Prodi, Cottarelli e Padoan negli ultimi giorni hanno dato giudizi positivi sull’esecutivo. Si tratta di pareri di personalità autorevoli. Così autorevoli da poter rigettare lo spirito di fazione e da potersi permettere un approccio realista ispirato al senso di responsabilità nazionale. Quel realismo e quel senso di responsabilità che, inaspettatamente, sembra caratterizzare il governo sui conti pubblici e sul rapporto con l’Europa… Il corsivo di Andrea Cangini
Difficile dire se si tratti di un’inedita trasposizione sul piano politico di quel meccanismo psicologico noto come sindrome di Stoccolma, di semplice onestà intellettuale o di una crescente preoccupazione per il destino della fragile Italia stretta tra Francia e Germania. Fatto sta che a sinistra si continuano ad alzare alte sponde in favore di Giorgia Meloni e del suo governo.
In principio furono Stefano Bonaccini (“la Meloni è capace”) e Walter Veltroni (“la Meloni è determinata”). Ma si trattava di giudizi generici. Domenica, sul Messaggero, Romano Prodi ha invece unito la propria voce a quella dei ministri in carica sostenendo due tesi forti. La prima: non è affatto detto che, complessivamente, il passaggio all’elettrico sia la scelta migliore per l’ambiente. La seconda: l’accelerazione imposta dal Parlamento europeo al passaggio dai motori a scoppio a quelli a batteria è una follia che fa gli interessi di Cina e Stati Uniti e che costerà all’Italia 50mila posti di lavoro. Parole di verità, quelle scritte dal due volte premier del centrosinistra, una verità che aiuta il governo in carica. Ancor più aiutato dall’economista eletto con il Pd Carlo Cottarelli, il quale, resistendo alla demagogia dilagante, senza mezzi termini dice al Corriere che “il governo ha fatto bene” a smantellare gli esorbitanti bonus edilizi del 110%.
Poi il lettore onnivoro apre la Stampa, legge l’intervista dell’ex ministro dell’Economia dei governi Renzi e Gentiloni, Pier Carlo Padoan, e scopre che le critiche di Crosetto e di altri ministri meloniani alla presidente della Bce Christine Lagarde per aver alzato i tassi di interesse erano fondate (“è stato un errore”) e che sul Pnrr va tutto per il meglio: “Quello che sta facendo il governo italiano per accelerare la messa a terra del Pnrr, tramite la delega al ministro Raffaele Fitto del controllo e implementazione dei progetti, va nella direzione giusta”, dice Cottarelli.
Scherzi a parte, si tratta di giudizi di personalità autorevoli. Così autorevoli da poter rigettare lo spirito di fazione e da potersi permettere un approccio realista ispirato al senso di responsabilità nazionale. Quel realismo e quel senso di responsabilità che, inaspettatamente, sembra caratterizzare l’azione del governo soprattutto sui due fronti più caldi per l’Italia: i conti pubblici e il rapporto con l’Europa. Molti, a sinistra, se ne sono accorti. Qualcuno, a sinistra, osa dirlo. Tutti, a sinistra come a destra, si domandano: durerà?