La governatrice della Banca centrale russa non ha mai nascosto i reali problemi della Federazione, nonostante le mistificazioni del Cremlino. Ora è tornata a chiedere trasparenza, per non nascondere al mercato le condizioni dell’economia. Quelle vere
La realtà virtuale da una parte, la verità dall’altra. La Russia continua a giocare con i numeri, fornendo al mondo un’immagine sfocata della sua crescita. Era già successo ai tempi del default tecnico di Mosca, quando i mercati voltarono le spalle al Cremlino e le agenzie di rating ne certificarono l’insolvenza. Ora però il film sembra ripetersi, se non fosse che la voce della verità viene non da fuori, bensì dal ventre della Russia.
E la voce è sempre quella di Elvira Nabiullina, governatrice della Banca centrale russa, non sempre perfettamente in linea con i dettami del Cremlino. Lo scorso novembre, parlando alla Duma, Nabiullina aveva messo su bianco l’impatto delle sanzioni occidentali sull’economia russa, senza cedimenti alla propaganda putiniana, sentenziando come le misure intraprese ai danni della Russia stessero facendo male all’intero sistema economico della Federazione. Per sopravvivere, era stato il consiglio spassionato di allora, il sistema banca-imprese russo avrebbe dovuto cambiare e attuare trasformazioni strutturali di tipo radicale, indispensabili per sopravvivere almeno sul mercato domestico. Un risultato per nulla scontato.
Adesso Nabiullina è tornata alla carica, chiedendo una maggiore trasparenza sui dati relativi alla crescita russa. “Dobbiamo tornare a una corretta divulgazione, con alcune eccezioni, in modo che gli investitori possano investire in titoli”, spiegando come “molte autorità condividono la nostra opinione che dovremmo tornare all’apertura dei dati, sto conducendo consultazioni con il governo sulla questione. La mancanza di statistiche disponibili al pubblico influisce sulla qualità del lavoro di analisti e ricercatori. Per questo la Banca di Russia è favorevole al ripristino della pubblicazione dei bilanci, ad eccezione degli indicatori che aumentano la vulnerabilità delle aziende e dell’economia ai rischi di sanzioni”.
E pensare che il Cremlino continua a raccontare la sua di verità al mondo. E cioè che il Pil della Russia sarebbe calato nel 2022 solo del 2,5 per cento. Ma non è così. Secondo l’ultima analisi indipendente della Banca mondiale, del Fondo monetario internazionale e dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), il 2022 è stato un anno ancora più negativo per l’economia russa. Nel 2022 il Prodotto interno lordo sarebbe diminuito di almeno il 3,4% nello scenario più favorevole e fino al 4,5% nello scenario peggiore. L’economia, secondo le stesse previsioni, continuerà a contrarsi nel 2023. Si prevede che il Pil diminuirà del 2,3% su base annua nello scenario più favorevole e del 5,6% nello scenario peggiore.