Non c’è in agenda nessuna nuova Dc da ricostituire. Al contrario, c’è l’idea di riportare e diffondere quei valori che ne erano la fonte di ispirazione. É ancora possibile? Forse per Zuppi sì. Ecco chi c’era e cosa si è detto all’Auditorium Parco della Musica alla presentazione del libro di Pier Ferdinando Casini
“Questo è un libro vero e trasparente, che ci racconta la presa di distanza di Casini dall’antipolitica. Compromesso che sa andare lontano”. Così il presidente della Cei, Cardinale Matteo Zuppi, nel suo messaggio rivolto all’ex presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, protagonista ieri Auditorium Parco della Musica della presentazione di “C’era una volta la politica” edito da Piemme.
Parole che sono sì perimetrate sull’oggi ma su un domani denso di sfide: Zuppi ha toccato il concetto dell’andare oltre, ovvero dell’essere trasversali, che però non va confuso con il trasformismo.
Paese e politica
Quando osserva che la vita di Pier Ferdinando ci aiuta a dare dignità alla politica che significa anche compromesso, che sa guardare lontano, richiama l’attenzione su un’esperienza “di cui abbiamo bisogno oggi perché la politica risponda all’Europa e al suo futuro”. Cita esplicitamente anche le prossime generazioni, come punto di caduta di una certa condotta, affinché possano crederci senza piegarsi al presente ma guardando avanti.
Una prospettiva, quella di come accompagnare il Paese alla politica, estremamente attuale con uno scenario evidentemente molto diverso rispetto al passato, ma egualmente complesso e desideroso di risposte. I richiami del cardinale Zuppi in qualche modo offrono indicazioni chiare e parlano esplicitamente alla classe dirigente del Paese, attuale e futura. Per questa ragione mette l’accento sull’imparare, sulla metodicità, sul prepararsi, su un certo disincanto dei salotti, sul non perdersi, sull’ironia e “sul ‘flectar non frangar’ che però significa essere più resistenti, non adattarsi all’interlocutore”.
“In questo senso la vita e le pagine di Pier Ferdinando ci aiutano a capire la difficile arte della politica (…) Ha avuto tanti maestri da cui ha imparato e sa descriverli tutti, anche quelli con cui aveva meno affinità, con tanta umanità perché da tutti ha saputo cogliere qualcosa per imparare il mestiere della politica. E uno di quei momenti ‘in cui tutto torna’ – ha concluso Zuppi – sta nell’applauso che ha accolto Pier Ferdinando Casini prima dell’elezione di Mattarella: un riconoscimento trasversale di tutti, proprio per aver fatto politica sempre con tanta attenzione”.
Sia chiaro: non c’è in agenda nessuna nuova Dc da ricostituire. Al contrario c’è l’idea di riportare e diffondere quei valori che ne erano la fonte di ispirazione. Ispirazione ancora possibile? Forse, per Zuppi, sì.
Chi c’era
Presenti, oltre ai relatori Gianni Letta e Giuliano Amato, moltissimi esponenti che assieme a Casini sono stati i protagonisti dell’ultimo trentennio parlamentare: da Gianfranco Fini a Fausto Bertinotti, da Mario Monti a Raffaele Fitto, da Lorenzo Cesa a Maurizio Gasparri, da Clemente Mastella ad Angelino Alfano, passando per il cardinale Giovanbattista Re. A colpire non poco la densità dei ragionamenti che hanno accompagnato il libro.
Punto di partenza la certezza ideale e valoriale manifestata da Casini, che con questo libro ha voluto dare un indirizzo: l’antipolitica non deve vincere e la politica deve migliorarsi grazie a competenza, professionalità e passione. “L’antipolitica è di fatto franata alla prova dei fatti”, ha precisato, nella consapevolezza che, di contro, la politica deve avere il coraggio di fare scelte impopolari, così come hanno fatto gli ex premier presenti in sala, Amato e Monti. “Mi auguro di non essere l’ultimo democristiano, che non sono certo una categoria estinta”.
Sul passato e sul futuro si è speso Gianni Letta, secondo cui “il seme della Dc con Casini è destinato a sopravvivere”, augurando di tenersi in forma (“nel 2029 ci sarà nuova corsa al Quirinale”), oltre a raccontare il modus della loro relazione politica. Collaborazione e diffidenza sono stati i tratti somatici nel suo rapporto con Berlusconi, con Letta stesso che consolidava la prima e stemperava la seconda. Giuliano Amato ha toccato il tasto dell’empatia, raccontando di un Casini simpatico ma nella consapevolezza che ci sono linee rosse che non si possono valicare. “Davanti al non si può di Moro, questa politica che tu incarni è l’unica possibile”.