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Lavoro e alleanze. L’incontro Meloni-Michel (con vista urne)

Nel vertice a Palazzo Chigi con il presidente del Consiglio Ue spazio alla progettazione di un fondo sovrano europeo accanto ad interventi di sicurezza e migrazioni. L’ex ministro della difesa Mario Mauro: “Il modo di porsi del premier verso l’Ue si sta rivelando prezioso per la sua parte politica. Ha di fatto sdoganato il mondo dei conservatori europei nelle relazioni con le altre forze politiche nelle principali istituzioni”

Coraggio per un fondo sovrano europeo, lavoro (tanto) da affrontare e alleanze per una cooperazione franca. Ricevendo a Palazzo Chigi il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, Giorgia Meloni non solo ha incassato una visita di routine che è consuetudine compiere tra i nuovi governi, ma ha messo in luce tutta l’attenzione che le istituzioni europee hanno verso l’Italia. Tre i dossier attenzionati durante il vertice, che si interscambiano alla voce progettazione e che sono stati affrontati all’indomani delle visite strategiche in Algeria e Libia, e alla vigilia di un’altra serie di incontri molto fitti che Meloni avrà con il commissario dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) Filippo Grandi, la presidente dell’Ungheria, Katalin Novak, prima di partire per Stoccolma e in seguito per il Consiglio europeo del 9 e 10 febbraio. Sullo sfondo restano le iniziative politiche in vista delle elezioni europee del 2024.

Gli impegni

“L’Europa deve proteggere le sue imprese e deve farlo con coraggio. Secondo la posizione italiana significa soprattutto flessibilità sui fondi esistenti – ha osservato il premier italiano – Serve cautela sul rilassamento delle regole sugli aiuti di Stato, l’obiettivo è sostenere le imprese senza rischiare di indebolire il mercato unico. Serve il coraggio di realizzare strumenti come un fondo sovrano europeo”. Sull’immigrazione il dato messo in evidenza dal premier è che si tratta di un tema legato a quello della sicurezza: “A nessuno conviene dividersi su un tema come le migrazioni, significherebbe fare un regalo ai trafficanti di esseri umani. Sulle migrazioni bisogna avanzare con urgenza verso soluzioni europee a un problema che è europeo, come l’Italia sostiene da anni. Si sta affermando la consapevolezza che l’Ue può e deve intervenire partendo dalla difesa dei confini esterni”. La replica del presidente del Consiglio Ue: “Abbiamo molto lavoro da fare, grazie per la cooperazione franca”.

Italia nel rilancio europeo

La visita, commenta con Formiche.net l’ex ministro della Difesa Mario Mauro, già vicepresidente del Parlamento europeo, si configura nella routine degli incontri istituzionali tra i vertici delle istituzioni europee e un governo importante come quello italiano. “Ciò che non è di routine è il fatto che, come già si è capito in occasione della visita di von der Leyen, le istituzioni europee guardano in questo momento all’Italia come a un fattore sul piano politico in grado di rilanciare la strategia dell’Unione almeno su tre questioni cruciali, che poi sono quelle che sono state oggetto della discussione. Cioè il tema di una capacità dell’Unione europea di procedere insieme sulle questioni di politica economica”.

Secondo Mauro non va dimenticato che c’è un rischio enorme nel dare la stura all’utilizzo degli aiuti di Stato e cioè quello di privilegiare tra gli Stati europei quelli che hanno maggiori risorse. “Questo è un problema per la sopravvivenza stessa dell’Unione europea, quindi l’Italia non è semplicemente un Paese che ha tanti debiti e che ha ben poco da offrire sul piano degli aiuti di Stato, ma è quel Paese che in questo momento può, sul piano politico, dare equilibrio a un modello di un uso intelligente degli aiuti di Stato”.

La proposta del Fondo sovrano europeo va esattamente in quella direzione, perché consentirebbe di aiutare tutte le imprese europee allo stesso modo senza che le imprese di Paesi che hanno un rapporto debito Pil più basso degli altri se ne possano avvantaggiare a discapito del mercato unico, osserva.

Asse atlantico

La seconda questione cruciale è ovviamente il tema di politica estera cioè il sostegno all’Ucraina: “Da questo punto di vista, sia per questo aspetto sia per quello precedente, devo dire che Meloni è stata più draghiana di Draghi. Ha garantito un profilo di prudenza sui temi di politica economica, cosa non scontata in un governo che aveva fatto molte promesse in campagna elettorale. E ha rinsaldato, in un colpo solo, con la strategia apertamente a difesa dell’aggressione dell’Ucraina, si è resa centrale nelle alleanze dell’Unione europea e soprattutto ha rinverdito la propria alleanza con gli Stati Uniti”.

Migranti

Infine la questione più complicata per l’Italia, quella migratoria. Secondo Mauro il premier punta ad aumentare il grado di consapevolezza dell’Unione europea di che cosa voglia dire che i confini dell’Italia sono ai confini dell’Europa. “In questo senso ribadire l’importanza di una politica di gestione delle frontiere che tenga conto dei mutamenti geopolitici anche di sfide importanti come quella di natura climatica non è un messaggio semplice per l’Unione europea, dove normalmente si ragiona in base a quanto si è distanti dal fronte caldo e dove peraltro vengono inserite anche altre varianti, perché molti Stati europei anche tra quelli più lontani, in proporzione, poi accettano magari un maggior numero di rifugiati. Si tratta di un tema estremamente complesso, nel quale la strategia italiana non può che essere quella di mirare a fare alleanze sempre più estese per influenzare l’atteggiamento europeo”.

Strategie

Quanto tempo ci vorrà perché l’Italia ottenga risultati concreti in questo senso? “È estremamente difficile da dire, perché noi siamo un Paese in cui ci preoccupano gli immigrati irregolari, ma abbiamo, a stento, un saldo positivo del flusso dei migranti regolari. Cioè siamo un Paese che per la denatalità, per la vecchiaia, per l’emigrazione soprattutto dei nostri giovani è in grave condizione di insufficienza e rispetto al quale il flusso di migranti regolari è l’unica leva che consente di mantenerle così in equilibrio: questo è il meccanismo che consente all’Italia di non perdere più di 200.000 cittadini ogni anno. Se venisse meno il contributo dei flussi regolari, noi avremmo una perdita secca di 400.000 cittadini ogni anno. Che vorrebbe dire, nel giro di breve tempo, diventare un Paese incapace per esempio di pagare le proprie pensioni. Per cui questo tema rivela tutta la propria complessità in questo dualismo”.

Secondo Mauro, Meloni è chiamata a stabilire le relazioni all’interno dell’Unione europea per poter gestire le contraddizioni di quanto esposto in un tempo che deve essere ovviamente il tempo di questa legislatura.

Infine l’aspetto politico: “Meloni rispetto all’Unione europea si sta rivelando preziosa per la sua parte politica, perché ha di fatto sdoganato il mondo dei conservatori europei nelle relazioni con le altre forze politiche nelle principali istituzioni. E ha continuato la tentazione di potere in modo organico dar vita a una grande alleanza di centrodestra sul piano europeo. Di questo fatto qui io penso che a partire dalle prossime elezioni europee sentiremo molto parlare”.

 


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