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Debito comune e aiuti green. L’Ue alza il velo sulla risposta all’Ira

Ursula von der Leyen presenta ufficialmente la bozza del piano europeo con cui Bruxelles punta a rispondere al maxi pacchetto di sussidi americano. Verso un fondo continentale, ma c’è l’ostacolo frugali

Ufficialmente, manca ancora una settimana a quell’8 febbraio, giorno in cui l’Europa proverà a compattarsi intorno al piano di aiuti all’industria, in risposta all’Inflation reduction act americano (qui l’intervista all’economista Carlo Alberto Carnevale Maffè). Ma oggi Ursula von der Leyen ha comunque alzato il velo sul pacchetto di sussidi, a trazione decisamente green. Il menù è ricco: aiuti di Stato a breve termine e un fondo sovrano comune entro l’estate, come anticipato due settimane fa al World economic Forum di Davos. Sempre che i Paesi cosiddetti frugali siano d’accordo nel condividere il debito con chi le finanze non le ha troppo in salute.

“In questo contesto di opportunità e sfide sismiche”, si legge nella comunicazione adottata dal Collegio dei commissari europei, “l’Europa ha bisogno di un nuovo piano industriale del Green Deal. Il piano farà parte del Green Deal europeo, che ci ha avviato sulla strada della neutralità climatica e consentirà all’Europa di aprire la strada a livello globale nell’era industriale zero-net (emissioni nette zero, ndr). Il punto di partenza del piano è la necessità di aumentare in modo massiccio lo sviluppo tecnologico, la produzione manifatturiera e l’installazione di prodotti a emissioni zero la fornitura di energia nel prossimo decennio, nonché il valore aggiunto di un approccio a livello della Ue per affrontare insieme questa sfida”.

Il collegio ha comunque tracciato il perimetro del piano Ue. “Il fondo di sovranità europeo ha lo scopo di aumentare le risorse disponibili per la ricerca a monte per l’innovazione e per i progetti industriali strategici. Il concetto del fondo di sovranità è che abbiamo bisogno di una risposta strutturale europea su come affrontare e come supportare queste tecnologie chiave. Dovremmo sempre tenere presente che nessun paese, nessuno stato membro dell’Unione europea è un’isola, nemmeno uno. L’integrità del mercato unico e il funzionamento della prosperità del mercato unico è il motivo per cui le industrie si trovano in Stati membri diversi”, si legge ancora nelle carte.

Una cifra fornita anche dalla stessa von der Leyen. “Il prossimo decennio sarà quello che deciderà se avremo successo nel combattere il cambiamento climatico. La cosa più importante è l’industria per l’obiettivo emissioni zero. Vogliamo cogliere l’attimo e sappiamo che i prossimi anni saranno quelli che daranno forma all’economia a zero emissioni nette e nei quali verrà deciso dove sarà localizzata. E noi vogliamo essere una parte importante di questa industria a zero emissioni nette, della quale abbiamo bisogno a livello globale”.

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