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L’intelligence italiana nella guerra in Ucraina. Cos’ha detto Mulè

Commentando il sostegno di Roma a Kyiv, il vicepresidente della Camera ed ex sottosegretario alla Difesa si è soffermato anche sul livello di riservatezza garantito dal passaggio al Copasir per tenere il parlamento informato

L’Italia dà “molto” dal punto di vista “dell’intelligence, del coordinamento” all’Ucraina. Lo ha dichiarato Giorgio Mulè, esponente di Forza Italia, vicepresidente della Camera ed ex sottosegretario alla Difesa durante il governo Draghi, ospite del programma Omnibus su La7.

Mulè ha spiegato che “il parlamento non è passacarte” rispetto all’invio delle armi all’Ucraina, visto che è stato tenuto costantemente informato, attraverso il Copasir, dall’esecutivo presieduto da Mario Draghi in passato e oggi da quello di Giorgia Meloni. “Lo facciamo nella forma del Copasir perché”, ha continuato, essa “garantisce quel livello di riservatezza sulle armi che l’Italia non vuole rivelare” per evitare di dare “un vantaggio al nemico, che viene a sapere esattamente quello di cui ci priviamo”. “Non è che stiamo più o meno con le pezze nelle nostre terga dal punto di vista delle munizioni ma siamo qui lì”, ha aggiunto facendo riferimento alle situazione delle scorte militari.

Meno di un anno fa veniva pubblicata la Relazione annuale dell’Intelligence relativa all’anno 2021, rapporto declassificato del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza. Diffusa quattro giorni dopo l’invasione russa dell’Ucraina, raccontava come la lettura dei cosiddetti Organismi informativi italiani della situazione in Est Europa fosse in linea con quella delle altre intelligence europee. Non con quella delle agenzie e dei governi di Stati Uniti e Regno Unito che da ottobre del 2021 avevano iniziato ad avvisare gli alleati di tenere alta l’attenzione sulle mosse di Vladimir Putin.

Che cos’è quel “molto” supporto di intelligence a cui fa riferimento Mulè? Qualche indizio lo si avrà dalla Relazione 2022, la cui pubblicazione è attesa tra un mese.



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