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Ecco perché Draghi non sarà a capo del Global Gateway

La notizia “è destituita di fondamento e in ogni caso l’ex presidente del Consiglio non è interessato a questo come ad altri ruoli”, spiega l’entourage a Formiche.net

L’entourage di Mario Draghi fa sapere a Formiche.net che la notizia di un suo incarico a capo dell’iniziativa Global Gateway, la risposta europea alla Via della Seta (300 miliardi di euro entro il 2027), “è destituita di fondamento e in ogni caso l’ex presidente del Consiglio non è interessato a questo come ad altri ruoli”.

Nelle scorse settimane si era diffusa la voce di un possibile incarico. Prima l’ex presidente del Consiglio ed ex governatore della Banca centrale europea è stato tirato in ballo da Noah Barkin, visiting senior fellow del German Marshall Fund. Poi dal quotidiano tedesco Handelsblatt che, citando diverse fonti europee, aveva raccontato che Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, guarderebbe “con simpatia” alla nomina di Draghi a inviato speciale dell’Unione europea per il Global Gateway.

Quanto fatto sapere a Formiche.net dall’entourage di Draghi rispecchia le parole rilasciata prima di Natale dallo stesso ex presidente del Consiglio in un’intervista al Corriere della Sera: “Faccio il nonno, ho quattro nipoti. E mi godo il diritto dei nonni di poter scegliere che cosa fare. Anche per questo ho chiarito che non sono interessato a incarichi politici o istituzionali, né in Italia né all’estero”.

Nei mesi scorsi era circolata anche l’ipotesi per lui della successione a Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato, in scadenza il 30 settembre prossimo, dopo la proroga di un anno alla luce dell’invasione russa in Ucraina. Un nome che circola con insistenza è quello di Kaja Kallas, primo ministro estone.

Fu proprio Draghi nel 2021, al G7 di Carbis Bay, a congelare di fatto il memorandum d’intesa con cui il governo gialloverde di Giuseppe Conte fece dell’Italia il primo e unico tra i Sette ad aderire alla Via della Seta. Bastarono poche parole: il progetto espansionistico cinese “non è stato mai menzionato, nessun accenno” durante il summit ma “per quanto riguarda l’atto specifico, lo esamineremo con attenzione”. Draghi incassò il plauso europeo e americano. Con il governo Draghi, l’Italia comprendeva “molto bene come la Repubblica popolare cinese operi nel mondo”, aveva dichiarato Wendy Sherman, vicesegretaria di Stato degli Stati Uniti, rispondendo a una domanda di Formiche.net durante un incontro con la stampa europea a giugno.


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