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Biden in Polonia, Putin rilancia. L’anniversario della guerra in Ucraina

Rotta di collisione sempre più evidente fra la Russia di Putin e l’Occidente. Biden vola a Varsavia in segno di lutto per i massacri provocati da Mosca e di solidarietà col popolo ucraino. Ma il Cremlino rilancia e raddoppia lo sforzo bellico. Non un anniversario dunque, ma l’inizio del secondo anno di combattimenti e bombardamenti che sembrano destinati a proseguire ancora per molti mesi senza che si intraveda una scadenza. Il punto di Gianfranco D’Anna

Guerra e pace sembrano avere perso i limiti della fine e della speranza nelle città dell’Ucraina continuamente bombardate e sul lungo fronte deve i massacri continuano a divorare le vite dei soldati russi e quelle dei militari e del popolo ucraino. Più che sui bilanci di 12 mesi di combattimenti, intelligence e analisti di strategie militari delineano le prospettive del secondo anno di guerra, ritenute ulteriormente tragiche e terribili.

Il Cremlino punta tutto sull’offensiva che potrebbe scattare a giorni, come lasciano pensare gli attacchi concentrici lanciati dall’armata russa a Luhansk, nell’Ucraina orientale dove con continui assalti sta tentando di avanzare nei pressi delle città di Kreminna, Vuhledar e Bakhmut. La difesa ucraina mobilita le forze con cautela: teme che possa essere un diversivo per distogliere l’attenzione dall’ “ossessione Kiev”, la spallata per la conquista della capitale, da sempre l’obiettivo principale di Mosca.

Il nuovo attacco secondo le analisi più pessimiste rappresenterebbe una delle “sorprese” che Vladimir Putin si riserva di rivelare nel discorso che terrà al Parlamento russo il 21 febbraio, alla vigilia dell’anniversario della prima fallita invasione.

La contromossa americana per l’anniversario non si è fatta attendere: il presidente Joe Biden si recherà in Polonia dal 20 al 22 febbraio per condannare al cospetto della Russia e del mondo intero la “brutale e non provocata invasione dell’Ucraina da parte di Putin”, ha detto la portavoce Casa Bianca Karine Jean-Pierre.

Dall’altra parte delle nuova cortina di ferro, capovolgendo la realtà il messaggio che la Russia sta combattendo per la sua sopravvivenza contro l’Occidente è diventato un potente strumento di repressione. L’ultimo esempio é la clamorosa estromissione di Zelfira Tregulova, direttrice della Galleria Tretyakov di Mosca, uno dei musei d’arte più famosi al mondo, pochi giorni dopo che il ministero della Cultura le aveva chiesto di dimostrare che la prestigiosa collezione del museo fosse “in linea con i valori spirituali e morali”. E’ stata sostituita dalla figlia di un alto funzionario dell’Fsb, il servizio segreto erede del sinistro Kgb sovietico. “Stanno militarizzando la coscienza delle persone, ma è un processo a lungo termine”, confida all’autorevole settimanale inglese The Economist un ex funzionario di Mosca. “Hitler ha impiegato cinque anni. Loro hanno appena iniziato”.

Come ha scritto lo storico inglese Laurence Rees sul Guardian, dopo il tour europeo del presidente ucraino, l’ammirazione di Zelensky per Winston Churchill gli ha evitato di ripetere gli errori militari di Stalin ed Hitler. Cosa che non ha fatto Putin. Lasciare cioè la strategia della guerra ai generali più esperti. L’Armata Rossa di Stalin cominciò a vincere i nazisti dal 1942, a Stalingrado, quando dopo una serie di disfatte Stalin affidò il comando al Maresciallo Georgy Zhukov, che conquistò Berlino. Hitler invece fece il contrario: all’inizio del conflitto si affidò al Generale Heinz Guderian che con i suoi panzer arrivò fino a Parigi, poi per fortuna del mondo libero fece di testa sua e straperse la guerra.

Oltre alle coscienze, da mesi a Mosca é in atto soprattutto la militarizzazione dell’economia. Nonostante l’enorme costo della guerra, calcolato finora approssimativamente per difetto in circa seimila miliardi di euro, l’economia russa si tiene complessivamente in bilico grazie a paesi come la Turchia, l’India, Cina e Kazakistan che agevolano le importazioni delle merci soggette alle sanzioni internazionali. Questo, secondo The Economist, ha finora permesso al Cremlino di evitare il default . Il prodotto interno lordo si è contratto solo del 2,2% , contraddicendo le previsioni di un calo del 10%. Anzi, per il 2023, il Fondo monetario internazionale si aspetta addirittura che la Russia cresca dello 0,3%, più di Gran Bretagna e Germania. Ci sono segni evidenti della mobilitazione bellica. Le aziende della difesa lavorano 24 ore al giorno, su tre turni. E la produzione di acciaio è scesa nel 2022 solo del 7%, molto meno del 15% che veniva previsto, data la forte crisi dell’industria automobilistica, pesantemente colpita dalle sanzioni che hanno interrotto la fornitura di semiconduttori.

Ma il punto di non ritorno del regime putiniano è dietro l’angolo. La sostanziale tenuta dell’economia riguarda infatti le grandi città e le are metropolitane, mentre nelle campagne e nelle infinite regioni periferiche la carenza di prodotti, ricambi, assistenza sanitaria, trasporti e manutenzioni si aggiunge alla tragica sequenza delle comunicazioni della morte in guerra di figli, fratelli e familiari arruolati e spediti al fronte. Intere generazioni cancellate dalle raffiche degli elenchi di oltre 100 mila caduti, ma molti analisti sostengono 200, vittime della guerra di Putin. Numeri che fanno letteralmente rattrappire le ossa.

Se Mosca rilancia e si predispone ad una guerra di lungo termine, Kiev e l’occidente non stanno a guardare. Il Washington Post ha rivelato il ruolo sempre crescente e significativo del Pentagono a sostegno dell’esercito ucraino. Il quotidiano mette in evidenza, in particolare come i missili delle batterie dei sistemi multipli di precisione Himars vengano lanciati con le coordinate dettagliate fornite da remoto dall’intelligence militare americana. Il Pentagono inoltre sta avanzando al Congresso Usa la richiesta di riattivare i programmi top secret in Ucraina sospesi prima dell’invasione della Russia.

I progetti di guerra irregolare classificati con la dicitura “Sezione 1202” dal numero del National Defense Act del 2018 che ne ha approvato l’uso e il finanziamento, consentirebbero a squadre di Berretti Verdi, Marine Raiders e Navy Seals, di riprendere i due programmi interrotti prima dell’invasione russa. “Il primo – afferma una fonte riservata citata dal Washington Post – “utilizzava esperti che neutralizzavano la propaganda russa su blog e social”, mentre il secondo programma prevedeva l’invio di agenti ucraini in missioni di ricognizione clandestine “per raccogliere informazioni sui segnali delle postazioni radar russe”.

La svolta dell’invisibile conflitto segreto preannuncia molte evoluzioni, la principale delle quali potrebbe smentire anche la celebre battuta di Totò che in guerra sono tutti in pericolo, tranne quelli che hanno voluto la guerra.


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