Da giorni non si hanno più notizie dell’imprenditore cinese, banchiere delle Big Tech, numero uno e fondatore del gruppo China Renaissance, specializzato in investimenti tecnologici. E il titolo in Borsa perde metà del valore
Che fine ha fatto Bao Fan? Da giorni non si hanno più notizie dell’imprenditore cinese, banchiere delle Big Tech, numero uno e fondatore del gruppo China Renaissance, specializzato in investimenti tecnologici. Il multimiliardario, 52 anni, è l’uomo che ha supervisionato l’ipo di molti giganti digitali, tra cui JD.com, ed è irraggiungibile dall’inizio della settimana, secondo il media economico Caixin.
La notizia ha avuto forti ripercussioni sulle azioni della società: il titolo è arrivato a perdere il 50% alla Borsa di Hong Kong, prima di riguadagnare parzialmente terreno, chiudendo con un pesante calo del 28,2%. Willer Chen, analista senior di Forsyth Barr Asia, ha dichiarato a Bloomberg che la continua assenza del dirigente “potrebbe rappresentare un ostacolo a lungo termine per il titolo, visto che Bao è l’uomo chiave della società”.
“L’indisponibilità del signor Bao non sembra correlata all’attività o alle operazioni della società, che proseguono normalmente”, ha fatto sapere China Renaissance che ha confermato di non essere riuscita a contattarlo. La scomparsa del banchiere riapre gli interrogativi sul pugno di ferro utilizzato da Pechino negli scorsi anni sul settore finanziario. Bao Fan non è infatti il primo caso di un uomo d’affari scomparso improvvisamente, negli ultimi anni. Il fondatore del gruppo Fosun, Guo Guangchang, scomparve per diversi giorni nel 2015. Lo stesso Jack Ma, il fondatore di Alibaba, sparì dalla scena pubblica per tre mesi dopo aver fatto commenti critici nei confronti dei regolatori cinesi.
Negli anni successivi, indagini sui grandi nomi della finanza cinese avevano colpito anche Wu Xiaohui, genero dell’ex leader Deng Xiaoping, per il crac del colosso delle assicurazioni Anbang, e l’ex enfant prodige della finanza cinese, Xiao Jianhua, condannato lo scorso anno, poche settimane prima dell’apertura del ventesimo Congresso del Partito Comunista Cinese, a tredici anni di carcere per corruzione.
Noto per i suoi stretti legami con i vertici del Partito Comunista Cinese, Xiao Jianhua sarebbe stato rapito dalla sua stanza d’albergo di Hong Kong da agenti di polizia in borghese di Pechino. Al momento dell’arresto, Xiao era uno degli uomini più ricchi della Cina, con un patrimonio stimato di 6 miliardi di dollari. Secondo Caixin, anche il presidente di China Renaissance, Cong Lin, è stato preso in custodia lo scorso settembre, quando le autorità hanno avviato un’indagine sul suo lavoro presso l’unità di leasing finanziario della banca statale Icbc. Un altro mistero cinese.