Si tratta di un inizio di “liberazione nazionale” che potrà compiersi solamente se la leader di Fratelli d’Italia saprà circondarsi ora di una classe dirigente all’altezza dei tempi, che abbia una visione di lungo termine e non tenga conto di sondaggi e tanto meno dei “consigli” interessati e delle minacce che vengono dall’interno e dell’esterno del Paese
Da quando in Italia c’è un governo di centrodestra, anzi di destra per essere chiari, si sente alzare un vento di libertà e molti luoghi comuni sembrano stare per crollare: essere di destra non rappresenta più un’offesa, ad esempio; definirsi conservatori oggi è possibile senza apparire superati e fuori dalla storia; l’antifascismo militante non ha più alcuna presa su larghi strati della nostra popolazione che ha bocciato sonoramente chi ne aveva fatto il principale cavallo di battaglia nel corso dell’ultima campagna elettorale; bastava essere tacciati di fascismo per essere messi a tacere su qualsiasi argomento, pur avendo valide argomentazioni da far valere.
Tutto questo però non basterà a farci respirare un’aria tutta nuova e pulita, se è vero che, come ha scritto Marcello Veneziani, ancora “la dominazione del politically correct imperversa senza ostacoli, non c’è governo che possa frenare e quanto meno bilanciare l’agenda delle prescrizioni, i suoi totem e tabù. La storia è tabù, la diversità tra il maschile e il femminile è tabù, la natalità è tabù, il crocefisso è tabù, e potrei continuare a lungo”.
Questa “cappa”, però, non ha impedito a Giorgia Meloni di caratterizzare il suo governo, modificando la denominazione di alcuni ministeri in direzione identitaria e nazionale (ministero dello Sviluppo economico in “ministero delle Imprese e del Made in Italy”; ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali in “ministero dell’Agricoltura e Sovranità alimentare”; ministero della Transizione ecologica in “ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica”; ministero dell’Istruzione in “ministero dell’Istruzione e del Merito”; ministero delle Politiche giovanili in “ministero dello Sport e Giovani”; ministero del Sud e Coesione territoriale in “ministero del Sud e delle Politiche del mare”; ministero delle Pari opportunità e famiglia in “ministero della Famiglia, Pari opportunità e Natalità”, ove questa parola ha un grande significato valoriale). E la leader di Fratelli d’Italia non ha avuto timori nemmeno di dare al suo esecutivo un’immagine cattolica e tradizionalista senza alcun complesso d’inferiorità, nominando personaggi del mondo cattolico “tosto” come, Alfredo Mantovano, Giuseppe Valditara ed Eugenia Roccella.
Si tratta perciò di un inizio di “liberazione nazionale” che potrà compiersi solamente se la leader di Fratelli d’Italia saprà circondarsi ora di una classe dirigente all’altezza dei tempi, che abbia una visione di lungo termine e non tenga conto di sondaggi e tanto meno dei “consigli” interessati e delle minacce che vengono dall’interno e dell’esterno del Paese.
Le premesse, che erano state promesse nella trionfante campagna elettorale, sono state confermate ora anche nella legge di bilancio, che è stata varata nel breve giro di 30 giorni, caso mai avvenuto nel passato, e che è stata fortemente caratterizzata dalla necessità di alleviare il caro energia per famiglie ed imprese con stanziamenti di 21 miliardi di euro, pari ai 2 terzi della intera manovra.