Mosca torna ad accusare il nostro Paese di fornire mine antiuomo all’Ucraina, con tanto di foto sul profilo Twitter dell’ambasciata Russa in Italia. Pronta la reazione del ministro Crosetto, che spiega come gli ordigni ritratti non possono essere italiani, perché nel nostro Paese la produzione di mine si è interrotta oltre 28 anni fa
La Federazione russa è tornata all’attacco, accusando Roma di aver inviato in Ucraina, parte del pacchetto di aiuti militari per il Paese, delle mine anti-uomo. Dopo le illazioni lanciate il 5 gennaio dalla portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, Maria Zakharova, è stata l’ambasciata russa in Italia a tornare sul tema, con un Tweet nel quale si afferma che i genieri russi avrebbero disinnescato delle mine anti-uomo di fabbricazione italiana in territorio ucraino, corredando l’informazione con una foto che ritrae degli ordigni con tanto di cartellino che ne identifica modello e provenienza. Pronta la reazione del ministro della Difesa Guido Crosetto, secondo il quale la diplomazia russa “mente sapendo di mentire”, aggiungendo “diffidiamo la Russia e i suoi terminali diplomatici dal continuare a propagare notizie false su questo argomento”.
Nessuna mina italiana
Il ministro è entrato nel dettaglio della foto allegata al Tweet della sede diplomatica, che sembra ritrarre tre ordigni identificati con i codici TS/6.1, ТS50 е TS/2,4 (MATS/2). “Le mine riprodotte nel tweet (una antiuomo e due anticarro) ricordano mine di fabbricazione italiana Valsella/Tecnovar, che non possono essere italiane per una moltitudine di ragioni”, spiega la nota di Palazzo Baracchini, primo “perché la produzione di mine antiuomo in Italia si è interrotta più di 28 anni fa con una moratoria del governo italiano e la successiva legge 374/1997 che le mise definitivamente al bando a partire dall’adesione del nostro Paese, tra i primi firmatari del trattato di Ottawa contro le mine antiuomo”, e secondo, perché “mine antiuomo di produzione italiana sono state esportate solo fino agli inizi degli anni Novanta. La licenza di produzione fu concessa anche ad altri Paesi, come si può evincere dalla sigla dell’unica mina antiuomo ritratta in foto, una VS50 non prodotta in Italia ma in estremo Oriente”.
La convenzione di Ottawa
Come spiegato dal ministro, infatti, l’Italia ha firmato la Convenzione internazionale per la proibizione dell’uso, stoccaggio, produzione, vendita di mine antiuomo e relativa distruzione (cosiddetto trattato di Ottawa) il 3 dicembre 1997, ratificandolo il primo ottobre del 1999. Crosetto era già dovuto intervenire sul tema rispondendo alle accuse del ministero degli Esteri sottolineando come l’Italia non produca “mine antiuomo e non le fornisce a nessun Paese al Mondo, Ucraina compresa”, definendo “gravemente denigratorie dell’onore del nostro Paese” le dichiarazioni del dicastero russo.
Propaganda russa
L’offensiva sulle mine lanciata dal Cremlino contro il nostro Paese, in realtà appare maggiormente come una mossa propagandistica, volta a infiammare ulteriormente il già delicato dibattito sugli aiuti da inviare in Ucraina. Come commentato anche dal ministro Crosetto, si tratterebbe di “un’allusiva e tendenziosa propaganda contro il nostro Paese che ha sempre rispettato le norme del Diritto Internazionale. Sorprende l’utilizzo di fake news e foto non contestualizzate per indurre il lettore a trarre conclusioni completamente false”. Non è un caso che il Tweet dell’ambasciata russa abbia scatenato una notevole serie di reazioni polarizzate verso una presunta “colpevolezza” italiana.