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Il legame con gli Usa e le riforme. Il governo è coeso secondo Castellani

Il politologo della Luiss: “Questo esecutivo ha il merito di aver dimostrato chiarezza e coerenza sulle questioni geopolitiche internazionali in particolare: sostegno all’Ucraina e i rapporti con la Cina”. Meloni è “un elemento rassicurante anche per i mercati finanziari. Il 2023 deve essere l’anno delle riforme”

Un rapporto che si consolida di giorno in giorno. E il fil rouge è inevitabilmente il sostegno alla resistenza di Kiev. Il presidente Usa, Joe Biden, ha ringraziato Giorgia Meloni, rafforzandone ulteriormente l’immagine sul piano europeo e internazionale. Il secondo giorno di sciopero dei benzinai è stato revocato e il Csm ha designato il vicepresidente: l’avvocato Fabio Pinelli. Tutti risultati che, messi in fila, scardinano la narrazione di una maggioranza fragile e divisa. “Il governo diviso? Un falso mito. Una ricostruzione che si infrange nell’evidenza di risultati tangibili”, sostiene Lorenzo Castellani, il politologo e docente di Storia delle istituzioni politiche alla Luiss.

C’è un esercizio molto in voga, che è quello di cercare i punti deboli della maggioranza. Eppure, il Governo sembra procedere in maniera abbastanza unita.

Non essendoci reali appigli su cui attaccare il governo ed essendo l’opposizione totalmente disorganica, si cercano i punti di debolezza e di eventuale frizione tra le forze di governo. Un esercizio piuttosto sterile, tanto più che quotidianamente l’esecutivo dimostra di essere coeso. Certo, c’è una dialettica interna abbastanza fisiologica e ci sono posizioni talvolta con sfumature differenti, ma la voce è unica.

I ringraziamenti che arrivano da oltreoceano sembrano confermare un posizionamento sempre più da protagonista del nostro Paese. Come interpreta le parole del presidente Usa, Biden?

Gli americani vedono in Meloni un alleato affidabile. Di più: tra i più affidabili in Europa. Questo esecutivo ha il merito di aver dimostrato chiarezza e coerenza sulle questioni geopolitiche internazionali in particolare: il sostegno all’Ucraina (senza se e senza ma) e i rapporti con la Cina. Il governo americano, pur avendo sensibilità politiche diverse da quello italiano, è paradossalmente più preoccupato dalla possibile svolta anti-Nato che potrebbe assumere il Pd in ottica di alleanza con Conte.

Anche la congiuntura economica sembra essere avviata a una stabilizzazione. 

Sì, ma anche in questo il ruolo del governo non è secondario. Meloni è un elemento di rassicurazione per i mercati finanziari internazionali proprio perché garantisce stabilità. Lo spread è a un livello molto basso e la curva inflazionistica si sta avviando verso regimi molto più contenuti rispetto a qualche mese fa.

La nomina di Pinelli ha creato, realmente, qualche malumore o è ancora una volta una narrazione mendace?

Mi pare che si tratti di dinamiche abbastanza normali. Sulla Giustizia più in generale i leader dei partiti di governo stanno facendo un’operazione intelligente che mira a trovare nuovi interlocutori nella magistratura. Una sorta di penetrazione istituzionale. La magistratura sta attraversando una sorta di rivoluzione copernicana: se prima gli interlocutori erano concentrati a sinistra e in parte nel Movimento 5 Stelle, ora il confronto avviene con un governo di centrodestra e con un ministro iper garantista.

Sulla riforma della Giustizia che cosa si aspetta?

Il 2023 sarà un anno cruciale per il governo: si deve dar corso alla stagione delle riforme che il Paese attende. In questo quadro si inserisce anche quella della Giustizia. Tra l’altro, senza toccare la Costituzione, dal momento che la linea Nordio ha raccolto l’adesione anche di parte della minoranza i numeri ci sono.

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