I leader occidentali seguono l’intervento di Zelensky alla Conferenza di Monaco. La linea di Harris, Blinken, Macron, Scholz, Sunak e Tajani è chiara: restare vicino a Kyiv, continuando a sostenere la resistenza contro l’invasione di Putin. Intanto novità sui jet?
Gli alleati hanno consegnato all’Ucraina una serie di armi che hanno contribuito — assieme al valore dei militari ucraini — alla resistenza con cui Kyiv contro l’invasore russo. Ma il presidente ucraino Volodymyr Zelensky teme che le forniture cruciali arrivino troppo tardi per bloccare la nuova offensiva lanciata in queste settimane da Mosca. “Dobbiamo sbrigarci”, ha detto Zelensky parlando in collegamento video in apertura alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, assise internazionali a cui partecipa la leadership globale. “Abbiamo bisogno di velocità: velocità negli accordi, velocità nelle consegne [di armi], velocità nelle decisioni per limitare il potenziale russo”. Non ci sono “alternative”, perché la vita degli ucraini è in gioco, ha detto.
L’importante conferenza annuale tedesca precede di pochi giorni l’anniversario del 24 febbraio, quando Mosca inviò le sue forze nel Paese, scatenando la guerra in Europa per la prima volta dopo decenni. All’incontro parteciperanno i leader di Francia e Germania, il vicepresidente statunitense Kamala Harris e il segretario di Stato Antony Blinken, il responsabile della diplomazia cinese Wang Yi e il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg. I delegati russi, tra cui il ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, che in passato hanno partecipato regolarmente a Monaco, non sono stati invitati.
Zelensky ha anche insistito sul fatto che non c’è “nessuna alternativa” al trionfo dell’Ucraina nella sua lotta contro le truppe del presidente Vladimir Putin, e che non c’è altra scelta se non quella di far entrare il suo Paese nell’Union europea e nella Nato. Parlando al forum dopo Zelensky, il presidente francese Emmanuel Macron ha esortato gli alleati a “intensificare il nostro sostegno” all’Ucraina per aiutare le sue forze a lanciare una controffensiva. Pur ribadendo di non voler assistere a una guerra prolungata, ha detto che la Francia è pronta a un “conflitto prolungato”. Macron, che pur nelle prime settimane del conflitto ha cercato una soluzione diplomatica muovendosi in prima persona verso Mosca, ha spiegato che non è il momento giusto per il dialogo con la Russia. “Abbiamo una Russia che ha scelto la guerra, che ha scelto di intensificarla e che ha scelto di arrivare a commettere crimini di guerra e ad attaccare infrastrutture civili”, ha aggiunto.
Anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha ribadito che il sostegno tedesco è stato “progettato per durare”, ma ha lanciato una velata frecciatina agli altri alleati per i tentennamenti nella consegna dei carri armati promessi all’Ucraina. Di fronte alle disperate suppliche di Kyiv, Berlino ha finalmente accettato a gennaio di consentire l’invio all’Ucraina di carri armati Leopard di fabbricazione tedesca, ampiamente utilizzati in Europa. Berlino ha promesso di inviare alcuni degli equipaggiamenti più moderni dalle sue scorte militari, ma sta lottando per convincere gli alleati a fare lo stesso. “Chi può inviare questi carri armati dovrebbe farlo subito”, ha detto Scholz alla conferenza, promettendo “un’intensa campagna” per convincere gli alleati a muoversi sulla questione. Si tratta di un’inversione di tendenza per Scholz, che ha dovuto affrontare accuse di ritardi per la sua riluttanza a consentire la consegna dei carri armati. Secondo la legge tedesca, Berlino deve dare il permesso agli altri Paesi che utilizzano i carri armati di riesportarli.
“È il momento di raddoppiare il nostro sostegno”, ha aggiunto il premier britannico Rishi Sunak. In ballo c’è anche la questione degli assetti aerei: gli alleati per ora non hanno pianificato l’invio di questo tipo di armamenti, ma è in corso una discussione sulla quale il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, si è detto convinto: i caccia “arriveranno”. Alla conferenza è intervenuto anche il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, che ha sottolineato che il sostegno di Roma a Kiev continuerà come prima, nonostante le recenti uscite di Silvio Berlusconi.
Novità sugli aerei?
Intanto il più alto generale statunitense in Europa ha comunicato ai legislatori americani che fornire all’Ucraina attrezzature occidentali avanzate — come jet da combattimento F-16, droni e missili a lungo raggio — potrebbe aiutare Kiev a dominare i cieli e a rafforzare le proprie offensive contro la Russia. Politico ha appreso che un briefing a porte chiuse tenutosi venerdì mattina con più di 10 senatori e membri della Camera, che si è svolta a latere della Conferenza di Monaco, è stato chiesto al generale Christopher Cavoli se i jet da combattimento F-16 avrebbero aiutato l’Ucraina a vincere la guerra contro la Russia. Ha risposto: “Sì”, secondo cinque persone presenti nella stanza che hanno parlato a condizione di anonimato con il media statunitense.
La risposta del generale va oltre i precedenti commenti pubblici dei funzionari statunitensi, che sono ufficialmente limitati da un secco “no” del presidente Joe Biden quando gli è stato chiesto se gli Stati Uniti avrebbero inviato degli F-16. Nessun altro funzionario dell’amministrazione Biden ha però escluso del tutto la possibilità di inviarli in futuro, osservando che le difese aeree sono la necessità più urgente del momento. Cavoli sostiene che gli Stati Uniti e i loro alleati dovrebbero inviare all’Ucraina le armi più avanzate che possono mettere a disposizione. Tra queste, aerei avanzati, droni e missili con gittata superiore a 100 chilometri, come il sistema missilistico tattico dell’esercito.
Il generale, che ricopre sia la carica di comandante supremo alleato per l’Europa che quella di capo del Comando europeo degli Stati Uniti, ha sostenuto secondo Politico che l’Ucraina ha bisogno di armi ed equipaggiamenti più avanzati per “migliorare la lotta in profondità”, secondo una delle cinque persone. Una seconda persona ha detto che Cavoli ritiene che l’Occidente dovrebbe equipaggiare l’Ucraina per “raggiungere più a fondo” le posizioni russe all’interno del confine ucraino.