia realizzative, e un’assicurazione strategica per il futuro, considerato il costo dell’incertezza degli approvvigionamenti. Le attività di sviluppo in corso, cofinanziate dall’Unione europea coinvolgono già eccellenze dell’industria italiana, tra cui Saipem, che potrebbero garantire, assicura Edison, una rapida realizzazione e gestione dell’infrastruttura, avente caratteristiche tecniche similari ad altri progetti recentemente realizzati per un investimento stimato attualmente in circa 6 miliardi di euro. Inoltre, le tempistiche sarebbero allineate a quelle delle risorse israeliane (e anche cipriote): quattro anni dalla decisione dell’investimento, cioè 2027 in caso di via libera nei prossimi mesi.

Il gasdotto è stato riconosciuto quale Progetto di Interesse Comune (Pci) europeo già dal 2014, confermato nella quinta lista e candidato lo scorso dicembre alla nuova sesta, per cui ha già ottenuto supporto formale da parte delle autorità dei Paesi coinvolti, tra cui l’Italia, ed è incluso tra i progetti strategici di medio termine del piano Repower EU. Il progetto è stato oggetto anche di uno specifico accordo intergovernativo per la realizzazione dell’opera sottoscritto da Grecia, Cipro ed Israele ad Atene tre anni fa.

Nelle scorse settimane i partiti della maggioranza hanno presentato due risoluzioni a sostegno dell’opera. “Il contesto globale è profondamente mutato nell’ultimo anno e crediamo che ci siano le condizioni perché l’Italia possa esprimere il suo sostegno esplicito, che garantirebbe anche un peso molto più importante a livello europeo”, spiega Mattana. Inoltre, il supporto italiano contribuirebbe all’avvio di un dialogo costruttivo tra gli attori dell’area, inclusa la Turchia, volto a superare le distanze promuovendo la cooperazione e la valorizzazione delle potenzialità regionali.

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