Funzionari statunitensi sostengono di avere le prove che la Cina stia attivamente sostenendo lo sforzo bellico russo tramite le proprie aziende statali. Un fatto che inciderebbe profondamente sulle relazioni tra Repubblica Popolare e Stati Uniti. E sulla strategia Usa riguardo l’Ucraina, imperniata sull’isolare Mosca dalla scena internazionale
L’amministrazione Biden sostiene di avere la prova di come alcune società statali cinesi stiano fornendo supporto alla Russia nello sforzo bellico in Ucraina. Funzionari statunitensi anonimi citati da Bloomberg non hanno voluto entrare nel dettaglio, ma si sono limitati a dire che questo sostegno consisterebbe in assistenza economica e militare “non letale”. Il fatto è che la Cina, così facendo, starebbe aggirando le sanzioni imposte dagli Usa e alleati alla Federazione Russa in seguito all’invasione.
Il governo cinese ha sempre giocato sul filo del rasoio. Se da un lato ha preso le distanze da Mosca su questioni come l’utilizzo di armi nucleari nel conflitto e si è spesso proposto come mediatore tra le due parti, d’altro canto non ha mai ufficialmente condannato l’invasione (anzi, in sede Onu si è astenuta) e ha continuato a intrecciare rapporti politici e commerciali sempre più stretti con la Russia. Prima della guerra era stata annunciata l’”amicizia senza limiti” tra i due Paesi.
La strategia degli Stati Uniti sull’Ucraina si basa in gran parte sull’isolamento internazionale della Federazione Russa nel tentativo di indebolirne le capacità militari. Se la Repubblica Popolare, seconda potenza mondiale, dovesse riversare un significativo sostegno in Russia l’approccio statunitense potrebbe cambiare. In primis, potrebbero arrivare le cosiddette sanzioni secondarie, ovvero sanzioni che possono essere imposte a società non statunitensi che intrattengano attività commerciali con Paesi oggetto di restrizioni.
I funzionari statunitensi stanno cercando di scoprire se il governo cinese abbia svolto un ruolo attivo in questa vicenda. In Cina esistono migliaia di imprese a controllo pubblico, alcune con amministratori delegati di livello pari a quello di un ministro, altre soggette a supervisione meno diretta. Ma tutte subiscono l’influenza del Partito-Stato.
I rapporti tra Washington e Pechino attraversano un momento particolarmente delicato. Gli Stati Uniti sono impegnati nel bilanciare il desiderio di stabilità e cooperazione nelle aree di interesse comune con la limitazione delle capacità tecnologiche, e quindi militari, cinesi.
Sugli aiuti militari alla Russia, Pechino è sempre stata piuttosto cauta. Soprattutto dopo che quella che doveva essere un’operazione lampo di decapitazione dell’élite politico-militare ucraina si è trasformata in breve tempo in un lungo conflitto di posizione. Un conflitto che ha reso il regime di Vladimir Putin un paria internazionale. Anche i funzionari della Casa Bianca sarebbero di questa opinione: il regime cinese non sta intraprendendo azioni che possano immediatamente aiutare i russi sul campo di battaglia.
Tuttavia prosegue, e anzi intensifica, i flussi commerciali. Nonostante le richieste statunitensi di allontanarsi dai mercati russi, la Cina rifiuta per principio qualsiasi sanzione al di fuori di quelle concordate alle Nazioni Unite. Nel 2022 le importazioni cinesi dalla Russia sono cresciute di quasi il 50% rispetto al 2021 e le esportazioni aumentate del 13%.
Un report del Center for New American Security mostra come gli sforzi cinesi e russi di alterare l’ordine internazionale, per quanto appaiano non coordinati, farebbero in realtà parte di un disegno preciso per creare una narrativa alternativa a quella occidentale. Le azioni russe si concentrano sull’indebolimento e la divisione delle società democratiche in Europa e negli Stati Uniti, mentre la Cina estende i propri tentacoli informativi nei Paesi in via di sviluppo nel Sudest asiatico, in Asia centrale, in Africa e in America Latina.
Ad ogni modo, un sostegno politico esplicito a Mosca sarebbe in contrasto con i recenti segnali che mostrano la Repubblica Popolare più incline a migliorare i rapporti con gli Stati Uniti, in un momento in cui Xi Jinping ha potuto rilassarsi al potere dopo essere stato confermato in autunno per un terzo mandato. Il segretario del Tesoro Janet Yellen e il vicepremier Liu He si sono incontrati la scorsa settimana. Mentre a febbraio il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, si recherà a Pechino nella prima visita di questo tipo dallo scoppio dell’epidemia da Covid-19.