Alla Luiss si è parlato delle sfide e opportunità del cloud nazionale: i primi avvisi per la migrazione della Pubblica amministrazione, le milestone del Pnrr, la classificazione dei dati e il focus sull’autonomia tecnologica. Hanno partecipato Boccardelli, Stronati, Iannetti, Nicoletti, Parisse, Soccodato, Italiano, con la moderazione del direttore di Formiche.net Giorgio Rutelli
A che punto siamo con il cloud nazionale? Nell’ultimo anno questa fondamentale infrastruttura ha avuto un’accelerazione fortissima. A partire dalla “Strategia Cloud Italia” del gennaio 2022, in cui il Dipartimento per la trasformazione digitale e l’Agenzia per la cybersicurezza digitale (Acn) hanno stabilito gli indirizzi strategici per il percorso di migrazione verso il cloud di dati e servizi digitali della Pubblica Amministrazione.
La strategia ha tre obiettivi: assicurare l’autonomia tecnologica del Paese, garantire il controllo sui dati e aumentare la resilienza dei servizi digitali. Gli impegni presi con il Pnrr hanno messo il turbo a un progetto di cui si parla, a livello governativo, dal 2012.
Il primo passaggio è stato classificare dati e servizi, dividendoli in tre categorie: strategici, la cui compromissione può avere un impatto sulla sicurezza nazionale; critici, la cui compromissione potrebbe determinare un pregiudizio al mantenimento di funzioni rilevanti per la società, la salute, la sicurezza e il benessere economico e sociale; ordinari, la cui compromissione non provocherebbe l’interruzione di serivzi dello Stato o un pregiudizio per il benessere economico e sociale del Paese.
Il secondo è stato qualificare i servizi cloud, stabilire gli standard tecnici e le misure di controllo sui dati. In questo ha svolto e continuerà a svolgere un ruolo cruciale l’Acn, che non è solo il “controllore” a tutela delle nostre infrastrutture, ma ha il compito di guidare e formare sia la Pubblica amministrazione che le aziende, dotandole degli strumenti necessari a prevenire e fronteggiare criticità cyber.
Il terzo è stato l’istituzione del Polo Strategico Nazionale (Psn). Una nuova società – partecipata da TIM, Leonardo, Cassa Depositi e Prestiti (attraverso CDP Equity) e Sogei – che ha visto la luce lo scorso agosto, e a dicembre 2022 ha fatto il suo primo collaudo a tempo di record, per rispettare la milestone prevista dal Pnrr. Questa infrastruttura permetterà a centinaia di pubbliche amministrazioni di beneficiare di un cloud che garantisca “affidabilità, resilienza, scalabilità, interoperabilità e sostenibilità ambientale”.
Di questo ieri si è parlato nella futuristica “Dome” della Luiss Guido Carli, in un incontro dedicato alle sfide e alle opportunità offerte dal cloud nazionale. Dopo i saluti di Paolo Boccardelli, direttore del centro di ricerca in Strategic Change “Franco Fontana” della Luiss, e di Francesco Stronati, Vice President IBM Italia, è stato il momento di una tavola rotonda moderata da Giorgio Rutelli, direttore di Formiche.net, in cui si sono confrontati Emanuele Iannetti, amministratore delegato di Polo Strategico Nazionale; Stefano Parisse, responsabile Transformation Office, Dipartimento per la trasformazione digitale; Luca Nicoletti, Responsabile del Servizio Programmi Industriali dell’Acn; Giovanni Soccodato, Chief Strategic Equity Officer di Leonardo; Giuseppe Francesco Italiano, professore di Artificial Intelligence and Machine Learning, Luiss.
A un mese dalla nascita del Psn, i panelist hanno ripercorso la genesi del progetto e il suo futuro. Intanto, il primo avviso “di prova” che invitava Aziende sanitarie locali e Aziende ospedaliere ad accedere a un fondo da 35 milioni per la migrazione al cloud ha avuto un ottimo riscontro, con enti da tutto il territorio nazionale che hanno aderito nell’arco di pochi giorni. Va ricordato che al momento il Psn non riceve soldi pubblici, bensì si occupa di distribuire alle aziende sanitarie e alle PA coinvolte i fondi stanziati dal Pnrr (che in totale saranno 1,9 miliardi di euro).
La prossima milestone, entro settembre 2023, è la migrazione di “almeno 30 Pubbliche Amministrazioni sull’infrastruttura Psn e poi le due successive, ben più sfidanti, che prevedono l’ingresso di 100 PA nel 2024 e almeno 280 entro il 2026”, ha ricordato Iannetti.
Si è parlato anche di sovranità, o meglio di autonomia tecnologica: il Psn, come ha certificato il prof. Italiano, può essere un modello da prendere a esempio anche all’estero nel bilanciamento tra l’esigenza di garantire la sicurezza dei dati e la necessità di garantire un sistema che sia interoperabile e al quale possano partecipare le aziende con i migliori requisiti tecnici. A Bruxelles è in corso un dibattito a più voci sul modello da adottare, con Francia e Germania che hanno fatto scelte diverse. Parigi ha varato S3NS, simile a quello italiano, Berlino ha puntato su GaiaX. Da Roma può arrivare un contributo soprattutto sull’importanza di classificare i dati, come ha sottolineato Nicoletti di Acn, l’agenzia che rappresenta il nostro Paese al tavolo europeo.
Soccodato di Leonardo ha poi spiegato l’importanza di una partnership pubblico-privata come quella del Psn: l’azienda ha fornito la sua expertise nel comparto della sicurezza e della gestione di dati strategici e critici, un servizio che già fornisce in Italia e all’estero a istituzioni che operano nel campo della difesa e dell’intelligence.