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I rischi del presentismo, Meloni e il confronto con Spadolini

Spadolini nel 1981 è stato il primo presidente del Consiglio laico e non democristiano, grazie all’incarico avuto dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini, della storia repubblicana. Ebbene egli esordì in tale funzione con uno strumento molto semplice: la mozione motivata di fiducia. Strumento spesso dimenticato… L’intervento di Luigi Tivelli, presidente dell’Academy di cultura e politica Giovanni Spadolini

È vero che negli ultimissimi giorni è scoppiato il tormentone su disciplina delle intercettazioni e altri aspetti di politica giudiziaria che si sederà man mano come avviene per i soliti tormentoni della politica italiana, magari attivati anche da qualche parola in più di qualche ministro, da qualche distinzione o divisione di troppo perfino in sino al partito di maggioranza relativa, anche se è da sperare che alcune delle linee di fondo sostenute dal ministro della giustizia Nordio (cui forse per qualche aspetto è scappata un po’ la frizione) sono fondamentali opportune, ma dovremo aspettare ancora un bel po’ perché si affermino.

Ma le cronache dei giorni immediatamente precedenti hanno sottolineato ed evidenziato l’impegno del presidente del Consiglio Giorgia Meloni per costruire finalmente una agenda di priorità del governo, un cronoprogramma, per avviare un progetto di governo in cui la corsa non sia quella dei cento metri (a quella è meglio che ci pensi l’ottimo Marcel Jacobs) ma sia una sorta di intelligente maratona a tappe, con una giustamente lenta per certi aspetti, ma incalzante e progressiva attuazione del programma di governo, anche nel rapporto tra governo e parlamento.

Un delicato rapporto nel quale sembra che finalmente si tenti di fare un po’ di ordine, di ricostruire un equilibrio più compatibile col dettato costituzionale, come sembra essere emerso dell’incontro dei giorni scorsi tra il presidente del Consiglio e il presidente della Camera. Mi sembra che si tratti di buone notizie finalmente, ma immersi come siamo un po’ tutti in una sorta di presentismo, l’aspetto tragicomico è che sembra che si tratti della prima volta in cui un presidente del Consiglio, e quindi un governo, cerca di avviare qualcosa del genere e di puntare in qualche modo a qualche forma di riequilibrio nella tartassata bilancia dei poteri. Certo non è quel tragico presentismo mescolato, in un cocktail micidiale, insieme al “uno vale uno”, che dominava il modo di governare e per certi aspetti nel discorso pubblico nella scorsa legislatura con i 5 Stelle al potere, almeno fino al Governo Draghi, ma sempre di una forma di presentismo pericoloso che coglie sia più di qualche organo di vertice politico, sia non poco gli stessi organi di informazione, si tratta.

Abbiamo fondato recentemente l’Academy di cultura e politica Giovanni Spadolini, proprio perché una delle sue finalità principali è quella di cercare di restituire alla classe politica e a qualche porzione significativa delle classi dirigenti, un po’ di senso della memoria storica, essendo stato Spadolini anche un grande storico. Ma Spadolini nel 1981 è stato anche il primo presidente del Consiglio laico e non democristiano, grazie all’incarico avuto dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini, della storia repubblicana. Ebbene in riferimento al tema di cui stiamo scrivendo, Spadolini esordì in tale funzione con uno strumento molto semplice: la mozione motivata di fiducia. Ciò significava che nel momento in cui il Parlamento concedeva la fiducia al governo, tale fiducia veniva concessa con una mozione motivata che indicava con precisione gli obiettivi e gli strumenti fondamentali dell’azione di governo.

Uno strumento molto opportuno sia al fine di un giusto rispetto, da parte del governo, del ruolo del parlamento, sia al fine di tracciare una prima agenda di massima per l’azione di governo. Uno strumento, la mozione motivata di fiducia, che nell’Italia del presentismo quasi nessuno ricorda. E che poi è stato disatteso dai governi successivi. È importante, però, mentre si è alla ricerca finalmente di una agenda ordinata di governo, finalmente di un rapporto più equilibrato tra governo e Parlamento, ricordare questa esperienza, che se fosse diffuso un po’ il senso della memoria storica, non toccherebbe solo a chi sta ora scrivendo, ricordare ed evidenziare.

Non può che essere accolta positivamente la ricerca da parte del presidente del consiglio, di una agenda più ordinata, oltre che di un equilibrio più rispettoso del dettato costituzionale nel rapporto tra governo e parlamento. Il presentismo però colpisce ancora. Sembra quasi che sia la prima volta che un presidente del consiglio prova ad offrire ai responsabili delle Camere uno scambio virtuoso del tipo meno decreti legge (era ora!), ma corsie preferenziali, scadenze predeterminate per i disegni del governo. Il parlamento l’ho praticato molto da quarant’anni a questa parte, così come per oltre un decennio ho praticato, in funzione di consigliere parlamentare, la presidenza del consiglio. Questa ricerca delle corsie preferenziali per i ddl governativi, questa “cintura di castità” autoimposta dal governo rispetto agli eccessi della decretazione d’urgenza e i vari aspetti similari che giustamente il presidente del Consiglio Giorgia Meloni prova a conseguire è un itinerario che ho visto riproporre da vari Presidenti del Consiglio e prova a concertare con presidenti, di una o l’altra, delle Camere, non so se da trenta o quarant’anni è la prassi.

Ma siamo stati costretti a fondare l’Academy Spadolini proprio per riproporre il senso della memoria storica perché se leggi i giornali, o se vedi l’approccio dei vertici politico istituzionali, guarda caso sembra che sia la prima volta che si va alla ricerca di soluzioni del genere. Soluzioni -sia chiaro- che sarebbero le benvenute, ma rispetto alle quali sarebbe opportuno conoscere i precedenti tentativi, valutando come e perché si sono affossati proprio, al fine di ottenere i risultati che si cercano. Se poi oltre alla questione del freno alla decretazione d’urgenza, oltre alla questione delle corsie preferenziali per i ddl governativi, oltre alla ricerca di un cronoprogramma per il governo, oltre a fare un po’ di ordine in una agenda governativa che sembra un po’ troppo affollata e fatta di fogli sparsi, pensassimo anche ad una altra atavica questione da sempre sul tappeto istituzionale e normativo, sarebbe ancora più chiaro perché abbiamo fondato l’Academy Giovanni Spadolini.

L’altra questione è quella della quantità e della qualità della legislazione. Ovviamente anche nel governo Meloni c’è un ministro con la delega alla semplificazione normativa. Ovviamente c’è un ministro che ha avuto la stessa delega nei governi precedenti, ma è come se tutto fosse cominciato oggi, nonostante io ricordi benissimo i tentativi iniziati col governo Prodi nel 96, poi proseguiti su questa questione che pesa gravemente sulla certezza del diritto, creando una grave incertezza dei diritti e dei doveri per i cittadini e gli operatori. Ma credo che questo sarà oggetto di un altro articolo.

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