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Firenze per le donne iraniane. Consigli non richiesti a Nardella

Il sindaco ha la straordinaria opportunità di seguire le orme di alcuni dei suoi predecessori che in passato si sono mobilitati per sostenere chi ha rischiato la vita per la libertà. L’intervento di Marco Mayer

Nel 1998 due illustri fiorentini quali Lamberto Dini e Mario Primicerio, allora rispettivamente ministro degli Esteri e sindaco di Firenze, lanciarono il gemellaggio tra il capoluogo toscano e la splendida città iraniana di Esfahan. L’idea maturò in preparazione della visita in Italia del presidente iraniano Mohammad Khatami. Era una fase in cui le cancellerie speravano in una svolta moderata e riformista in Iran. Purtroppo, però, l’apertura durò solo qualche anno e le speranze furono deluse.

Pochi giorni fa, il 3 gennaio 2023 il tribunale di Zahedan ha condannato a morte un altro giovane manifestante iraniano: Mansour Dehmordeh, 22 anni, di etnia belucia, disabile. Il giovane ha confessato di aver “lanciato pietre e dato fuoco a una gomma”, ma il giudice avrebbe risposto “chiunque protesti contro il governo di [Ali] Khamenei sarà condannato a morte”.

Ora basta! La vivace e numerosa comunità iraniana di Firenze (con il supporto di Più Europa e dei Radicali italiani) sta raccogliendo le firme perché Palazzo Vecchio dia maggiore incisività alle sue azioni di solidarietà verso le donne iraniane. Non sarebbe male se anche tutte le altre forze politiche fiorentine si muovessero di più: non è mai troppo tardi.

Anche a livello livello nazionale Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, e Antonio Tajani, ministro degli Esteri, potrebbero tentare qualche passo più incisivo sul piano diplomatico, possibilmente in una cornice europea. La gravità è la rilevanza delle relazioni militari tra Teheran e Mosca merita una maggiore attenzione dei media e dell’opinione pubblica europea.

In questa drammatica situazione chi può agire con maggiore libertà è il sindaco di Firenze. La prima idea che mi viene in mente è molto impegnativa e dirimente. Dario Nardella potrebbe iniziare uno sciopero della fame per ottenere innanzitutto la sospensione di tutte le condanne a morte nonché la liberazione dei prigionieri politici. Possono esserci altre ipotesi di protesta da esplorare e magari da condurre insieme ai tanti sindaci europei che stimano il sindaco di Firenze.

Certo la protesta deve essere molto forte per attrarre sul dramma iraniano l’attenzione dell’Europa e del mondo. In questo inizio anno, Nardella ha la straordinaria opportunità di seguire le orme di alcuni dei suoi predecessori. Penso innanzitutto a Giorgio La Pira e tra le sue tante iniziative internazionali agli straordinari “Colloqui mediterranei”, un dialogo inedito tra la sponda Nord e quella Sud del Mediterraneo.

Ma voglio ricordare anche un sindaco troppo spesso dimenticato: Elio Gabbuggiani. Grande fu il suo sostegno e la sua vicinanza con Elena Bonner, moglie dello scienziato Andrej Sacharov, il fisico russo cui le autorità sovietiche impedirono di ritirare il Premio Nobel per la pace. Ma come non ricordare che Gabbuggiani, sindaco del Partito comunista italiano, non esitò a realizzare nel 1979 (nonostante le resistenze nel suo partito) in Palazzo Vecchio un convegno internazionale sul dissenso nei Paesi dell’Est, che ebbe risonanza mondiale.

Non so in quale forma, ma sono certo che Nardella, farà di tutto perché Firenze riscopra la sua vocazione migliore e l’Italia intera si mobiliti per premiare il coraggio delle donne e di tutto popolo iraniano che da ben quattro mesi scendono in piazza e rischiano la vita per la libertà. In una circostanza politica eccezionale come questa la realpolitik deve passare in secondo piano.

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