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L’Italia taglia i ponti del gas con la Russia e diventerà hub mediterraneo

Il ceo di Eni, nel giorno del sold out del bond green, annuncia che nell’inverno 2024-25 Roma sarà definitivamente sganciata dalle forniture del Cremlino, grazie al ruolo giocato dall’Algeria. Ora sancito anche da un accordo con Sonatrach nell’ambito della visita del premier Meloni

Non sarà un arrivederci, ma un addio. L’Italia è pronta a salutare definitivamente la Russia e il suo gas, perché il futuro degli approvvigionamenti adesso ha un nuovo nome: Algeria. Claudio Descalzi, ceo di Eni, in questi giorni è nel Paese africano insieme al premier Giorgia Meloni, per rafforzare ulteriormente la già in essere saldatura energetica con Algeri. Sono mesi che l’Europa, che oggi beneficia di un prezzo del metano intorno ai 60 euro a megawattora, sta lentamente portando avanti il disimpegno dall’ex Urss, che fino a ieri riscaldava tre quarti di Continente.

Ora è il tempo dello strappo finale, nella speranza che collateralmente al riassetto dei fornitori (la scorsa primavera era stato l’allora premier Mario Draghi a inaugurare la ricerca di nuovi partner del gas, in Africa), avanzi a tappe forzate la transizione. La road map indicata da Descalzi, nel giorno in cui il Cane a sei zampe fa sold out (10 miliardi, tasso minimo al 4,3%) con il suo green bond destinato al mercato retail, è chiara. Sulle previsioni per l’azzeramento delle forniture di gas russo “sono positivo, il percorso potrà arrivare a compimento nell’inverno 2024-25, direi che continuando così le cose andranno nel verso giusto”, ha spiegato il numero uno dell’Eni ai giardini di Algeri intitolati a Enrico Mattei, che proprio del gruppo fu fondatore.

Dunque, entro due anni, forse anche prima, l’Italia sarà libera dal metano del Cremlino. Per quanto riguarda le forniture di gas dall’Algeria, “aggiorniamo gli accordi annualmente sulle quantità, che sono state rispettate: sono stati dati più di 3 miliardi di metri cubi e altri 3 miliardi nel 2023 e poi altri ancora. Bisogna pensare che solo 2 anni fa l’Algeria dava all’Italia circa 21 miliardi di metri cubi, adesso ha dato 25 miliardi, arriveremo a 28 miliardi l’anno prossimo e poi nel 24-25 supereremo ancora. È davvero un partner strategico che sta aiutando molto l’Italia”.

Dunque, l’Italia sta gettando un poco alla volta quelle basi per diventare hub energetico, anche e non solo in virtù della sua posizione geografica che di fatto ne fa un terminale europeo verso l’Africa. Sullo sfondo delle prospettive delineate da Descalzi, è arrivato un accordo industriale di non poca importanza. Italia e Algeria hanno infatti firmato un accordo per la realizzazione di un nuovo gasdotto, anche per il trasporto di idrogeno. Lo stesso Descalzi e il presidente e direttore generale di Sonatrach, Toufik Hakkar, hanno firmato un memorandum d’intesa sulla collaborazione tecnologica nella riduzione del gas flaring (combustione del gas), la valorizzazione e altre tecnologie per la riduzione delle emissioni.

Lo scopo del memorandum (sottoscritto alla presenza della presidente del Consiglio Meloni e del presidente della Repubblica Tebboune) è quello di individuare congiuntamente le possibili attività volte a ridurre le emissioni di gas ad effetto serra in Algeria, e le migliori tecnologie da utilizzare per giungere a tale riduzione, mediante uno studio condiviso avente ad oggetto proprio la riduzione del gas flaring, nonché del venting delle attività operative.


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