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Ecco perché il Copasir ha aperto un’indagine su TikTok

L’obiettivo, spiega “Repubblica”, è esaminare i pericoli, la capacità di infiltrazione del social, e tentare di tenere sotto controllo le possibili minacce. La mossa giunge dopo l’ultima stretta negli Usa, dove l’Fbi parla di “preoccupazioni” per la sicurezza nazionale

Il Copasir ha deciso di avviare un’indagine conoscitiva su TikTok, la popolare app sviluppata dalla società cinese ByteDance. A rivelarlo è Repubblica, che spiega come la mossa, “discussa in una delle ultime sedute” della commissione che controlla i nostri servizi segreti presieduta da Lorenzo Guerini, segue l’ultimo allarme giunto da Oltreoceano dove sono diffusi i timori sia per i presunti legami tra l’app e il Partito comunista cinese (e la sua macchina della propaganda) sia per la gestione dei dati: in una delle ultime mosse dell’anno scorso, il presidente statunitense Joe Biden ha firmato il bando dell’app da tutti i dispositivi dei dipendenti governativi. Anche alla luce di “una serie di preoccupazioni” di sicurezza nazionale dichiarate a novembre da Christopher Wray, direttore dell’Fbi, in merito all’utilizzo dell’app, l’amministrazione Biden sta trattando con il colosso cinese per rafforzare i controlli o per vendere la società al fine di evitare il blocco totale dell’applicazione.

In questo contesto, spiega Repubblica, il Copasir ha avviato l’indagine per esaminare i pericoli, la capacità di infiltrazione del social, e tentare di tenere sotto controllo le possibili minacce. L’iniziativa è traversale ai partiti, così com’è stato trasversale l’utilizzo dell’app nel corso dell’ultima campagna elettorale per cercare i voti dei più giovani. Il Copasir potrebbe poi essere allargare l’indagine anche ad altre applicazioni e social network nel corso delle prossime settimane.

Non è la prima volta che il Copasir accende un faro su TikTok. Già tre anni fa, durante il governo Conte II, quando il presidente del Copasir era il leghista Raffaele Volpi, su richiesta del Partito democratico venne aperto un procedimento per “verificare l’uso che il governo della Cina fa dei dati sensibili degli utenti italiani iscritti su TikTok”. Sempre nel 2020 si era mossa l’Autorità garante per la privacy, chiedendo al Comitato europeo per la protezione dei dati personali di intervenire sulla falsa riga di quello che ha indagato su Facebook, per capire se e dove esistano pericoli. Nel febbraio di due anni fa, invece, dopo il blocco imposto dall’Autorità garante per la privacy in seguito alla morte di una bambina di 10 anni a Palermo, TikTok aveva annunciato nuove misure di sicurezza.

Nei giorni scorsi, Politico ha rivelato che questa settimana Shou Zi Chew, amministratore delegato di TikTok, incontrerà i diversi membri della Commissione europea (tra cui la vicepresidente Margrethe Vestager, che ha le deleghe alla concorrenza). TikTok punta su Chew, nominato amministratore delegato nel 2021, come colui che comanda davvero all’interno dell’app – non Zhang Yiming, fondatore di ByteDance (anche se alcuni articoli, tra cui uno del New York Times, hanno messo in dubbio questa affermazione). 

Né TIkTok né la Commissione europea hanno offerto dettagli sugli incontri. Ma appare inevitabile si parli di dati. Elaine Fox, responsabile europea della privacy di TikTok a novembre aveva ammesso che i dati degli europei sono accessibili ai dipendenti in Cina. Nei prossimi mesi TikTok dovrebbe inaugurare il data center di Dublino, in Irlanda, che ospiterà i dati degli utenti nel Regno Unito e nei Paesi nello Spazio economico europeo (oggi conservatori negli Stati Uniti e a Singapore). Le operazioni “inizieranno all’inizio del 2023 e si protrarranno per il resto dell’anno”, aveva spiegato la società ad aprile.

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