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L’Italia (e l’Europa) non temano la Bce. Micossi spiega perché

Colloquio con l’economista di scuola Bankitalia ed ex dg di Assonime. Francoforte è in crisi di credibilità, se facesse retromarcia sui tassi diventerebbe ancora più inaffidabile. L’economia italiana sta meglio del previsto, non mi preoccuperei in caso di nuove strette. E poi i mercati una mini recessione l’hanno già messa nel conto. Il Patto di stabilità? Non sarà più lo stesso

Sono settimane che la Banca centrale europea è finita sotto il tiro di alcuni governi, a cominciare da quello italiano, al quale si è accodato quello portoghese. Per la precisione da quel 15 dicembre scorso, quando l’Eurotower, per bocca del suo presidente, Christine Lagarde, ha annunciato un ulteriore inasprimento dei tassi di 50 punti base, portando il costo dei depositi al 2% per contrastare l’inflazione.

Poco male rispetto al ritmo degli incrementi precedenti, 75 punti base a ogni board, se non fosse che Lagarde non ha esitato a comunicare al mercato l’intenzione di proseguire il percorso di rialzo dei tassi ad un ritmo costante per almeno altri 4-6 mesi. A conti fatti, questo implica che il tasso di deposito potrebbe arrivare a giugno 2023 al 4%. Poi c’è l’altro capitolo, quello degli acquisti di debito pubblico. Quando la Bce comincerà a ridurre il riacquisto dei titoli in scadenza, ai governi molto indebitati potrebbe mancare il necessario ossigeno finanziario. D’altronde, dopo la crisi del 2007, e per salvare il sistema finanziario internazionale, le banche centrali hanno dato avvio ad un diluvio monetario che non si era mai visto. Ora, con un’inflazione forte e persistente la politica monetaria cambia di segno.

Eppure, secondo Stefano Micossi, economista di lungo corso formatosi in Banca d’Italia e che da poco ha lasciato la direzione dell’Assonime, carica che ha ricoperto per ben 23 anni, di qui ai prossimi mesi non ci sarà un problema Bce. Fondamentalmente è tutto nella norma. O quasi.

“Io non credo che al momento l’azione della Bce si possa ammorbidire”, mette subito in chiaro Micossi. “Finora abbiamo avuto soltanto un piccolo freno al costo della vita, l’idea che basti quello che è stato fatto è sbagliato. Ricordiamoci che ancora oggi i tassi di interesse reali sono minori della stessa inflazione. Non dobbiamo farci illusioni, se oggi la Banca centrale dovesse interrompere la sua politica restrittiva potrebbe voler dire problemi più grandi in futuro. In tutta onestà faccio fatica a condividere questo grande coro contro Francoforte”. Che cosa risponde però Micossi a chi fa notare che non è giusto sacrificare quel poco di crescita rimasta sull’altare dell’inflazione? Come a dire, di tassi si muore anche.

“Guardi che l’inflazione è una brutta bestia. Abbiamo bisogno di consolidare la credibilità della Bce, profondamente indebolita dal suo stesso comportamento dello scorso anno. La verità è però una sola: l’economia sta meglio di quanto sembri, il clima in Europa non è cattivo, i mercati sono tranquilli e hanno messo in conto una mini-recessione. No, l’economia europea non è affatto debole”, argomenta l’ex dg di Assonime. “La medicina della Bce è amara ma necessaria, ma se la Bce si mostrasse indecisa sulla prosecuzione di tale azione, la pagheremmo cara dopo”.

E che dire del debito italiano? A ogni rialzo dei tassi finanziare lo stock tricolore diventa più oneroso. “Le finanze italiane reggeranno, possiamo starne certi. Come ho detto le economie italiana, europea, si sono dimostrate più forti delle attese”. Micossi non si sottrae quando gli si pone una domanda attuale oggi, ma forse ancor di più nei prossimi mesi: il ritorno del Patto di stabilità, alias vecchie regole di bilancio sui conti pubblici sovrani. L’Europa è al lavoro per una sua rivisitazione, anche alla luce di un contesto molto dissimile rispetto a 10 anni fa.

“Delle regole ci saranno, ma saranno flessibili, molto più di prima. E anche credibili. Dunque, non mi aspetto richieste di improvvise di accelerazione del percorso di riduzione del debito ma altresì prevedo che l’Europa chieda all’Italia presto o tardi come intende ridurre il medesimo debito. La manovra appena approvata presenta un quadro di deficit che la Commissione Ue ha accettato pienamente, credo che il piano di rientro sui conti vada rafforzato ma non mi aspetto diktat o cose simili”.

 

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