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Google lancia il suo chatbot, Bard. La risposta a ChatGPT nella corsa all’AI

L’azienda guidata da Sundar Pichai annuncia il suo strumento basato sul modello di apprendimento linguistico LaMDA. Si tratta di una risposta a quello di OpenAI. Come lei, anche Baidu ha intenzione di lanciare il suo progetto a marzo. L’ennesimo capitolo di una sfida che vede coinvolte tutte le grandi società tech

La risposta di Google al ChatGPT di OpenAI si chiama Bard, un richiamo al Bardo William Shakespeare, che “mira a combinare l’ampiezza della conoscenza mondiale con la potenza, l’intelligenza e la creatività dei nostri grandi modelli linguistici”, ha affermato il Ceo Sunder Pichai, le cui parole sono state racchiuse in un comunicato. Il software, basato sul modello LaMDA (Language Model for Dialogue Applications) dell’azienda, prenderà le informazioni da Internet “per fornire risposte fresche e di alta qualità. Può essere uno strumento per la creatività e un trampolino di lancio per la curiosità”, ha aggiunto. “Per esempio, aiutando a spiegare a un bambino o una bambina di nove anni le nuove scoperte del telescopio spaziale James Webb della Nasa, per saperne di più sui migliori attaccanti di calcio in questo momento o per ottenere consigli su come migliorare le proprie competenze”.

“Due anni fa abbiamo lanciato LaMDA”, ha ricordato l’amministratore delegato. “Abbiamo lavorato su una versione sperimentale per un servizio colloquiale di intelligenza artificiale” – incentrato appunto su questo modello – “che abbiamo chiamato Bard. E oggi ci spingiamo un altro passo in avanti”.  Il robot sarà sottoposto a una fase sperimentale, così che possa essere ultimato da “collaudatori fidati prima di renderlo più ampiamente disponibile al pubblico nelle prossime settimane”. Si tratta di un gruppo di esperti, geograficamente dislocati, che daranno una mano a Google a capire l’uso dell’IA da parte degli utenti. “Uniremo i feedback esterni con i nostri test interni per assicurarci che le risposte di Bard siano di qualità, sicure e fondate sul mondo reale”, ha continuato Pichai.

La vicenda acquista un fascino particolare. Non solo perché segue l’investimento di 300 milioni di dollari da parte di Google nella start-up Anthropic annunciato pochi giorni fa, ma perché l’azienda sta facendo dei grandi passi in avanti grazie all’IA. LaMDA è finita al centro del dibattito negli ultimi mesi per via delle sue macchine “senzienti”, in grado comprendere meglio di elementi di contesto di un dialogo. Ora, lo stesso strumento viene sfruttato per il chatbot di Google.

È impossibile non vedere nell’annuncio di Pichai una contromossa a Microsoft, che ha investito 10 miliardi in OpenAI, creatrice di ChatGPT e DALL-E. Il Ceo Satya Nadella condividerà “alcuni progressi su diversi progetti entusiasmanti”, ma non è dato sapere quali. Ma saranno legati alla sfida sull’Intelligenza Artificiale, che ormai interessa sempre più società.

Baidu ha invece annunciato di voler lanciare il suo chatbot, Ernie Bot, permettendo al suo titolo di schizzare del 13% a Hong Kong. L’azienda cinese “dovrebbe essere in grado di completare i test interni” a marzo, quando spera di metterlo “a disposizione del grande pubblico”.

È una corsa serrata, che interessa sempre più Big Tech. Al ChatGTP, come abbiamo visto, hanno già risposto le concorrenti Google e Baidu, con la promessa di Mark Zuckerberg di trasformare la sua Meta nel traino dell’IA. Non a caso, il 15 novembre scorso, è stato rilasciato Galactica, un modello di apprendimento linguistico capace di riassumere articoli scientifici (su cui, invece, ChatGTP fa ancora fatica). È tuttavia durato il tempo tre giorni, prima di essere rimesso in fase di sperimentazione.

Il chatbot appare come lo strumento del futuro. Potrebbe essere utile anche per il settore del marketing, così come per le semplici aziende visto che è capace di generare report delle riunioni su Teams (una versione più costosa è stata lanciata a inizio settimana da Microsoft), effettuare previsioni e analisi delle immagini. Ma soprattutto, potrebbe rivoluzionare i motori di ricerca, un campo dove Google ha fatto da padrone per decenni.

I limiti di questo strumento sono ancora tanti ed evidenti, ma è lì che si trova il terreno di conquista su cui le grandi società tech si stanno scontrando. Chi riuscirà ad abbinare nel miglior modo possibile gli strumenti di IA – come il Natural Language e, quindi, i chatbot – a questi sistemi di ricerca, non avrà forse vinto la gara, ma otterrà un vantaggio non di poco conto.



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