Skip to main content

L’armonia di Pinuccio e la coerenza di Meloni. Parla Angiola Filipponio

Conversazione con la moglie del padre della destra italiana, la professoressa Angiola Filipponio: “Essere ministro dell’armonia non è una sorta di ‘volemose bene’, ma il contrario: rispettare il principio di realtà e sapere cosa fare. Dobbiamo dare atto a Giorgia Meloni di aver fatto uno sforzo nel porsi veramente sulla strada giusta e di voler fare bene”

Armonia e intesa. Poca apparenza e molta sostanza. E poi la visione, il provare a lanciare lo sguardo più avanti mentre tutti gli altri erano ancora fermi. Le intuizioni dello storico padre della destra italiana, Pinuccio Tatarella, in questo ricordo affidato a Formiche.net da sua moglie Angiola Filipponio. Professoressa universitaria di Filosofia del diritto presso l’Università di Bari, la prestigiosa cattedra che fu di Aldo Moro, allieva del grande filosofo cattolico Sergio Cotta, è autrice di importanti studi accademici. È stata deputata al Parlamento dal 2006 al 2008, ha fatto parte del Consiglio d’amministrazione di Rai Cinema ed è stata assessore alla cultura al Comune di Bari dal 2000 al 2004. Punto di riferimento culturale nel capoluogo pugliese, è nata a Cerignola, come suo marito.

Oggi si è svolto in Senato l’evento commemorativo con La Russa, Mantovano, Sangiuliano, Violante: che peso specifico ha?

Questa iniziativa mi rende molto felice, anche perché devo riconoscere che non è strumentale al fatto che ora siamo al governo: un passaggio che mi pare importante. Se devo pensare perché si ricorda qualcosa o qualcuno, beh come direbbe Bergson, il ricordo è la durata, ma la durata è ciò che dà valore al tempo, perché ciò che dura ha valore e allora evidentemente qualche valore nella figura di Tatarella la connota. É stato un bravo politico, ha fatto bene il suo lavoro e mi pare che per ogni essere umano questo dovrebbe essere la norma, anche se in realtà non lo è per tutti.

Quale il suo insegnamento più significativo?

Quello di porsi come obiettivo sempre il raggiungimento del bene comune. Il bene comune non è una cosa che abbiamo, è una bella espressione: Aristotele definisce la politica come la scienza più nobile proprio perché ha come obiettivo il bene comune, è questa la prima pagina dell’Etica Nicomachea. Ora però, com’è chiaro, il bene comune è una meta. Non è a disposizione, quindi richiede fatica, studio e soprattutto comporta la scelta tra le possibili soluzioni, ovvero la migliore delle soluzioni possibili. Un traguardo che si raggiunge con l’impegno e con le idee che sono a fondamento della propria visione del mondo. Non è il bene comune che deve essere a servizio delle idee, ma sono le idee che devono essere al servizio del bene comune, quindi si rende necessario correggerle quando non portano nella direzione auspicata.

Tatarella cambiava idea?

Karl Popper ci ricorda la differenza tra gli uomini e l’ameba: l’ameba, pur di non cambiare idea, preferisce morire; mentre gli esseri umani preferiscono cambiare idea anziché morire. Quindi bisogna fare in modo che le cose appaiano.

Un epiteto per l’opera politica di suo marito.

Se io dovessi connotare in qualche maniera l’operato di mio marito, direi che queste erano le idee fondanti del suo lavoro, ovvero che vale ancora la pena inseguire una meta con tutti gli sforzi. Essere ministro dell’armonia non è una sorta di “volemose bene”, ma proprio il contrario: è il trovare soluzioni nell’armonia, rispettare il principio di realtà e sapere cosa fare. Cosa vuol dire in una famiglia l’armonia perfetta, non se non appunto il bene comune?

Armonia e intesa: quanto questi due termini racchiudono il pensiero politico di Tatarella?

Ministro dell’armonia è una definizione che non si è dato da solo. Ricordo una frase di Massimo D’Alema, in occasione di una commemorazione alla Camera alcuni anni fa, in cui l’ex premier elogiò la capacità di mio marito di relazionarsi con tutti, anche con l’altra parte politica, senza mai fare un centimetro indietro rispetto al suo modo di essere e al suo modo di fare politica, quindi ai suoi principi.

Perché dopo 24 anni la destra si interroga ancora sugli spunti di suo marito? Troppo visionario lui nel proporli?

Se aveva una capacità, come dicevano i suoi amici La Russa e Gasparri, era quella di guardare più in là: mentre noi parlavamo e stavamo ancora pensando a quello di cui discutevamo, lui era già dietro l’angolo. Aveva questa capacità di vedere in avanti. In fondo l’utopia che cos’è, se non proprio questo? É guardare oltre il topos, è proprio guardare avanti.

Tra le sue peculiarità c’era quella di affiancare un progetto editoriale per ogni spunto politico…

Mio marito aveva la vocazione del giornalista. Non solo Puglia d’Oggi, la sua ultima impresa è stata quella di prendere il Roma. Riconosco che uno dei suoi amori è stato sicuramente il giornalismo.

Riscontra nel progetto conservatore portato oggi avanti da Giorgia Meloni alcuni spunti tatarelliani?

Dobbiamo dare atto a Giorgia Meloni di aver fatto uno sforzo nel porsi veramente sulla strada giusta e di voler fare bene: naturalmente siamo soltanto all’inizio, ma secondo me l’attuale premier si è posta proprio questo problema. Fare le cose in cui si crede o non farle. Questo è il messaggio che a me è arrivato e devo dire che si tratta di un insieme molto apprezzabile. Mi riferisco al fatto che non intende stare al governo a tutti i costi, ma starci solo se si raggiunge quello che considera il bene del Paese.

@FDepalo


×

Iscriviti alla newsletter