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Cosa può imparare il Pd da Gramsci. La versione di Sisci

Gramsci interpretava il Principe di Machiavelli come il rappresentante delle forze propulsive del momento, allora era Valentino, ai tempi di Gramsci era il proletariato, ora quali sono queste forze propulsive? Il Pd saprà indirizzare il Paese in questa direzione?

 

 

Pubblichiamo una rivisitazione dell’intervento di Francesco Sisci alla presentazione del numero 118 di Quaderni Radicali “Politica senza idee – La crisi del partito democratico”

La sinistra ha problemi sociali, i votanti di sinistra del Pd oggi non sono i proletari, ma classe media o addirittura alta. Quali sono i temi che possono individuare la sinistra oggi? Una maggiore distribuzione del reddito, e una libertà sociale e di mercato. Sappiamo che deve esserci anche una libertà di mercato, perché altrimenti anche la libertà sociale e individuale viene meno.

Ma questo potrebbe essere anche programma della destra in Italia. Infatti nei decenni passati c’era una differenza sostanziale tra destra e sinistra. La destra diceva che la libertà soprattutto di impresa, andava tutelata a tutti costi, anche sacrificando l’eguaglianza sociale; la sinistra pensava che l’eguaglianza andasse raggiunta con ogni mezzo, anche sacrificando la libertà individuale. Oggi le posizioni non sono più così separate.

Non c’è una vera differenza di temi politici. C’è una differenza di riferimenti storici-culturali che sono importanti e non, perché alla fine è il futuro non il passato che conta. Sono passati 80 anni dal 1943 quando Italia si divise tra fascisti e antifascisti, parliamo ancora di questo? Nel 1943 erano passati 80 anni dell’unità d’Italia la guerra contro i Borbonici e i loro briganti fu sanguinosa e divisiva ben più di quella coi fascisti. Ma nel 1943 in Italia nessuno si divideva sul Regno di Napoli.

Inoltre tra destra e sinistra ci sono altri due temi divisivi: l’accento sugli immigrati e sui diritti sessuali. Questi però non sono discriminanti tradizionali della sinistra e non sono in effetti centrali nel dibattito del Paese, anzi sono argomenti distorsivi del dibattito. Nessuno vuole opprimere gli omosessuali e nessuno può fare a meno degli immigranti o può spalancare ogni porta a loro.

Proporrei di partire non dai bisogni di una parte, ma dai bisogni e gli obiettivi della nazione, non solo per una nuova sinistra ma per una Nuova Italia, come si sarebbe detto altrove. C’è bisogno di pensare il posto dell’Italia nel mondo. Durante la Prima Repubblica ogni questione interna partiva dall’analisi esterna. Era inutile perché il mondo era bloccato, con o contro la Nato, ma era importante concettualmente.

Oggi il mondo è in movimento e nessuno parte nelle analisi interne dal mondo.

L’Italia deve e può solo essere il ponte tra Asia, Africa, Europa e America. Per questo deve attrezzarsi con un mercato libero che inviti gli investimenti stranieri e l’arrivo/ritorno di capitale umano. Serve una scuola efficiente, internazionale, dove si studino “cose inutili” filosofia, storia, letteratura, la base per ogni attività oggi è fra 50 anni, come sottolinea il saggio Mario Caligiuri. Viceversa, studiare cose “utili” oggi può diventare inutile domani perché il mondo sarà radicalmente cambiato fra 20 anni.

Ciò significa portare non sussidi ma lavoro e investimenti a sud. Milano sta scoppiando, mentre il sud sta diventando un deserto. L’Italia si è fatta al sud, con Garibaldi, la Cassa del Mezzogiorno e la Lega, che ha voluto sbarazzarsi della questione del sud. Il Pd come forza di progresso, innovazione dovrebbe essere questo.

Gramsci interpretava il Principe di Machiavelli come il rappresentante delle forze propulsive del momento, allora era Valentino, ai tempi di Gramsci era il proletariato, ora quali sono queste forze propulsive? Le forze che vogliono dare un nuovo destino al Paese.

Il Pd saprà indirizzare il Paese in questa direzione? In teoria lo potrebbe fare anche la destra, ma non lo sta facendo.

Lo saprà fare? Il problema non sono i tatticismi, alleiamoci qui o lì, è riportare la gente alle urne: oggi il 60% non vota.

È la più grande prova che la politica non funziona in Italia.


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