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La forza delle Madri costituenti, in un libro. Il racconto di Elvira Frojo

“Ventuno. Le donne che fecero la Costituzione” (ed. Paoline) è il volume di Romano Cappelletto, responsabile dell’Ufficio stampa Paoline, e Angela Iantosca, giornalista e scrittrice, dedicato “alle donne e agli uomini di domani”. La presentazione a Roma e i commenti degli autori

Il futuro guarda al passato con la voce e i volti delle donne.
Un lavoro a quattro mani. Un uomo e una donna uniti per parlare di valori. A 75 anni dall’entrata in vigore della Costituzione, in un libro pensato per la diffusione nelle scuole, le donne dell’Assemblea costituente raccontano, in prima persona per éscamotage narrativo, la propria storia.

“Ventuno. Le donne che fecero la Costituzione” (ed. Paoline) è il volume di Romano Cappelletto, responsabile dell’Ufficio stampa Paoline, e Angela Iantosca, giornalista e scrittrice, dedicato “alle donne e agli uomini di domani”.

Il libro, dopo un tour in varie città, è stato presentato, a Roma, nella Sala Curci de “La Civiltà cattolica”, alla presenza del direttore della rivista, padre Antonio Spadaro, e di padre Federico Lombardi, presidente della Fondazione vaticana “Joseph Ratzinger-Benedetto XVI”. Ha moderato Livia Siclari, avvocata e ricercatrice.
La voce di Simona Sciacca, accompagnata dalla chitarra di Alessandro Chimenti, ha offerto suggestive note evocative di un contesto che fece da spartiacque nella partecipazione delle donne, per la prima volta, alla vita politica.

Di varia provenienza sociale, culturale e politica, deportate, violentate, partigiane, intellettuali e operaie, il volume ricorda tutte le donne che, con coraggio, impegno e determinazione, hanno fatto, insieme, la storia. Non solo femminile ma della società e per i diritti di tutti.
Solo 21 su 556 deputati (il 3,8% dell’Assemblea), erano donne. In tredici, laureate. Tra loro, 5 entrarono a far parte della “Commissione dei 75” incaricata di scrivere la Costituzione. Furono comunque sufficienti a fare la differenza per i diritti delle donne, nel cammino della parità di genere e di un’uguaglianza “di fatto”, dimostrando una straordinaria capacità, potente e incisiva.

L’intervento di ciascuna di loro andrebbe ricordato. Impavide combattenti tra pregiudizi, sentimenti, emozioni. Protagoniste di un’epoca di subìte mortificazioni e sconfitte civili, politiche, personali, ma capaci di guardare a grandi orizzonti, con sguardo visionario.
Teresa Mattei affermava: “Noi non vogliamo che le nostre donne si mascolinizzino, non vogliamo che le donne italiane aspirino ad un’assurda identità con l’uomo; vogliamo semplicemente che esse abbiano la possibilità di espandere le proprie forze, tutte le loro energie, tutta la loro volontà di bene nella ricostruzione democratica del nostro Paese”, ha detto.
Mentre Maria Federici Agamben, in occasione dell’approvazione dell’articolo 37, diceva: “Da qui a pochi anni, noi dovremo perfino meravigliarci di aver introdotto questo articolo nel testo costituzionale… dovremmo meravigliarci d’aver introdotto troppi articoli del genere…dovremmo meravigliarci di aver dovuto introdurre una norma così naturale e umana”.
Cosa significa, oggi, il messaggio delle “Madri costituenti” rispetto a ideali, speranze da realizzare ancora nella società italiana?

È l’autrice Iantosca che offre la sua lettura a Formiche.net: “Ci sono tante battaglie che devono essere compiute e molte rivoluzioni che pensiamo di fare noi ogni giorno in realtà erano state cominciate 75 anni fa. Forse dimentichiamo che dietro di noi c’è una storia e spesso non onoriamo il sacrificio, il sangue versato durante la Seconda guerra mondiale e, a fine conflitto, le difficilissime lotte delle donne. Come diceva Pietro Calamandrei in un discorso agli studenti del 1955, la Costituzione resta un pezzo di carta se lo lascio cadere. Siamo noi che, attraverso i nostri comportamenti e le nostre scelte, gli diamo linfa vitale. E questo significa semplicemente rispettare quegli articoli che sono costati lacrime e sangue e all’interno dei quali è tradotta in parole la forza di quelle battaglie”.

La storia della Costituzione italiana induce anche riflessioni sul contributo maschile nel processo di emancipazione femminile. E’ il senso di una condivisione, oggi più che mai, necessaria per un effettivo progresso sociale.

Ancora per Formiche.net, è l’autore Cappelletto che spiega: “L’importante è esserci. Perché nella lotta per l’emancipazione femminile, ancora da combattere, c’è la profonda solitudine delle donne. Sole nella ricerca di una parità che spesso viene anche confusa e diventa lotta solitaria, al di là delle tante dichiarazioni. Nel 1946 il suffragio universale, la possibilità per le donne di entrare in quell’Assemblea Costituente, era stata voluta anche dagli uomini, ma dietro c’erano motivazioni abbastanza tristi e credo che, oggi, purtroppo, non sia cambiato molto. Cioè gli uomini non si muovono insieme. La battaglia per la verità, per la dignità, per l’uguaglianza e la libertà non è “di genere”. Ogni diritto conquistato, anche se sembra parziale e di una parte, riguarda tutti noi”.

“Ventuno. Le donne che fecero la Costituzione” è, così, un toccante libro educativo e di sensibilizzazione per riflettere sulla nostra società e su promesse mancate. Destinato anche al mondo degli adulti, non solo alle nuove generazioni, speranza del futuro per dare vita, ogni giorno, a quel “pezzo di carta” con l’entusiasmo giovanile che si nutre di valori condivisi allontanando solitudini.
In una società fortemente ancorata a logiche patriarcali e in un Paese distrutto dalla guerra, le donne della Costituente hanno “scritto” valori. Affermando, con la ricchezza della propria differenza, non omologata al modello maschile, principi di libertà, dignità umana e rispetto della persona. Pensando a soluzioni concrete contro la fame, la povertà, l’analfabetismo sociale e le discriminazioni.

Ogni articolo della Costituzione porta l’impronta femminile. Battaglie di parole frutto della mente e del cuore, in una formulazione che voleva portare il diritto nel vivere quotidiano. A volte sconfitte, hanno dovuto attendere anni per affermare conquiste ma non hanno arretrato.
“Un sogno fabbricato da uomini (e donne) svegli”, come ha detto Roberto Benigni al festival di Sanremo, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella?
Un monito per tutti guardando al passato. In prima linea, la passione e la forza delle donne in un percorso che, oggi ancor più, non può escludere gli uomini per realizzare effettivi cambiamenti nell’economia, nella politica e nella società civile.

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