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Quanti voti muovono gli anarchici in Italia? Scrive Pennisi

Una ragione in più per darsi una calmata? Cospito è uno dei leader della Federazione anarchica informale. Non muove voti anche perché non crede in sistemi basati su elezioni. La Federazione può contare su quattro-cinquemila aderenti, ma circa il 25% sono liberal-capitalisti, ferocemente anti-comunisti e, quindi, anche anti-socialisti. Quindi può influenzare duemila voti. L’analisi di Giuseppe Pennisi

Perché tanta attenzione al caso Cospito, una vicenda giudiziaria il cui esito deve dipendere dalla magistratura, nella sua indipendenza, e non dalla politica? Ha ben detto su questa testata Valeria Covato che occorre abbassare i toni e lasciare che i magistrati abbiano tempo e modo per valutare le richieste del recluso.

Sorge il sospetto che partiti e movimenti, soprattutto se in perdita di consensi, credano che gli anarchici siano una riserva di voti pure in vista delle prossime regionali in Lazio e Lombardia. Quindi, come già scritto a proposito dei balneari e dei tassisti, è il calcolo del consenso ad alimentare un tormentone mediatico di cui gran parte degli italiani è stanca e stufa. Soprattutto i balneari ed i tassisti che con le loro minute regolazioni interne non vogliono avere nulla a che fare con gli anarchici.

Il maggiore esperto del settore, che ha curato la storia dell’anarchismo italiano dal 1945 a oggi, è Giampietro Berti, storico dell’Università di Padova, tra i massimi studiosi dell’anarchismo italiano. La storia è stata articolata in collaborazione con Carlo De Maria, ricercatore dell’Università di Bologna.

In primo luogo, qualche chiarimento sugli anarchici italiani. La Federazione anarchica italiana nasce nel 1945, dopo la partecipazione delle brigate anarchiche alla resistenza. I suoi ideali sono racchiusi in questa frase di Enrico Malatesta, che si trova nella prima pagina del sito della Federazione: “Noi vogliamo che la società sia costituita allo scopo di fornire a tutti gli esseri umani i mezzi per raggiungere il massimo benessere possibile, il massimo possibile sviluppo morale e materiale; noi vogliamo per tutti pane, libertà, amore, scienza”. Tranne Gaetano Bresci, un lupo solitario che uccise Umberto I, agli inizi non pochi erano anarchici da operetta, ben rappresentati nel film Che gioia vivere! del 1961 con Alain Delon come protagonista.

Già dagli anni Sessanta, la Fai respinge l’intimidazione fisica, l’azione punitiva, l’attentato e la violenza indiscriminata come metodo di lotta. Le sue azioni politiche riguardano principalmente la contro informazione, gruppi di solidarietà ai carcerati e la discussione contro il sistema carcerario, così come altre attività culturali sul territorio. Le sedi della Fai sono riportate sul sito della federazione; quindi, nulla di celato o di clandestino. La Fai tiene regolarmente congressi, a cui possono partecipare anche non anarchici. Ci sono andato un paio di volte per rendermi conto di cosa si trattasse.

Nel 2003, nasce invece la Federazione anarchica informale, la cui sigla è uguale a quella della Fai, proprio per sottolineare il contrasto tra le due federazioni, ma si tratta di una cosa ben diversa. È un’organizzazione informale e orizzontale, cioè senza una struttura verticale e gerarchica, che sostiene l’uso della violenza e della lotta armata contro lo Stato e i suoi simboli. È composta da cellule diverse in vari paesi che agiscono in maniera del tutto autonoma e informale.

Al suo interno sembra ci siano circa una dozzina di cellule, organizzate nel gruppo anarchico Morales, la cellula rivoluzionaria Lambros Fountas, le cellule insorgenti metropolitane, le cellule armate per la solidarietà internazionale il nucleo rivoluzionario Horst Fantazzini, la Narodna Volja, rivolta tremenda, rivolta animale, nucleo Mauricio Morales e la brigata Augusto Masetti. Dal 2004, hanno rivendicato undici attentati, ma la relazione annuale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza hanno identificato trentuno azioni dirette di “presunta matrice anarchica”, di cui diciotto dirette contro infrastrutture delle telecomunicazioni, quattro contro le forze di polizia, tre contro l’Eni, due contro la sanità, due contro banche ed Equitalia, una contro gli esercizi commerciali e una contro la sede di Casapound.

Cospito è uno dei leader della Federazione anarchica informale. Non muove voti anche perché non crede in sistemi basati su elezioni. La Federazione anarchica italiana può contare su quattro-cinquemila aderenti, ma circa il 25% sono liberal-capitalisti, ferocemente anti-comunisti e, quindi, anche anti-socialisti. Quindi può influenzare duemila voti.

Una ragione in più per darsi una calmata.



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