Il senatore di FdI: “Ciò che ci preme è che la popolazione ucraina abbia la possibilità di stare bene nel proprio Paese. Il piano di Putin è quello di creare profughi per destabilizzare le nostre democrazie”. Sulle armi: “Sensibilità diverse, ma la maggioranza è coesa. C’era chi pensava che aderire alle sanzioni alla Russia ci avrebbero danneggiato, ma non è così, e ora l’Italia ha un ruolo centrale sul piano internazionale”
Non solo armi. Il gruppo di lavoro “emergenza elettrica” in Ucraina voluto dal premier Giorgia Meloni lavora a una soluzione che, secondo le stime di palazzo Chigi, potrebbe “contribuire a garantire l’alimentazione elettrica di una comunità di circa tre milioni persone”. Una scelta figlia di una volontà ben precisa: “Rispondere alle esigenze dei civili e fronteggiare la strategia degli aggressori russi che si sostanzia anche nel fiaccare il morale della popolazione e colpirla direttamente”. Raffaele Speranzon, senatore di Fratelli d’Italia rimarca l’impegno dell’Esecutivo e conferma un “posizionamento chiaro” a favore del “popolo aggredito”.
Speranzon, immaginare un “sostegno elettrico” all’Ucraina è lodevole. A che punto siamo?
Si tratta di un’iniziativa nella quale l’esecutivo crede fortemente. Peraltro so che attualmente siamo riusciti a inviare in Ucraina 53 tonnellate di materiale per ricostruire la rete elettrica. Ciò che ci preme è che la popolazione ucraina abbia la possibilità di stare bene nel proprio Paese. Un principio che noi ribadiamo da sempre. Peraltro la strategia di Putin si sostanzia anche nella volontà di creare le condizioni per un’ondata di profughi verso l’Europa. In modo tale da creare malcontento e tentare di sfaldare il fronte che sostiene l’Ucraina.
Il posizionamento di Fratelli d’Italia e di Meloni è stato chiaro fin da subito. Ma sull’invio delle armi a Kiev c’è stata qualche fibrillazione in maggioranza. Quello del conflitto è ancora un terreno divisivo?
La maggioranza rimane coesa, anche sull’invio delle armi. Certo, c’è qualche sensibilità differente probabilmente figlia di rapporti (intercorsi in anni precedenti con la Russia), tra le varie componenti del Governo. Ma le scelte sono molto chiare e sostenute da tutti in via sostanziale. Anche perché partiamo da un assunto: non si può arrivare a un accordo di pace che penalizzi l’aggredito. Senza contare il fatto che le armi che vengono inviate hanno uno scopo difensivo e non offensivo.
La polemica sulle sanzioni alla Russia è rientrata, ma per un momento ha rischiato di intaccare qualche equilibrio.
Qualche tempo fa anche alcuni commentatori erano convinti che infliggere sanzioni alla Russia per tentare di arginare la scellerata volontà di Putin di invadere uno stato sovrano fosse sbagliato. Molti temevano ripercussioni pesanti sul nostro sistema produttivo. In realtà ci si è resi conto che non solo non è così, ma che probabilmente l’Italia adottando questa strategia avrà un ruolo centrale nella fase post bellica e di ricostruzione del Paese.
A proposito di temi divisivi, le accise sono forse il primo grande ostacolo per questo Governo. Lei come la vede?
La questione è molto semplice e tante delle accuse che ci sono state rivolte sono strumentali. Se questo Governo fosse stato nelle condizioni di costruire una finanziaria in un altro momento storico, con più risorse e senza il problema del caro energia da affrontare, probabilmente sarebbe stato introdotto subito il taglio alle accise. In queste condizioni, abbiamo preferito avere un occhio di riguardo per la parte più fragile della nostra società. Questo Governo durerà cinque anni e, sono certo, nel corso della legislatura ottempereremo a tutti gli impegni contenuti nel nostro programma elettorale.
In termini di sicurezza energetica, quali sono le priorità per il governo?
Consolidare relazioni e rapporti prima di tutto con i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo per fare in modo che l’Italia si trasformi in un grande hub energetico. Pensando, in prospettiva, di implementare risorse energetiche alternative: dall’idrogeno al nucleare pulito, finendo con le rinnovabili. Le altre due partite aperte sono quella dei rigassificatori e delle trivellazioni in Adriatico.