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Le ragioni degli Usa e quelle del dialogo. Rosario Cerra legge l’Ira

Dobbiamo evitare il muro contro muro, perché le spirali protezionistiche sono non solo pericolose ma soprattutto molto costose in termini di riduzione dell’efficienza. E sarebbe un paradosso che un provvedimento che si chiama Inflation Reduction Act possa in realtà provocare rilevanti spinte inflattive. Il commento di Rosario Cerra, fondatore e presidente del Centro economia digitale

I 369 miliardi di dollari di incentivi previsti dall’Inflation Reduction Act destinati a investimenti verdi e alla sicurezza energetica del Paese rappresentano il più grande piano contro il cambiamento climatico mai realizzato negli Stati Uniti. Se questo, come prevedibile, innescherà una serie di reazioni che porteranno all’approvazione di Piani analoghi, per me è una buona notizia per il futuro del Pianeta.
Spero anche che sia un primo passo, dopo anni di tentennamenti, della volontà degli Stati Uniti di puntare alla leadership a livello mondiale nel processo di transizione verso un’economia sostenibile. Lo fanno a modo loro, come è normale che sia, specie in un contesto geostrategico particolarmente complicato.

Il carattere per certi versi protezionistico dell’Ira, ovvero la parte che desta le maggiori preoccupazioni, è semplicemente dovuto al fatto che, ad esempio, l’accelerazione nella diffusione delle energie rinnovabili solleva enormi problemi da affrontare dal punto di vista delle dipendenze strategiche in termini di: capacità tecnologiche; accesso alle materie prime (cosiddette terre rare) utilizzate per la produzione di impianti di energia rinnovabile; capacità produttiva.

Il tema, che riguarda gli Stati Uniti ma ancora di più noi europei, è che dobbiamo assolutamente evitare di passare da una dipendenza all’altra, affidandoci a un numero ristretto di Paesi per la fornitura di tecnologie e componenti essenziali degli impianti di produzione di energia rinnovabile.

Dal mio punto di vista l’attivismo Usa è benvenuto se sarà capace di stimolare l’Europa a prendere iniziative analoghe che non possono di certo limitarsi a prevedere modifiche di tipo regolamentare, in particolare sugli aiuti Stato, ma che devono riguardare lo stanziamento – a livello europeo – di risorse significative. In poche parole, la direzione giusta in questo contesto è quella di istituire un fondo di sovranità europeo che punti al rafforzamento dell’industria europea anche su questi temi.

Dobbiamo tuttavia evitare il muro contro muro, perché le spirali protezionistiche sono non solo pericolose ma soprattutto molto costose in termini di riduzione dell’efficienza. E sarebbe un paradosso che un provvedimento che si chiama Inflation Reduction Act possa in realtà provocare rilevanti spinte inflattive. Rispetto a questo, i recenti segnali sul dialogo tra Europa e Stati Uniti sui contenuti dell’Ira sembrano essere confortanti e speriamo possano evitare forti penalizzazioni per le nostre imprese.

D’altra parte, il rafforzamento delle capacità tecnologiche e produttive di Europa e Usa passa, infatti, anche per le attività di interscambio e collaborazione tra le due aree, specie tenendo conto della complessità scientifica e tecnologica che andrà affrontata per realizzare la trasformazione verde dell’economia.

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