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Il ministro dell’Ambiente riscrive la normativa ambientale

All’incontro “Valore Natura”, organizzato a Roma da Marevivo e WWF Italia il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin ha annunciato che verrà istituita una Commissione per la revisione del codice per l’ambiente

“Siamo alla partenza di un percorso di riforma con la costituzione di una commissione a livello ministeriale che avrà il compito di lavorare ad una revisione completa del Codice ambiente e di tutte le norme conseguenti”. Lo ha annunciato ieri il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin, intervenendo all’incontro “Valore Natura”, organizzato a Roma da Marevivo e WWF Italia. “Anche il Parlamento – ha proseguito il ministro – si è reso conto del percorso, della necessità di inserire in ambito costituzionale la tutela dell’ambiente. È un’innovazione importante che permette di intervenire sulla salvaguardia dell’ambiente, degli ecosistemi, della tutela del Paese”.

Il riferimento è alla modifica costituzionale, approvata dal Parlamento lo scorso febbraio, che inserisce nella nostra Carta Costituzionale la tutela dell’ambiente e della biodiversità, allineando così l’Italia ad altri Paesi come Spagna, Germania, Norvegia e Francia. Gli articoli della Costituzione che sono stati modificati, lo ricordiamo, sono il 9 e il 41. Il primo recita: ”La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forma di tutela degli animali”. Nel secondo il tema viene declinato sulle attività economiche che siano indirizzate a “fini sociali e ambientali”.

“Dobbiamo riscrivere il percorso di questo nuovo modello – ha concluso Pichetto Fratin – una riforma normativa che si affiancherà al lavoro ordinario anche per rendere i processi burocratici meno farraginosi. Se non vinciamo la sfida energetica pagheremo le conseguenze sotto l’aspetto ambientale”. Sulla stessa lunghezza d’onda la viceministra dell’ambiente Vannia Gava che si è detta d’accordo con il ministro, “una necessità che avanzo da lungo tempo alla luce delle evoluzioni, anche costituzionali sopraggiunte, su un tema di cruciale rilevanza per il Paese”.

Non è la prima volta che un ministro dell’Ambiente prova a riscrivere la normativa ambientale. Molto spesso, però, con interventi spot che hanno solo complicato le norme preesistenti. Solo Edo Ronchi, ministro dal 1996 al 2000 con i governi Prodi e D’Alema, e Altero Matteoli, ministro nei governi Berlusconi dal 2001 al 2006, sono riusciti a lasciare un’impronta significativa e importante alla legislazione sull’ambiente che resiste ancora ai giorni nostri, con gli opportuni aggiornamenti richiesti dal recepimento delle direttive europee.

L’incontro di ieri è servito anche per mettere a fuoco tutta una serie di problematiche relative al nostro patrimonio naturale e al ruolo delle Istituzioni nei confronti delle aree protette nel nostro Paese, tenendo in debito conto gli obiettivi che la Strategia europea sulla biodiversità per il 2030 assegna agli Stati membri, ossia il raggiungimento del 30% del territorio protetto, attraverso la “creazione di una più ampia rete di aree protette a livello dell’Ue sulla terraferma e in mare”. Nel nostro Paese esistono 871 aree protette per un totale di 3 milioni di ettari e 32 aree marine per oltre 2 milioni 800 mila ettari.

Nonostante l’importanza che questi temi rivestono per il futuro del nostro Paese, la maggior parte degli italiani continua ad ignorarli. Secondo un sondaggio di Emg Different, presentato da Fabrizio Masia nel corso dell’incontro, il 90% dei nostri concittadini non è a conoscenza delle iniziative europee e l’86% dice di non conoscere la riforma approvata nel 2022 sugli articoli 9 e 41 della Costituzione. Eppure 8 italiani su 10 ritengono che lo Stato dovrebbe impegnare maggiori risorse rispetto a quanto fatto fino ad oggi per la tutela delle aree protette e della natura in generale e il 73% pensa che acqua, aria e cibo dipendano dai sistemi naturali e che tutelare il territorio e il mare sia molto importante per il nostro benessere.

“L’obiettivo di tutelare il 30% della superficie terrestre e marina entro il 2030 è possibile anche se difficile – ha dichiarato il presidente del WWF Italia Luciano Di Tizio – Occorre aumentare la consapevolezza dell’importanza della conservazione della natura. Serve un impegno straordinario che i cittadini chiedono e che deve vedere protagoniste, sin da subito, le istituzioni”.

Interventi concreti e maggiori fondi “per migliorare la gestione e la tutela del nostro immenso patrimonio marino” li ha chiesti Rosalba Giugni, presidente di Marevivo. “Tra le azioni necessarie: istituire al ministero una cabina di regia per individuare in tempi rapidi criticità e soluzioni, realizzare un sistema nazionale delle aree marine protette che consenta lo scambio e favorisca programmi pluriennali comuni, intervenga sulla governance e realizzi un inventario della biodiversità affinché queste aree diventino i termometri dello stato del capitale naturale delle nostre acque”.

In un contesto generale di risultati positivi raggiunti nel nostro Paese, esistono, secondo Marevivo e WWF, una serie di problematiche che si trascinano fin dalle iniziali applicazioni della prima Legge Quadro sulle aree protette (la 394 del 1991) che riguardano una serie di criticità legate alla loro classificazione, alle procedure di pianificazione troppo lente e lunghe, alla frammentazione di gestione tra Enti Parco e Carabinieri Forestali. E soprattutto le modifiche all’iniziale governance del Parchi Nazionali che hanno portato queste aree sotto una maggiore influenza degli Enti locali indebolendo il ruolo e le competenze dello Stato in materia di conservazione della natura. Per rafforzare la tutela dei nostri mari occorre aumentare gli investimenti e il personale, rafforzare la sorveglianza, nuove perimetrazioni e nuove annessioni dei parchi costieri.


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