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Scoperto un pianeta pensato impossibile. Il punto di De Laurentis (Inaf)

Di Mariafelicia De Laurentis

Uno studio pubblicato su Nature conferma un pianeta nel sistema stellare più caldo e massiccio mai osservato prima d’ora, nella costellazione Centauro. “La scoperta dimostra che i pianeti possono effettivamente formarsi e sopravvivere in ambienti che in precedenza erano ritenuti troppo estremi”, ha commentato ad Airpress Mariafelicia De Laurentis, ricercatrice dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf) e professoressa di Astronomia e astrofisica presso l’Università Federico II di Napoli

Il Very large telescope (Vlt) dell’Osservatorio europeo australe (Eso), in Cile, ha scoperto un pianeta nel sistema stellare più caldo e massiccio mai osservato prima d’ora. Il sistema a due stelle in cui si trova il pianeta, noto come HIP 71865, o b Centauri, si trova all’interno della costellazione del Centauro, a circa 325 anni luce dalla Terra. Con una massa sei volte superiore a quella del nostro Sole, il sistema è così massiccio e così caldo che fino a quando non è stato fotografato dal Vlt, molti esperti non credevano che lì potesse esistere un pianeta. La nuova scoperta mostra che è possibile.

Un ambiente impossibile

Il pianeta è stato trovato in orbita attorno a una delle due stelle del sistema, a circa cento volte la distanza tra Giove e il Sole. Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature, rivela che il pianeta, soprannominato b Centauri, ospita un ambiente estremamente ostile sotto ogni punto di vista terrestre. Dieci volte la massa di Giove, b Centauri è tra i pianeti più massicci mai scoperti. Si muove anche in una delle orbite più ampie mai registrate: la grande distanza tra il pianeta e le due stelle del sistema può svolgere infatti un ruolo importante nella sopravvivenza del pianeta. Tale scoperta dimostra che i pianeti possono effettivamente formarsi e sopravvivere in ambienti che in precedenza erano ritenuti troppo estremi. Il pianeta in b Centauri è un mondo alieno in un ambiente completamente diverso da quello che sperimentiamo qui sulla Terra e nel nostro sistema solare. È un ambiente ostile, dominato da radiazioni estreme, dove tutto è su scala gigantesca: le stelle sono più grandi, il pianeta è più grande, le distanze sono maggiori.

Le sue stelle

Le stelle massicce sono tipicamente molto calde, e questo vale per il sistema b Centauri. La sua stella principale è classificata come di tipo B, il che significa che ha una massa compresa tra le 2 e le 16 volte quella del Sole terrestre, con temperature superficiali che vanno da circa 17500 a 53500 gradi Fahrenheit. Temperature così estreme provocano anche grandi dosi di radiazioni ultraviolette e di raggi X, rendendolo ancora più inospitale per gli standard umani. Secondo questo studio, la massa e il calore estremi della stella dovrebbero avere un impatto significativo sui gas circostanti nel sistema, il che renderebbe difficile la formazione dei pianeti. Le stelle più calde producono radiazioni ad alta energia, causando un’evaporazione più rapida della materia vicina, lasciando così meno materia prima dispersa nel sistema per la formazione dei pianeti. Le stelle di tipo B sono generalmente considerate ambienti piuttosto distruttivi e pericolosi; per questo si credeva che fosse estremamente difficile formare grandi pianeti intorno a loro. Si ipotizza che sia improbabile che un tale pianeta si sia formato nella sua posizione attuale, e potrebbe essersi effettivamente formato altrove ed essere stato trasportato attraverso interazioni dinamiche con altri oggetti stellari o attraverso l’instabilità gravitazionale.

La formazione dei pianeti

Studiando questi tipi di sistemi estremi, in cui si pensava che la formazione dei pianeti fosse rara, se non impossibile, è possibile ottenere una comprensione più profonda del processo attraverso il quale nascono i pianeti. La formazione dei pianeti avviene attorno a una vasta gamma di masse stellari e architetture di sistemi stellari. Una migliore comprensione del processo di formazione può essere raggiunta studiandolo attraverso l’intero spazio dei parametri, in particolare verso gli estremi. Per le misurazioni oltre al Vlt si è utilizzato uno strumento di imaging avanzato a esso collegato noto come Spectro-polarimetric high-contrast exoplanet research instrument, o Sphere. Tale strumento già in passato ha dato la possibilità di fotografare diversi pianeti situati al di fuori del nostro sistema solare, noti come esopianeti.

Durante la loro ricerca si è scoperto che il pianeta in b Centauri era stato fotografato più di due decenni prima utilizzando il telescopio da 3,6 m dell’Eso, ma all’epoca non era stato possibile confermare che si trattasse effettivamente di un pianeta. In futuro, con nuovi strumenti a disposizione ancora più potenti, come l’imminente Extremely Large Telescope (Elt) dell’Eso, che entrerà in funzione entro la fine del decennio, sarà possibile far luce sulle caratteristiche e sull’origine del pianeta appena scoperto. Quindi non ci resta che attendere!

(Immagine: Nasa)



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