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Jacinda Ardern. Il vero potere delle donne secondo Elvira Frojo

Il partito laburista, secondo alcuni sondaggi, negli ultimi mesi sarebbe in calo nell’indice di gradimento ma lei, la leader, è sempre la più ammirata. Farà parlare ancora e ognuno potrà dire la sua. Jacinda Ardern lascia, comunque, alcuni insegnamenti. Ecco quali secondo Elvira Frojo

Si può scegliere cosa fare della propria vita? Forse sì, questo è il vero potere delle donne. Le dimissioni della più giovane premier neozelandese Jacinda Ardern fanno riflettere. Lascerà l’incarico il 7 febbraio. Molte barriere di genere sono cadute, ma quanto pesa ancora la femminilità, l’essere donna, nei ruoli di responsabilità?

Nella mappa del potere, le donne che sono riuscite a incrinare il “soffitto di cristallo” hanno anche il coraggio di rinunciare al proprio ruolo o sono invece, più “fragili”?

Leader intelligente, pragmatica e di fascino, Ardern ha conquistato il suo Paese con l’immagine di semplicità e normalità. A capo del partito laburista, contro ogni previsione, è riuscita a sconfiggere i conservatori dopo nove anni di governo. Nelle elezioni legislative del 2020, il suo partito ha ottenuto una vittoria senza precedenti, con il 49% dei voti.

Testimone di una leadership vincente di empatia e forte determinazione, ha attraversato con successo sfide e emergenze. “Sii forte, sii gentile” è stato il suo motto. E, con coraggio, ha annunciato la difficile decisione di lasciare il potere, sorprendendo tutti. Tra lacrime e sorrisi.

Il carisma gentile, il decisionismo di Ardern, in un contesto internazionale segnato da crisi economica e pandemia, hanno spiegato al mondo l’errore di escludere le donne dai posti di comando. Hanno dimostrato che l’accoglienza, la gentilezza e i tratti femminili non sono una debolezza ma una forza, per una donna al potere che non vuole emulare gli uomini.

“SuperJacinda”, dai 37 ai 43 anni, durante il mandato, ha conquistato il cuore della gente e ha affermato la sua statura politica a livello internazionale. Ha superato la pandemia, la strage terroristica islamofoba di Christchurch che rischiava di destabilizzare il Paese, e la drammatica eruzione vulcanica di Whakaari. Crisi abitativa, povertà infantile e cambiamento climatico nella sua agenda.

La sua personale presenza ha significato vicinanza e conforto nel dolore. Con il velo tra i musulmani. Con i valori del rispetto e della solidarietà per ogni identità e credo religioso, Ardern ha superato crisi geopolitiche e drammi umani e sociali.

A meno di un mese dal massacro contro gli islamici, con legge ha vietato l’uso dei fucili d’assalto e delle pistole automatiche militari. Una posizione apprezzata in tutto il mondo, Stati Uniti compresi. E ha giurato e chiesto di non pronunciare mai più il nome dell’assalitore, per impedirne ogni notorietà.

Leader inclusiva, ha presieduto un Parlamento tra i più “diversificati” al mondo. Circa la metà la componente femminile e con il maggior numero di legislatori indigeni maori.

Donna in equilibrio tra maternità e lavoro. La figlia Neve è stata la prima bambina allattata al seno nel palazzo delle Nazioni Unite. Paradossi “al femminile” di una relazione con il potere, in fondo, disarmante. La più brava “sul campo” cede il passo e gli volta le spalle.

L’infamia degli hater e gli attacchi sessisti e misogini non l’hanno risparmiata. Teorie cospirative, disinformazione e attacchi personali. Ingiurie, minacce di morte e stupro da parte di gruppi estremisti particolarmente violenti non sono mancate. Secondo un report della polizia, Ardern ha subito 18 intimidazioni nel 2019, 31 nel 2020 e 50 nel 2021. Un’escalation di odio via web.

Dignitosa la sua uscita di scena, mentre dichiara di essere “esausta” e di volersi dedicare alla sua vita privata. “Non ho più l’energia per continuare. So che all’indomani di questa decisione si discuterà molto su quale sia la cosiddetta vera ragione. L’unico aspetto interessante che troverete è che, dopo sei anni di grandi sfide, sono umana. I politici sono umani. Diamo tutto quello che possiamo, finché possiamo, e poi arriva il momento. E per me è arrivato il momento”. “Lascio perché questo lavoro così privilegiato comporta anche una grande responsabilità, quella di sapere quando sei la persona giusta per guidare il Paese e anche quando non lo sei. Per me è giunto il momento”, ha dichiarato.

E rivolgendosi al “suo” popolo, ha detto: “Spero di lasciare ai neozelandesi la convinzione che puoi essere gentile ma forte, empatica ma decisa, ottimista ma concentrata sulle emergenze. E che puoi essere quel tipo di leader che sa quando è il momento di andare”.

È la dimensione femminile, da sempre. Le donne sanno ascoltare il cuore, ridefinendo bisogni e priorità, quando necessario. Guardano ai propri limiti (anche quando non ci sono) e dichiarano la propria fragilità (ma sarà poi così?) non cercando colpevoli ma immaginando prospettive di rinascita per sé e per gli altri. Sono custodi di identità.

È la voce femminile per una diversa concezione del tempo, del lavoro e del potere nel mondo. Lo testimonia il coraggio delle donne iraniane, in una rivoluzione per la libertà universale, non solo femminile.

Nei frammenti spesso contraddittori di una vita “imperfetta”, le donne seguono i valori che indicano come riappropriarsi della propria esistenza. Sopportando l’insicurezza del divenire e le critiche. È la forza di saper essere se stesse e non rinnegarsi mai. È anche la scelta di sfidare l’instabilità di ogni conquista e saper rinunciare.

È il potere della sensibilità, un superpotere, rispetto al dominio degli uomini. Mettere a disposizione la testa, il cuore e la propria energia per cambiare, risolvere, migliorare, credere e sperare. Un rapporto con il potere fatto di consapevolezza e spirito di servizio, quasi mai di dipendenza, come per la maggior parte maschile.

Il partito laburista, secondo alcuni sondaggi, negli ultimi mesi sarebbe in calo nell’indice di gradimento ma lei, la leader, è sempre la più ammirata. Farà parlare ancora e ognuno potrà dire la sua. Jacinda Ardern lascia, comunque, alcuni insegnamenti.

Per guardare alla “questione di genere” in modo diverso. Per un cambiamento di sentire e di agire condiviso, per uomini e donne. Per comprendere parole e linguaggi nutriti dalle ragioni del cuore, nelle valli sconfinate della conoscenza, talvolta indicibile, della vita.

Per abbattere una retorica del successo che lega l’essenza dell’esistere al timore rapace di essere esclusi, emarginati e dimenticati. Il ritiro considerato fallimento. Una condizione ritenuta perdente.

Alla ricerca di senso al tempo della pandemia e delle “grandi dimissioni” (in Italia, per scelta o per necessità, circa 1,66 milioni nei primi nove mesi del 2022), nel silenzio interiore della solitudine umana, misurare la popolarità della decisione di Ardern, forse, dovrebbe far riflettere su un più sano senso del “potere” e della dignità umana.

Sono certa del futuro radioso che attende Jacinda Ardern. Qualunque sia la direzione scelta. È il mio augurio per tutte le donne. Un messaggio per il domani che ci attende.

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