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Nordio, la prova del nove dell’aritmetica riformista e liberale di Meloni

Quando il ministro parla in un’aula del Parlamento, si capisce che pensa a quel che di lui resterà nero su bianco nei resoconti parlamentari. Un atteggiamento poco “politico”, forse. Ma è l’unico atteggiamento possibile volendo sperare in una sistematica correzione del nostro sistema giudiziario coerente con i principi dello Stato di diritto. Il commento di Andrea Cangini

Carlo Nordio non è più, solo, un ministro del governo. È ormai diventato la cartina di tornasole della capacità riformista e della caratura liberale di Giorgia Meloni. La prova del nove della sua aritmetica politica e culturale. Difendere e realizzare le idee di Nordio in materia di Giustizia per Giorgia Meloni è, dunque, una questione vitale: ne va della propria credibilità.

Non è chiaro se lo abbia scelto più per le sue idee o più per la sua autorevolezza. Sicuramente ha usato la sua autorevolezza per impedire che Forza Italia occupasse ancora una volta il ministero della Giustizia ad uso del Cavaliere e che Matteo Salvini ci mandasse Giulia Bongiorno, su cui la premier, così come buona parte degli eletti leghisti, ha serie riserve. Nordio era il più conosciuto, il più stimato, il più autorevole tra i possibili candidati alla funzione di Guardasigilli. E ciò ha consentito a Giorgia Meloni di imporne il nome agli alleati.

Ma non meno note dell’uomo erano le idee che professava. Anni di editoriali, di interviste e di partecipazioni televisive hanno fatto di Carlo Nordio il più riconoscibile e riconosciuto alfiere dei principi garantisti e liberali applicati al sistema giudiziario. Una scelta caratterizzante e innovativa per Giorgia Meloni, il cui partito è da sempre attraversato da un certo populismo giudiziario ammantato da logica securitaria. Una scelta inattesa e coraggiosa, dunque. Anche perché l’impressione è che, semmai le contingenze politiche dovessero imporglielo, difficilmente Giorgia Meloni potrà riuscire a soffocare l’impeto riformista del proprio ministro.

Il motivo è semplice: alla verde età di 75 anni, Carlo Nordio non si preoccupa tanto della cronaca quanto della Storia. È questa la sua passione, questa è la sua ambizione. Nordio è un intellettuale che ambisce ad essere ricordato per le proprie idee e per la propria coerenza nel difenderle. Quando parla in un’aula del Parlamento, si capisce che pensa a quel che di lui resterà nero su bianco nei resoconti parlamentari. Un atteggiamento poco “politico”, forse. Ma è l’unico atteggiamento possibile volendo sperare in una sistematica correzione del nostro sistema giudiziario coerente con i principi dello Stato di diritto. Giorgia Meloni lo ha fortemente voluto, con altrettanta forza dovrà difenderne l’azione.



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