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Così il governo italiano fa breccia nella stampa internazionale

Dopo Economist, Times e Le Figaro, endorsement della Faz: “Del temuto spostamento a destra di Roma si vede poco. Meloni la più gradita in Ue, Macron e Scholz distanti”. Al-Monitor: “L’Italia sta perseguendo un ‘riequilibrio’ in Nord Africa, con l’Algeria pronta a raddoppiare le esportazioni di gas verso l’Europa e il Marocco che importa sempre più merci italiane”

Un altro endorsement internazionale per il governo Meloni, dopo quelli di Wsj, Economist, Times, Le Figaro, Abc: questa volta la Frankfurter Allgemeine Zaitung mette l’accento sulla postura niente affatto pericolosa dell’esecutivo italiano di destra, così come gran parte della stampa italiana e straniera lasciava intendere alla vigilia delle elezioni.

Del temuto spostamento a destra di Roma si vede poco, scrive Mattia Rub sulla Faz, piuttosto “Giorgia Meloni si muove sulla strada che ha intrapreso anche il suo predecessore Mario Draghi”.

L’autorevole quotidiano tedesco rileva che il premier italiano è attualmente il leader politico più popolare in Europa con un indice di gradimento tra il 46 e il 49 per cento. A seguire l’irlandese Leo Varadkar e lo spagnolo Pedro Sánchez. Il cancelliere Olaf Scholz e il presidente francese Emmanuel Macron sono distanti 15 punti dal leader italiano. Numeri che, forse, dicono qualcosa in più rispetto ad alcuni atteggiamenti poco lineari e coesi che si sono visti nei giorni scorsi, tra il viaggio in Usa dei soli ministri di Parigi e Berlino e la cena ad escludendum organizzata da Macron con Zelensky e Scholz, nelle stesse ore in cui entrava in vigore il Trattato del Quirinale, con alcune analisi che fanno risalire la paternità di questo sgarbo con le prossime elezioni europee e il dialogo Weber-Meloni (poco gradito a Macron).

Ma tornando al ragionamento tedesco, esso parte dal fatto che la luna di miele politica di Meloni è ancora in corso e il primo vero test ci sarà con le imminenti elezioni regionali nel Lazio e in Lombardia, con buone possibilità di vittoria per il centrodestra. Ma soprattutto, si legge, vi è la consapevolezza di un inizio di mandato tarato su basi solide, pragmatiche e poco avvezze alle piroette finanziarie e ideologiche del passato, come le iniziative a debito dei governi Conte e i dubbi dei ‘pacifinti’ sull’appoggio incondizionato a Kiev mentre Meloni e i suoi ministri sono granitici sugli aiuti all’Ucraina, come confermato su queste colonne dal viceministro agli esteri, Edmondo Cirielli.

Sul Piano Mattei del governo, dopo il Wsj si è espresso anche Al-Monitor che si chiede se l’Italia stia perseguendo un ‘riequilibrio’ in Nord Africa, visto che l’Algeria è pronta a raddoppiare le esportazioni di gas naturale liquefatto verso l’Europa, mentre i legami con Roma vengono perfezionati. Osserva che dal 2019 l’Italia si è concentrata sui mercati del Mediterraneo nel tentativo di “rafforzare le sue esportazioni e la sua produzione” e secondo Michael Tanchum dell’Istituto marocchino per l’analisi politica, “il successo di questa strategia ha contribuito a rendere l’Italia la seconda industria manifatturiera dell’Unione europea”, con interessi economici crescenti nel Maghreb che vanno oltre le importazioni di gas naturale dall’Algeria.

Parallelamente, aggiunge, il Marocco ora importa più merci italiane dell’Algeria, esporta annualmente automobili e componenti per oltre 500 milioni di dollari ed è un partner importante in diversi progetti di energia rinnovabile. Il punto di caduta di questa analisi si ritrova nella prospettiva che si apre per Roma: uno “spazio diplomatico per perseguire rapporti economici più profondi sia con l’Algeria che con il Marocco”, nella consapevolezza che quest’ultimo sta assumendo il ruolo di mercato rilevante nella regione Mena per l’Italia, un Paese che “cerca di regionalizzare le proprie catene di approvvigionamento e sviluppare altre relazioni oltre alla decennale partnership energetica con l’Algeria”.



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