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Stazioni di polizia cinese in Italia. A che punto sono le indagini

“Le Forze di polizia, in costante raccordo con il comparto d’intelligence, hanno in corso un monitoraggio di massima attenzione”, ha dichiarato in Senato il ministro Piantedosi. “Sto seguendo personalmente gli sviluppi, non escludendo provvedimenti sanzionatori in caso d’illegalità”

Sulle cosiddette stazioni di polizia cinese d’oltremare in Italia “proseguono mirati accertamenti da parte delle Forze di polizia nei confronti di diverse associazioni cinesi presenti sull’intero territorio nazionale (accertamenti condotti anche sulla base di indicazioni d’intelligence), al fine di acquisire eventuali evidenze in ordine alle possibili attività arbitrarie di polizia svolte da tali entità”. Lo ha dichiarato Matteo Piantedosi, ministro dell’Interno, durante il question time di giovedì in Senato, rispondendo a un’interrogazione del senatore Andrea De Priamo di Fratelli d’Italia.

I CONTROLLI

Finora, ha spiegato il ministro, sono stati svolti controlli nelle Province dove sono più radicate e numerose le comunità cinesi – segnatamente Milano, Prato e Roma”. Sono stati individuati “diversi sodalizi che, sotto forma di associazioni culturali, svolgono attività di disbrigo pratiche amministrative e, in particolare, di agevolazioni relative al rinnovo dei passaporti presso i consolati cinesi ovvero al rilascio delle patenti di guida, nonché attività generiche di assistenza nei confronti dei loro concittadini in casi di infortuni o e malattia”. Ma, ha continuato, “sono in corso ulteriori verifiche, sia sotto il profilo amministrativo sia per ogni altro aspetto che possa avere risvolti d’interesse per la sicurezza, anche in altre città; in esito a tali accertamenti, verranno contestate le eventuali irregolarità emerse e in ogni caso saranno interessate le competenti autorità giudiziarie per ogni ulteriore valutazione”.

PREVISTE SANZIONI

“Le Forze di polizia, in costante raccordo con il comparto d’intelligence, hanno in corso un monitoraggio di massima attenzione sulle questioni di cui trattatasi e che sto seguendo personalmente gli sviluppi di tali approfondimenti, non escludendo provvedimenti sanzionatori in caso d’illegalità”, ha dichiarato il ministro ribadendo quanto già annunciato in Aula a inizio dicembre.

SUI PATTUGLIAMENTI CONGIUNTI

“Quanto a un memorandum specifico d’intesa tra i rispettivi ministeri dell’Interno per l’esecuzione di pattugliamenti congiunti di polizia”, ha spiegato ancora, “è opportuno precisare che le attività di pattugliamento si sono svolte dal 2016 al 2019 in Italia e dal 2017 al 2019 in Cina. A partire dal 2020, le attività di pattugliamento congiunto sono state sospese a causa della pandemia e non vi è alcuna intenzione o concreta esigenza di riprenderle”.

SUL PROTOCOLLO DI COOPERAZIONE

Il ministro ha anche fatto riferimento al protocollo di cooperazione tra i ministeri dell’Interno di Italia e Cina in termini di criminalità organizzata, ai fini dello scambio di informazioni e con l’impegno reciproco a distaccare personale di polizia per la collaborazione congiunta, firmato nel 2017. “Ribadisco anche qui al Senato che non c’è alcuna attinenza tra la questione di cui parliamo e i citati accordi di cooperazione internazionale di polizia, la cui corretta esecuzione è affidata alle competenti e specializzate strutture del Dipartimento della pubblica sicurezza, che ne verificano il puntuale adempimento nel rispetto del diritto nazionale e internazionale”, ha dichiarato.

IL COMMENTO DI TERZI

Sarebbe “inquietante se dovessimo accettare una situazione nella quale forze di polizia cinesi, addestrate ad operare in regioni come quella dello Xinjiang, dove la minoranza uigura subisce vessazioni gravissime, collaborano con i nostri agenti sul nostro territorio”, ha dichiarato Giulio Terzi di Sant’Agata, senatore di Fratelli d’Italia e presidente della commissione Politiche dell’Unione europea. “Ho fiducia completa nel lavoro del governo rispetto ad un terreno molto scivoloso che merita attenzione costante, a cominciare da quella del Parlamento. Non dobbiamo dimenticare che la Cina è per alcuni versi un partner, ma per altri, come definito dall’Unione europea e dall’Alleanza atlantica, un ‘rivale sistemico’”, ha aggiunto.


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