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I fondi Esg decollano in Europa, negli Usa dilaga lo scetticismo. Ma in futuro…

Come dimostra il caos normativo a livello europeo sulla classificazione degli investimenti sostenibili e un certo scetticismo che comincia ad affiorare tra analisti ed operatori, dare per scontato che l’attuale disallineamento strategico sul tema tra Europa e (parte degli) Stati Uniti permanga anche nel lungo termine può rivelarsi un errore di valutazione. Il commento di Uberto Andreatta

Il Financial Times ha reso noti negli scorsi giorni gli esiti di un’indagine condotta da Morningstar secondo cui, nonostante le performance inferiori rispetto ai tradizionali exchange traded funds (Etf) registrate sia nel 2022 sia negli ultimi tre e cinque anni, quelli legati alla sostenibilità hanno contato per il 65% del totale della raccolta netta effettuata in Europa dall’universo Etf nel 2022, facendo peraltro rilevare un sensibile aumento rispetto al 51% del 2021.

Il fenomeno colpisce sia per l’anomalia di una asset class premiata dagli investitori a dispetto dei risultati deludenti sia perché sull’altra sponda dell’Oceano Atlantico, dove peraltro si origina tutt’ora gran parte dell’innovazione finanziaria poi diffusa su tutto il globo, il tema della sostenibilità non cessa di lacerare il tessuto della comunità finanziaria, come testimoniato dalla pervicace ostilità degli Stati “rossi” e dei loro fondi pensione alle politiche Esg dei grandi asset managers e dalla personalizzazione dello scontro nei confronti in particolare del ceo di BlackRock Larry Fink.

L’ultima tendenza da segnalare è l’ingresso prepotente del tema dell’aborto, già fortemente polarizzante sul piano socio-politico specie alla luce della sentenza del 2022 della Corte Suprema che ha sovvertito il principio fissato dalla Roe vs Wade, nel dibattito assembleare delle grandi corporations non soltanto farmaceutiche. Queste, infatti, di fronte alle richieste di gruppi di pressione opposti di valutare i rischi connessi all’applicazione o alla disapplicazione delle nuove norme statali, si sono trovate nella necessità di invocare un intervento della Securities and Exchange Commission che le esimesse dal chiamare gli azionisti a pronunciarsi sul tema disinnescando così l’ordigno.

Come si è più volte evidenziato, la tempesta che sta investendo il corpo sociale degli Stati Uniti e che ha avuto il suo culmine nell’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021 ha ben presto colpito – e non poteva essere altrimenti – una delle aree attraverso cui l’America si proietta nel mondo, ossia la finanza. Lo si vede anche dal modo con cui Fink è passato al contrattacco non soltanto, come è capitato dialogando con Andrew Ross Sorkin al DealBook Summit dello scorso dicembre, per ribadire sia che BlackRock presenta una raccolta positiva nonostante le polemiche sia che senza il suo servizio di stewardship gli investitori esercitano meno controllo sulle società quotate, ma anche, nel corso di una recente telefonata con Zelensky per gettare le basi della futura ricostruzione dell’Ucraina, per intervenire sulla questione geopolitica del momento.

Come spiegare quindi l’anomalia europea cui si faceva cenno all’inizio? Il paradosso in realtà è solo apparente. La funzione attuale dell’Europa nell’asse occidentale è di recidere i legami soprattutto con le forniture di gas dalla Federazione Russa col rischio di spingere Mosca, come prodromo della sua disintegrazione, tra le braccia di un continente non certo amichevole nei suoi confronti.

Per farlo serve certamente, nel breve e medio periodo, andare alla ricerca di fornitori alternativi per scongiurare scenari di rottura delle catene produttive, ma su un orizzonte temporale più ampio l’obiettivo dev’essere quello della decarbonizzazione, così da prendere per fame l’Orso russo e infliggergli la sconfitta finale.

Si capisce così come, nella sponda est dell’Atlantico, le tematiche Esg condizionino in modo determinante i processi decisionali delle aziende, mentre in quella Ovest si registrino le convulsioni cui si faceva riferimento, quasi che le popolazioni dell’America profonda non ne percepiscano il medesimo valore, lontane come sono geograficamente e mentalmente, forse per una sopraggiunta consapevolezza della superiorità americana con conseguente non volontà di misurarsi con un avversario scarso, dalla linea del fronte europeo.

Come dimostra il caos normativo a livello europeo sulla classificazione degli investimenti sostenibili e un certo scetticismo – Bloomberg è arrivata qualche giorno fa a paragonare l’investimento Esg al gioco d’azzardo – che comincia ad affiorare tra analisti ed operatori, dare per scontato che l’attuale disallineamento strategico sul tema tra Europa e (parte degli) Stati Uniti permanga anche nel lungo termine può però rivelarsi un errore di valutazione.


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